Che voi ci crediate oppure no, Jennifer Lopez ha compiuto lo scorso 24 luglio 54 anni: il che significa che "Jenny from the Block" è nata nel 1969, l'anno di grazia più rossonero nella storia rossonera, quello della prima (e finora unica) Coppa dei Campioni vinta con addosso i colori del fuoco e della paura. Dubitiamo che l'attrice del Bronx sappia chi siano Prati e Rivera. E la battuta è fin troppo facile, assist perfetto come quello di Rui Costa a Sheva in quel 26 novembre 2002: forse non lo sa nemmeno Gerry Cardinale, che si godeva il balletto sul tavolo dell'attrice alla festa del suo compleanno. Ma onestamente, che Our President conosca o meno i capisaldi della storia del Milan,a sorpresa, interessa solo i (presunti) puristi del Milanismo, gli amanti della polemica a ogni costo: in realtà, ciò che interessa, è che Cardinale abbia le possibilità, lo status e il desiderio per scrivere nuove pagine indelebili di questo glorioso club. E in tal senso, il simpatico siparietto che tanto ci ha ricordato un altro Presidente che ha fatto grande il Milan, è una sonora pernacchia a chi definiva Cardinale un altro Yonghong Li, o a chi sosteneva non avesse "la potenza" (cit. da cogliere) necessaria. Gerry partecipa da protagonista alle feste del jet-set di Hollywood: ma ciò che prima o poi scoprirà è che il Milan regala più emozioni di tutto, anche di J-Lo. Anche quando perde in casa col Sassuolo, anche quando fa soffrire: ci auguriamo di abbracciarla più spesso a San Siro, Mr Cardinale, per divertirci insieme. E che i prossimi party con Jennifer sul tavolo si svolgano a Milano. A maggio. Vestita di rosso e di nero, come gli eroi del Bernabeu in quel 1969.
Intanto Giorgio Furlani non molla un colpo, nemeno dagli States: ha guidato le operazioni a distanza, chiudendo la cessione di Rebic e imbastendo altri futuri colpi in uscita. In tal senso, il nostro Alfredo Pedullà ci ha raccontato nel pomeriggio di ieri del gradimento dell'Atalanta per Charles De Ketelaere e subito il popolo social si è spaccato. Tutti vorrebbero sbarazzarsi della delusione CDK, ma darlo a un club che è abituato a vendere con le mani e comprare coi piedi è un rischio. In tal senso, utilizzando il metro Hojlund (80 milioni al primo anno discreto), per De Ketelaere servirebbero almeno gli stessi 35 milioni pagati al Bruges un anno fa. E per Colombo, che pure piace alla Dea, bisogna fare un conto: 80 diviso 9 (gol di Hojlund) fa circa 9, che per i 6 gol di Lollo a Lecce, fa 54. Non un euro di meno, non si fanno sconti né regali: specie a chi i regali li ha sempre fatti agli altri, ma ha preteso dal Milan fino all'ultimo euro. E la possibilità del prestito con diritto di riscatto sarebbe una pericolosa arma a doppio taglio: meglio all'estero.
La situazione Krunic invece è chiarissima: se il Fenerbahce reputa Rade una stella, al punto da offrirgli un contratto molto importante, lo dimostri anche al club che ne detiene le prestazioni fino al 30 giugno 2025. Perché Krunic è un titolare e va via solo se pagato da tale: mentre la parte bianconera di Istanbul sta imbastendo rapporti di amicizia vera (Rebic prima, Messias e Caldara magari poi), la parte gialloblu deve mettere mano al portafogli e parlare meno. A 15 milioni si va via tutti felici: a meno di 10 forse non ci si siede nemmeno per parlarne.
Se Krunic andasse via però, c'è un giocatore perfetto per il Milan: lo ricordiamo ancora in quel 22 maggio, giorno speciale, con la mano sulla fronte. Non tornerà (forse), ma Franck Kessié è da quel giorno nella storia, nel sangue, nelle vene dei Milanisti. Il trasferimento al Barcellona non ha rovinato nulla, nemmeno nello spogliatoio: non lo ammetterà mai, ma forse quel 22 maggio, Franck se n'era già pentito. E ora che chi ha trattato con toni esacerbati il suo rinnovo, senza ottenerlo, appartiene al passato, il Presidente sarebbe perfetto per riprendersi il suo Milan: chissà che ne pensa Giorgio Furlani, che con lui ha diviso le sfilate e le feste per il 19°, tra due ali di folla, in giro per Milano.
Infine, due parole sulla tournée americana e sugli inutilissimi risultati finali contro Real Madrid, Juventus e Barcellona. Si sono viste cose buone (Reijnders su tutti) e cose meno buone, ma la critica è accettata solo se costruttiva. Anche perché ciò che non si è visto, è ben più di metà del mercato che ha rinforzato e rinforzerà il Milan: Okafor, Chukwueze, Musah e chi arriverà ancora. Sì, perché ne arriveranno ancora. E allora le polemiche dei soliti noti, dagli organi ufficiosi ma più ufficiali di quelli ufficiali, lasciano il tempo che trovano. Che tanto, dietro all'immagine della professionalità e dell'imparzialità, si tratta della solita gente. Sì, quella gente che…
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