L’ex presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, ebbe l’intuizione di scegliere Jean Todt come team principal della Rossa
Ha costruito un ciclo irripetibile, un quinquennio di dominio incontrastato che ha visto la Ferrari imporre la sua egemonia in Formula 1 come mai era accaduto prima. E gran parte del merito è tutto suo, di Luca Cordero di Montezemolo.
Il settantaseienne manager bolognese fu chiamato dall’allora numero uno della FIAT, l’avvocato Gianni Agnelli, nei primi anni Novanta al capezzale di una Ferrari in piena crisi, lontana anni luce dai vertici del Circus mondiale. E nel giro di qualche anno Montezemolo riuscì nell’impresa trasformando il Cavallino Rampante in un team quasi imbattibile con Michael Schumacher e Jean Todt principali artefici di quei memorabili trionfi.
A distanza di quasi vent’anni da quel periodo fantastico, la Ferrari si trova in una condizione molto simile a quella che a suo tempo Montezemolo dovette affrontare da numero uno di Maranello. E a quanto pare non è molto soddisfatto di quanto sta accadendo all’interno della scuderia modenese.
Nel corso di una lunga intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, il manager emiliano si dichiara insoddisfatto del rendimento offerto dalle Rosse in questa stagione e attribuisce questo stato di cose alle scelte operate dal nuovo team principal Frederic Vasseur, arrivato durante lo scorso autunno al posto di Mattia Binotto.
Il bilancio della stagione dopo dodici Gran Premi disputati è decisamente magro: solo in tre occasioni la Ferrari è riuscita a salire sul podio, un bottino che non può certo accontentare un pubblico appassionato e fedele. E Montezemolo, che della scuderia di Maranello resta uno dei tifosi più accesi, non riesce a nascondere la sua amarezza.
“Sa cosa mi dispiace? Che si festeggi per un terzo posto, come a Spa. Questo non è da Ferrari ed Enzo Ferrari non lo avrebbe accettato mai. Perdere si può, ma da protagonisti, non da comparse”, le sue parole inequivocabili pronunciate ai microfoni di QN. Secondo Montezemolo le responsabilità degli insuccessi della Rossa non vanno attribuite ai due piloti, anzi.
“Leclerc è bravissimo e va confermato, i problemi in questo momento sono altri e sono altrove“. Chiaro il riferimento alla scarsa competitività della vettura e forse a una catena di comando non irreprensibile. La Ferrari di Montezemolo era tutta un’altra cosa.
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