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Tennis

US Open, amore e odio: perchè i tennisti non sopportano la manifestazione

Gli Us Open rappresentano una sorta di sparti acque nel mondo del tennis, è una manifestazione amata e odiata per tanti motivi

Una delle massime rassegne al mondo per i tennisti diventa spesso una sorta di tagliola, non piace proprio a tutti gli sportivi che la eviterebbero volentieri per le sue modalità.

Gli Us Open hanno vittime eccellenti (LaPresse) – sportitalia.it

Ancora in corso, gli Us Open sono una sorta di grande appuntamento di cui molti farebbero a meno. Se i tifosi si divertono a vedere match quasi infiniti sul terreno di gioco, lo stesso non si può dire dei protagonisti in campo che soffrono notevolmente questa competizione.

L’arena americana che va chiudere il pacchetto degli slam è quanto di più diverso rispetto agli altri match, i tennisti sarebbero anche pronti a disertarla in massa: quello che è stato registrato in questa edizione non è piaciuto per niente. A tanta competitività, fa da contraltare tutto il resto.

Tennisti contro gli Us Open, i motivi

La prima grande caratteristica emerge proprio nel confronto con le altre gare. I tennisti hanno una serie di rituali a cui difficilmente rinunciano, ma in America tutto ciò è completamente stravolto. Si cambiano ritmi, spazi e allo stesso tempo anche modalità di concentrazione, ed è questo l’aspetto che balza maggiormente all’occhio.

I tennisti non gradiscono il chiasso, che arriva dagli spalti: molto più accorciati rispetto a quelli tradizionali, fanno dell’Us Open una sorta di arena infuocata.

Matteo Berrettini è andato ko nei giorni scorsi (LaPresse) – sportitalia.it

I tennisti, per altro, non sono nuovi a suscettibilità, hanno addirittura fatto interrompere in passato dei match per i rumori dei cellulari dal pubblico, figuriamoci quanto possano sopportare il rumore fragoroso del pubblico americano, abituato a tifare un po’ sullo stile delle partite di baseball. In particolare, come ha avuto modo di ricordare anche Rafa Nadal, il campo più temuto è quello dell’Arhtur Ashe, una arena che dal 2016 ha addirittura peggiorato la sua acustica, rendendo quasi impossibile ai tennisti andare a colpire anche in base a sensazioni, non riuscendo a sentire il rumore della pallina che arriva.

Inoltre, come ha avuto anche modo di ricordare Matteo Berrettini, che si è infortunato nei giorni scorsi, sono lunghe le attese. Non prevedendo spalti vuoti, i tennisti sono costretti ad aspettare: prima il sold out per le tv e la biglietteria, poi semmai si pensi al gioco sportivo tra i due contendenti. Tutti aspetti che non piacciono e gli sportivi sono pronti alla rivolta. In un mondo di sacralità come quello del tennis mondiale, gli Us Open sono la modernità arrivata con fin troppo clamore e come un treno in corsa.

Massimo Maneggio

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