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Categories: Editoriale Calcio

Pietà! Un po’ di verità: la Superlega non avrebbe fermato l’Arabia, anzi…

Una delle più grosse scempiaggini che vengono ripetute recentemente – dove per scempiaggini si intende puttanata sesquipedale – è “Ah, se ci fosse stata la Superlega, si sarebbe posto un limite a questo malcostume dell’Arabia Saudita!” con corredo poi di populismo d’accatto raccontando che è colpa della Uefa, brutto Ceferin che non ha capito, e su su nell’ascensione pindarica della cazzata, fino a dipingere come manager visionario e alla Leonardo (da Vinci, non de Araujo) precursore dei tempi Andrea Agnelli, uno che con tutto il rispetto umano dovuto ma che – se non avesse portato il cognome che porta – beh con i danni dirigenziali combinati sarebbe stato cacciato con ignominia già 3 anni fa senza che ci fosse bisogno che a farlo fossero a spallate le indagini giudiziarie, ma si sa il giornalismo italiano è storicamente portato a correre in soccorso del potente.

La pentola a pressione delle minchiate sparate per ricevere il facile applauso del tifosino scoppia riempita di una serie di inesattezze che presumono ignoranza o malafede tertium non datar, e allora siccome il mondo del calcio, dei tifosi e del giornalismo ha una memoria inversamente proporzionale ai recuperi concessi ai Mondiali in Qatar, a futura memoria vi rinfreschiamo e ricordiamo perché non solo la Superlega non fosse minimamente la cura all’invasione saudita del calcio, ma che anzi il fatto che fosse stata concepita abbia fatto capire all’Arabia Saudita che comprarsi il mondo del calcio fosse possibile.

1) Non tutti ricordano che pochi anni fa Infantino se ne uscì con la proposta di un nuovo torneo – il Mondiale per Club a 32 squadre – che si sarebbe organizzato per una ventina d’anni a seguire a un prezzo monstre offerto da un compratore misterioso: la presidenza Fifa comunicò che per incassare quella cifra abnorme nell’ordine delle decine di miliardi (guarda caso molto simile a quella stanziata dall’Arabia Saudita adesso per il calcio) le confederazioni avrebbero dovuto firmare entro una decina di giorni, e il compratore sarebbe dovuto rimanere misterioso fino alla firma. Modalità assurde da film che ovviamente furono respinte in toto, e dopo si scoprì trattarsi proprio del fondo sovrano arabo che si comprava per un paio di decenni l’organizzazione di una competizione con il meglio dei club mondiali;

2) Non tutti ricordano che la genesi del finanziamento della Superlega aveva le stesse identiche modalità di quello che successe con la proposta Fifa: non si è mai ricondotto con chiarezza la fonte del finanziamento dei fondi Usa, erano banche d’affari americane che veicolavano il business, ma se la verità vera non la sapremo mai, però ci sono tutti gli indicatori per credere che la Superlega fosse il secondo tentativo proprio dei fondi arabi di appropriarsi dell’organizzazione del calcio mondiale. E se questo fosse successo, voi credete che si sarebbero limitati a finanziare a dismisura l’élite pallonara senza pretenderne la presenza in Arabia? Niente di più facile anzi che la Superlega molto presto si sarebbe svolta in maggioranza in Arabia Saudita. Perché non è che se ti vendi l’anima poi puoi accampare scuse;

3) Ma anche ammesso e non concesso che la Superlega fosse antitetica all’Arabia Saudita (e non lo era) voi credete che davvero la garanzia di 80 milioni di € l’anno, così come la Superlega avrebbe fatto in media per i club partecipanti, sarebbe stato sufficiente fronteggiare un competitor che si permette di offrire 40 milioni di € all’anno a Jordan Henderson? Fatevi bene i conti…

