“Dove fuggi? In Italia…” cantava Fabri Fibra parecchio tempo fa (per i più giovani, consiglio assolutamente di recuperare la mancanza). Il paese delle mezze verità scrive un altro capitolo patetico nella vicenda FIGC-Milan e del temibilissimo video postato su Instagram da Rafael Leao. Esposti, inchieste della Procura Federale: e c’è pure gente che pensa sia tutto normale. A questo punto, credo a libro paga di chi di dovere: perché altrimenti sarebbe veramente preoccupante. Aspettiamo la trascrizione di quanto cantato da Adli e compagni tra una focaccina e l’altra: vedremo se “yeyeye vicino” e “avovo Juventino” saranno in maniera sacrosanta sanzionati con la radiazione dei soggetti inquadrati. Nonché di quelli comunque presenti nel pullman, che sono complici. Nonché col Daspo degli 80mila di San Siro che da vent’anni lo cantano in ogni pre partita. E che contro il Verona, nella prossima in casa, faranno tremare lo stadio. Agli amici juventini, quelli intelligenti, non penso servano scuse: insulti non ce ne sono. Al massimo, giustamente, ci metteranno un po’ di grinta in più nella prossima sfida. E questo è il calcio che ci piace. Senza nemmeno scendere nel dettaglio di altri esempi, con megafoni e non, che non servono, ma che ricordiamo tutti. A meno che la memoria non passi a comando. Ah, a proposito. Almeno quando Fabri Fibra cantava “In Italia”, diceva “I campioni del Mondo sono in Italia”. Ora in Italia non ci ricordiamo nemmeno più com’è un Mondiale. La colpa? Sarà dei Ricchi e Poveri.
Ho visto inorridito la nuova collezione Puma, in cui felpe, polo e tute sono per metà nerazzurre. Ecco. I Milanisti si sono fatti andare bene qualsiasi cosa negli ultimi anni: verde, oro, azzurro, persino il lilla ora, nel nome dell’inclusione e del marketing. Ecco, il nerazzurro mai. Mai. Un consiglio accorato: ritiratele dal commercio, con tanto di scuse, e mandate tutto al macero. Perché un Milanista non vestirà mai di nerazzurro.
A proposto di nerazzurri, ho ricevuto su Twitter e Instagram (sempre @FraLetizia se volete insultarmi) la solita scarica di simpaticoni sul parallelo fantasioso Taremi-Samardzic. Posto che se i protagonisti vorranno parlare, sarò ben lieto di intervistarli come fatto con Mladen Samardzic (e a proposito, un plauso, come già fatto in onda all’Avv. Pimenta che è intervenuta a Sportitalia, al microfono di Tanc, capendo che non c’era nessuna battaglia contro di lei né contro l’Inter, se non nella mente dei soliti). Il Porto faceva l’operazione di Van Bast… scusate, Taremi, solo ed esclusivamente col signor Pedro Pinto… ah no scusate, Pinho. Pinto è il presidente. Sapete, era facile confondersi. Molto facile. Chi sa, sa. Chi non sa, scrive su Twitter.