Djokovic sorprende ancora una volta i tifosi e gli appassionati di tennis: il campione serbo ha detto ‘sì’
Se c’è una cosa che non si possa dire di Novak Djokovic è che sia una persona banale. Il fuoriclasse di Belgrado non è solo il tennista più vincente nella storia di questo sport, almeno nell’era Open, e non è solo uno dei più grandi giocatori che mai abbiano messo piede in campo, ma è anche un personaggio controverso, ricco di luci, ombre e protagonista di situazioni a dir poco particolari nel corso della sua carriera.
Più volte è stato al centro di polemiche, a volte pretestuose, a volte basate su aspetti caratteriali di Nole sicuramente opinabili. Stavolta però l’ex numero 1 al mondo ha scelto di sorprendere tutti confermando il suo ‘sì’ a una proposta che potrebbe cambiare il mondo del tennis.
Classe 1987, dall’alto dei suoi 36 anni Novak ha potuto giocare contro avversari di diverso valore, di epoche storiche differenti, con caratteristiche diverse. Ha sperimentato cambiamenti più o meno importanti anche a livello regolamentare, e ha dimostrato di non essere per indole un conservatore.
Se c’è la possibilità di migliorare su un aspetto di questo fantastico sport che ancora può essere in qualche modo limato, è giusto cambiare, è giusto avere il coraggio di andare contro le consuetudini o le tradizioni. Per questo motivo, a domanda specifica su uno dei cambiamenti più importanti avvenuti negli ultimi anni per i tennisti, ha risposto affermando che per lui sarebbe meglio spingersi oltre una leggera modifica, fino a rivoluzionare completamente il modo di stare in campo degli atleti.
Djokovic sorprende i suoi tifosi: il campione serbo vuole cambiare il tennis
L’argomento del dibattito, toccato in conferenza stampa dopo il suo secondo match agli US Open, è il coaching. Fino a poco tempo fa ai giocatori era impedito ricevere commenti, indicazioni e consigli dai propri coach e dai membri del proprio staff. Oggi le cose sono cambiate. Ci si può confrontare, e questo per Nole è molto importante. Il problema è che il confronto può avvenire solo a distanza.
Spesso, nel frastuono degli stadi, i giocatori per farsi sentire sono costretti a urlare la voce, o addirittura a utilizzare il linguaggio dei segni o gesti codificati per cercare di intendersi con il proprio angolo. Il che non è propriamente la cosa più comoda del mondo.
Per questo motivo Djokovic vorrebbe che il coaching fosse reso ancora più semplice per i giocatori, perché può essere un grande supporto nei momenti di difficoltà e, almeno per quanto lo riguarda, può diventare un aiuto per conquistare maggiore consapevolezza nei propri mezzi.
“Se ci fosse la possibilità di farlo in campo direttamente, o mediante le cuffie, sarei assolutamente favorevole“, ha quindi sentenziato il campione serbo, convinto che anche il pubblico gradirebbe di poter sentire eventualmente le conversazioni tra coach e giocatori durante una partita. Una proposta lanciata così, in conferenza stampa, probabilmente di difficile attuazione nell’immediato. Ma chissà che anche da questo punto di vista Nole non possa diventare una sorta di pioniere in un mondo che sicuramente ha contribuito a cambiare.