C'è stato un breve periodo nel quale Paulo Dybala e Lucas Beltran hanno vissuto sotto lo stesso tetto: a 10 anni l'attaccante giallorosso, che viveva con la famiglia a Laguna Larga, si trasferì a Cordoba, capitale dell'omonima provincia argentina. Per un breve periodo, prima di accasarsi nella pensione del suo primo club, l'Instituto, Paulo stette infatti con la famiglia di Beltran: di lì a poco avrebbe condiviso il percorso di crescita con il fratello di Lucas, Federico, suo coetaneo ed amico.
"Lucas li raggiunse all'Instituto più tardi e aveva 5 anni quando lo conobbi io" – racconta in esclusiva ai microfoni di SPORTITALIA Pablo Alvarez, a lungo coordinatore delle giovanili della società ed uno dei primissimi allenatori e formatori di entrambi i giocatori che ora potrebbero ritrovarsi in Italia. L'attaccante del River Plate è vicino alla Fiorentina e ieri potrebbe aver giocato la sua ultima partita con i Millonarios (l'Internacional ha avuto la meglio ai rigori, in Copa Libertadores).
Pablo, se ripensa alle prime volte in cui conobbe Lucas, cosa le viene in mente?
"Se penso a quel ragazzino ho alcune immagini fisse nella mente: lui sempre felice ed allegro che corre dietro al pallone; lui che accompagna i suoi fratelli più grandi (Santiago, classe '92 e appunto Federico, '93) ad allenarsi portando sempre con sé le loro borracce dell'acqua (ride, n.d.r.)".
Fra i ragazzi dell'età del fratello Federico, c'era un'altro futuro crack…
"Sì, Dybala: Paulo ha vissuto a casa di Beltran per un po' (quando si trasferì da Laguna Larga a Cordoba, che distano circa 60 km, per giocare all'Instituto, n.d.r.) prima di vivere nella pensione del club, visto che giocava insieme a Federico nella sua categoria, sono molto amici".
Quali sono i suoi punti di forza, innati?
"Lucas ha una testa molto forte che lo ha portato a diventare ciò che è oggi: ha sempre avuto una marcia in più per questo".
E tecnicamente, in campo?
"E' un centravanti potente, forte, con una buona tecnica, dinamico. Esce dall'area per giocare, scarica molto bene la palla perché capisce il gioco e gli spazi, e dentro l'area è un ottimo rifinitore".
Lo è sempre stato?
"No, nasce con caratteristiche diverse: vi racconto un aneddoto che spiega bene questa cosa".
Prego.
"Quando passò dall'"infantil" alla "juvenil" lo dovetti allenare personalmente. In questo passaggio i ragazzi passano dal campo piccolo a quello grande. Lui era un centrocampista visto che aveva buona corsa e posizionamento. Io lo schierai come numero 9 ed è a quel punto che intervenne Adriana, sua madre, che non era proprio contenta…".
Cosa le disse?
"Mi disse: "Pablo, lo conosci bene e sai che non è un nove, non metterlo lì!". Beh, era un test per vedere come si posizionava e che dire: poi ha giocato lì per tutta la vita (ride, n.d.r.). E' stato un cambiamento netto e abbiamo dovuto lavorare per farlo adattare".
Si sentono paragoni, per le caratteristiche, con Julian Alvarez, David, Higuain…
"Il confronto è sempre difficile, hanno tutti le loro caratteristiche che li identificano. Tutti e 4 sono ottimi giocatori".
Alla Fiorentina trova Italiano: possesso palla, impronta offensiva. Come si integrerà?
"Lucas è abituato a quel gioco perché al River e nelle giovanili ha sempre trovato questa filosofia offensiva, di posizionamento rispetto alla palla ed associazione ai compagni. Penso che sarà facile per lui adattarsi ed essere il grande attaccante che questo in campionato ha dimostrato di essere".
E' orgoglioso di ritrovare sia lui che Paulo in Italia, oggi?
"Molto, siamo orgogliosi di tutto il lavoro che noi formatori facciamo con passione per questa professione. Quando raggiungono l'élite del calcio e che magari sai di aver collaborato alla loro crescita, sia sportiva che personale (cosa importante quanto lo sport) è una gioia. Ed è bello che loro continuino a parlarci, raccontandoci e ricordando: parliamo di brave persone e di professionisti grandiosi".
Dybala a Roma ha trovato un posto ideale per rilanciarsi, non trova?
"Sì, lui e Lucas stanno trovando il loro posto giusto dove sentirsi a proprio agio e felici, dove possono esprimersi al meglio: Paulo sembra averlo trovato perché è tornato al suo livello migliore. Si vede che è felice, credo che la stessa cosa accada a tutte le persone che vanno in un luogo dove si sentono apprezzate: ci si sente a proprio agio e ci si esprime al meglio".
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