Il deputato di Fratelli d'Italia Salvatore Caiata è stato intervistato in esclusiva dalla giornalista Elisa Donatini di Sportitalia per conoscere le possibili evoluzioni riguardo le implicazioni a livello federale dopo le dimissioni presentate dal CT Roberto Mancini, che hanno scosso il sistema calcio italiano dalle sue fondamenta. Queste le sue dichiarazioni:
"Qual è il suo pensiero riguardo le dimissioni del CT Mancini e l'accoglienza del presidente federale Gravina delle stesse?
Queste dimissioni sono arrivate come un fulmine a ciel sereno: l'incarico che Mancini aveva ricevuto solo pochi giorni fa – con la gestione tecnica anche di Under 21 e Under 20 – andava in tutt'altra direzione. Evidentemente si è rotto qualcosa con il presidente Gravina e la narrazione invece ha portato a pensare che la tentazione araba abbia influito. Lo stesso Mancini poi ha smentito chiarendo che c'erano stati fraintendimenti con il presidente federale.
In un paese normale queste dimissioni sarebbero dovute arrivare il giorno dopo la mancata qualificazione ai Mondiali, come accaduto nel 2017. In quel caso Ventura e Tavecchio rassegnarono le dimissioni. Questa volta però non è andata così. Si viene a creare una narrazione che sembra una sorta di sindrome di Stoccolma al contrario: colui che tiene prigioniero il calcio italiano si preoccupa di non lasciarlo libero. Noi siamo una nazione che ha tutte le capacità per poi risollevarsi. La federazione è in grandissima difficoltà, ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Gravina ha parlato di riforma dei campionati ma poi questa riforma non si è vista. D'estate non si capisce mai quale squadra giocherà in quale campionato e questo crea una disaffezione nei confronti del nostro calcio e poi anche dei diritti televisivi.
Mancini ha parlato di una scelta personale, facendo capire che se Gravina l'avesse voluto si sarebbe comportato diversamente:
La rottura tra presidente e CT nella gestione dello staff è evidente. Probabilmente l'imminente scadenza di alcuni contratti è stata usata come pretesto. Il danno però poi lo subisce il calcio italiano: tra 20 giorni ci sono 2 partite fondamentali. Interessa più la gestione del rapporto di potere che il risultato sportivo della nazionale. Il paese ha bisogno di identificarsi con la nazionale e pensare che questo non possa interessare al presidente federale è preoccupante.
Lei ha parlato della Juventus: l'ingresso di Barzagli, Buffon e Bonucci hanno inciso sulla decisione di Mancini?
Non lo possiamo sapere questo. Evidentemente – come già detto da Mancini – questi cambiamenti nello staff non sono stati concordati e questo non è piaciuto al CT. Farlo a 20 giorni da partite decisive mi sembra veramente preoccupante. Io ho fatto il presidente di squadra di calcio e so bene che non si lavora in questo modo così vicino a degli appuntamenti importanti.
Secondo lei Gravina sta favorendo alcuni club rispetto ad altri?
Già il fatto che si faccia questa domanda evidenzia come manchi trasparenza nella gestione di questa situazione. Il dubbio non dovrebbe proprio esserci e già questo fa riflettere. Il presidente federale dev'essere il presidente di tutti e non può favorire alcuni a discapito di altri club.
Cosa dovrebbe fare Gravina per aggiustare queste situazioni?
Io ritengo che Gravina debba dare le dimissioni. Sarebbe un gesto di responsabilità e rispetto del mandato ricevuto. Si è presentato con un programma elettorale che poi non è riuscito ad attuare. La gestione della federazione è stata fallimentare sotto tutti i punti di vista. Purtroppo però in Italia ci si attacca con le unghie alle scrivanie e alle poltrone. Si sente dire che le dimissioni possano recare danno al calcio italiano ma francamente un danno peggiore di questo è difficile da immaginare.
Si parla di Spalletti come nuovo CT e in questo caso la FIGC sarebbe pronta a pagare la clausola, cosa ne pensa?
Sarebbe gravissimo. Utilizzare due o tre milioni dei soldi della Federazione con tutte le difficoltà che ci sono e i numerosi fallimenti sarebbe una contraddizione enorme e un errore gravissimo.
Cosa pensa allo stato attuale della FIGC?
Non attuare la riforma dei campionati è stato gravissimo. Ogni anno assistiamo a ricorsi, contro-ricorsi e quant'altro che posticipano l'inizio dei campionati e rende incerto e meno affascinante il nostro calcio. Il risultato è che il valore dell'azienda-calcio italiana continua a calare giorno dopo giorno. Il presidente della Federazione dev'essere anche un manager e la gestione fin'ora è stata fallimentare. Quando ci sono questi presupposti il manager dovrebbe andare a casa."