Sono passate due settimane dalle dimissioni di Roberto Mancini dal ruolo di CT della Nazionale. Il tecnico jesino non ha perso tempo e si è già seduto sulla panchina della Nazionale dell’Arabia Saudita. Un lavoro da poco meno di 30 milioni a stagione per quattro anni un’offerta irrinunciabile. Quello che però lascia interdetti sono le modalità con cui l’ex allenatore dell’Inter ha lasciato gli azzurri e anche le motivazioni accampate nei giorni successivi all’addio.
RICONOSCENZA
Inutile dire quanto la Roberto Mancini abbia significato per la Nazionale italiana dal 2018 al 2021. L’allenatore ha riportato la squadra azzurra sul tetto d’Europa e tra le prime formazioni del mondo. Un’impresa quella del triennio che ha portato l’Italia all’Europeo itinerante del 2020, poi rinviato causa covid al 2021, che rimarrà nella leggenda della maglia azzurra. Un risultato che nessuno potrà mai togliere ai giocatori così come all’ex asso della Sampdoria scudettata.
MANCINI, IL BENE DELLA NAZIONALE SEMPRE IN SECONDO PIANO
Eppure solo pochi mesi dopo, per poca lungimiranza e poco coraggio, Roberto Mancini non è riuscito a dare una sterzata al suo ciclo, fallendo miseramente la qualificazione a Qatar 2022. La seconda mancata qualificazione della Nazionale italiana alla fase finale di un Mondiale, per di più da Campione continentale in rosa, sarebbe costata il posto o le dimissioni a qualunque CT. Non a Mancini. Lo jesino si è incollato alla sua poltrona, proseguendo per la sua strada nonostante una costante tristezza e insofferenza a quel ruolo ormai diventato scomodo. Scomodo perché vissuto con la consapevolezza di non avere più titolo per starci dopo un fallimento così importante.
Nonostante un rapporto con la maglia azzurra cementato dal grande successo del 2021, il CT, dopo la delusione Mondiale, avrebbe dovuto avere la consapevolezza di dover rassegnare le proprie dimissioni. Invece, non l’ha fatto. Il suo incarico è proseguito tra alti e bassi per un anno e mezzo fino allo scorso 14 agosto, quando ha detto addio definitivo all’Italia. Una scelta spiazzante che lui, nei giorni successivi, ha provato ad addebitare al comunque non ineccepibile operato della FIGC. Eppure nel giro di 10 giorni dall’intervista, il Mancio ha firmato un mega contratto con la Federazione Saudita per allenare la Nazionale araba. E un accordo delle dimensioni di quello firmato da Mancini non si firma certo in 48 ore. L’offerta è certamente precedente e il tecnico ha abbandonato baracca e burattini azzurri solo pochi giorni dopo l’ampliamento dei suoi poteri nell’ambito della Nazionale. Mancini ha fatto prevalere il suo interesse a quello degli azzurri per ben due volte, e la Federazione inerme ha consentito tutto.