Max Verstappen ha dovuto subire un durissimo attacco che lo ha letteralmente distrutto a livello di immagine. L’ex pilota non ha dubbi
Che l’olandese sia il numero 1 lo sta dimostrando la pista, quello che non c’è scritto da nessuna parte, e alimenta i dubbi di alcuni, è se il merito sia solo suo o della fantastica RB19 disegnata da Adrian Newey.
Il Mondiale di Formula 1 2023 è sostanzialmente già terminato, con larghissimo anticipo. Max Verstappen ha accumulato un vantaggio a tre cifre sul compagno di squadra Sergio Perez e si appresta a festeggiare il suo terzo alloro consecutivo. Una supremazia talmente netta che è caccia al record di Schumacher per quanto riguarda la precocità di vittoria con gare di anticipo. Nel 2002 Schumi alzò le braccia al cielo già in estate e Super Max proverà a fare qualcosa del genere, al netto del campionato più lungo.
La Red Bull disegnata da Adrian Newey è una macchina perfetta, semplicemente inattaccabile da qualsiasi avversario e in grado di sbaragliare la concorrenza a mani basse. Proprio per questo qualcuno si è posto il dubbio di dove far iniziare i meriti del pilota e dove quelli della vettura. Una domanda amletica che circola nel paddock dalla notte dei tempi, essendo la F1 uno sport dipendente da un mezzo meccanico e non solo dalle proprie capacità fisiche-tecniche.
A proposito di questo interrogativo, un ex pilota di Formula 1 come Juan Pablo Montoya non ha usato mezzi termini per specificare come a suo avviso non sia solo merito di Verstappen.
In una recente intervista l’ex driver di BMW Williams e McLaren, ha sostenuto che a suo avviso almeno altri sei-sette piloti potrebbero vincere il Mondiale con la sua Red Bull. Il colombiano ha citato Perez, Sainz, Russell, Norris, Hamilton e altri.
“Max è sicuramente un gran pilota ma non credo sia invincibile, come non lo erano Hamilton o Schumacher. Guida la macchina migliore e per questo non è battibile”.
Tra l’altro Montoya, che nel Circus ha vinto 5 Gran Premi, ha avuto modo di lottare nel 2003 per il titolo Mondiale contro Schumacher e Raikkonen, nell’unico anno di quel periodo in cui la Ferrari non aveva una supremazia così schiacciante.
“In F1 è sempre una questione di equilibrio tra macchina e pilota“. In effetti, come dargli torto.
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