L’ex centravanti di Lazio e Bologna ricorda Carlo Mazzone, recentemente scomparso all’età di 86 anni
Non un allenatore come gli altri, ma una personalità di cui il calcio italiano ha beneficiato per lunghi anni. Carlo Mazzone è scomparso all’età di 86 anni tra l’affetto dei suoi familiari. La sua è stata una vita dedicata al calcio e alla panchina.
Tanti ragazzi sono diventati uomini grazie al suo modo di fare tipicamente popolare e che ricorda un calcio ormai in estinzione.
Ricordano le sue gesta soprattutto a Brescia e a Roma ma durante la sua carriera ha girato l’Italia: Ascoli, Cagliari, Bologna, Fiorentina e Napoli. Tutte le piazze gli rendono omaggio come è giusto che sia, compreso un certo Pep Guardiola, suo ex centrocampista ai tempi del Brescia, che dopo aver vinto contro il Newcastle nell’ultima giornata di Premier League si è presentato in conferenza stampa con una t-shirt in sua memoria.
Insomma, Mazzone è rimasto nel cuore di tantissimi campioni compreso in quello di Beppe Signori, che a Carlo deve una porzione della sua illustre carriera.
Signori ricorda Mazzone: “Ho perso un secondo padre”
Beppe Signori non parla mai a caso e in una recente intervista a Notizie.com ha voluto ricordare Carlo Mazzone celebrandolo nel migliore dei modi perché grazie a lui è potuto “risorgere” dopo anni difficili. L’ex centravanti conobbe per la prima volta Mazzone ai tempi del Bologna, nel 1998, nella stagione della rinascita dopo la parentesi di un anno alla Sampdoria.
Signori divenne imprescindibile in quella squadra e grazie al supporto dell’allenatore romano riuscì a trovare di nuovo la fiducia nei suoi mezzi: a Bologna l’ex biancoceleste segnò 84 reti in sei stagioni da protagonista.
A Notizie.com rivela: “Mazzone è come un secondo padre, oggi è un giorno molto triste per me. Grazie a lui ho ricominciato a credere in me stesso, a lui devo la seconda parte della mia carriera“. Parole commoventi di un attaccante che ha fatto la storia della Serie A targata anni 90′ e che deve appunto una parte della sua vita calcistica alla perseveranza dell’allenatore.
Signori inoltre ricorda il suo modo di fare anacronistico in un’epoca in cui il calcio italiano dominava l’Europa: “Trent’anni fa era trent’anni avanti. Ricordo un episodio particolare in cui ci disse che non era lui a dover entrare nella testa dei calciatori, ma dovevamo essere noi a entrare nella sua“. Parole che certificano quale sia stato il lascito di Mazzone a tutto il mondo del calcio.