4) Non tutti ricordano che Andrea Agnelli è stato tra i grandi alleati del calcio saudita: per esempio, una delle poche cose buone e redditizie che aveva la Serie A era il contratto per i diritti esteri con beIN Sports per il Medio Oriente e Nordafrica. Un contratto che per quasi una decina d’anni era stato rinnovato a prezzi fuori mercato e garantiva alla Lega Serie A una quota di diritti esteri tale da far tornare i conti ogni anno sul totale che si voleva ricavare dai diritti tv. Bene, Andrea Agnelli fu il più grosso promotore nello scassare questo contratto con il Qatar, l’unico contratto davvero invidiabile della Lega Serie A, per il suo progetto di aprire un fronte con l’Arabia Saudita che a suo dire sarebbe stato più redditizio. La contemporanea presenza di Romy Gai, ex dirigente della Juventus della Triade, tra le fila dirigenziali dell’interlocutore saudita (lo stesso Gai adesso andato a lavorare in Fifa) portò ai contratti per l’assegnazione della Supercoppa italiana in Arabia, ma soprattutto a far saltare l’accordo super remunerativo con beIN a favore di un’ipotetica futura offerta dall’Arabia Saudita. Morale della favola: sul più bello i sauditi non comprarono proprio un bel niente di diritti, la Lega Calcio perse sull’unghia un duecento milioni di contratto, e addirittura con i diritti rimasti invenduti finì per essere costretta a tirare su un canale YouTube in arabo per trasmettere gratis il calcio in gran parte dei paesi di lingua araba. E con questo abbiamo sistemato il manager illuminato Andrea Agnelli, quello che andò in riunione di Lega a giustificare la scelta Superlega dicendo “tanto lo scudetto lo vinciamo sempre noi”, e da quando è stato messo di fronte alle proprie responsabilità è finita che in 3 anni lo scudetto l’hanno vinto 3 squadre diverse e nessuna di questa era la Juventus.

5) Pulito il campo sul perché la Superlega non solo non avrebbe mai fermato l’Arabia Saudita, ma anzi avrebbe consegnato agli sceicchi non solo i giocatori ma anche l’identità, chiariamo altre leggende metropolitane: no, la Uefa e Ceferin non possono farci proprio niente sulla longa manus saudita. A parte che eventualmente si tratterebbe di un fair-play finanziario intercontinentale, quindi afferirebbe alla Fifa (e mi sa che avete capito che da quella sponda il santo non suda), ma poi cosa c’entra dire “colpa della Uefa che limita le spese?!”. Ma in che mondo vivete? Tranne PSG, Manchester City e Chelsea, in giro per l’Europa i soldi da buttare non ce li ha nessuno. E anzi quando quei tre spendono, contribuiscono a fare girare l’economia di altri movimenti calcistici. La Serie A stessa con i soldi spesi dal PSG ci ha campato dieci anni, tra Cavani, Thiago Silva, Marquinhos etc, tutti soldi poi redistribuiti con acquisti. Ma chi sta limitando cosa? La realtà dei fatti è che semplicemente il calcio mondiale è in crisi per la doppia mazzata covid-guerra in Ucraina, come del resto quasi tutti i vari settori dell’economia, e chi ha soldi inesauribili spende, e gli altri ne beneficiano. Fine. Può mica opporsi l’Uefa al libero mercato?! Sulla base di quale fondamento giuridico?!? Che per caso un architetto, uno scienziato, un artista, un designer che vengano strapagati per andare a lavorare in Arabia Saudita creino scandalo? Ma certo che no, è la legge del mercato.

6) Infine, ma di cosa piangiamo in Italia? E’ ridicolo protestare sull’Arabia Saudita quando noi stessi abbiamo colonizzato il mondo del calcio per 20 anni grazie al boom economico italiano, masturbandoci sulla potenza del calcio italiano. Adesso che lo fanno gli altri piangiamo miseria? Troppo facile.

E guardate che lo strapotere non era tanto la Juve che comprava i Platini, Boniek e Zidane, o l’Inter che comprava i Rummenigge, Matthaeus e Ronaldo, o il Napoli con Maradona e la Roma con Falcao. E nemmeno il Milan che ammassava campioni creando il Milan 2 mettendo in panchina il Pallone d’Oro Papin – e sì che tuttora parliamo di Berlusconi dirigente illuminato, ma non si capisce allora perché quella non fosse dittatura del soldo come adesso.

No. La colonizzazione del calcio italiano la si vedeva quando un’Udinese senza blasone si permetteva di prelevare Zico dal Flamengo futuro campione del mondo.

O ancora di più pochi anni dopo, quando il Brescia in lotta per retrocedere poteva permettersi di acquistare il numero 10 del Real Madrid Gheorghe Hagi.

Ripetetelo bene nel 2023: una neopromossa italiana che acquista il numero 10 del Real Madrid.

Noi saremo anche storia del calcio e della cultura, ma i campioni venivano da noi perché noi pagavamo più di tutti gli altri.

Se adesso a farlo è l’Arabia Saudita, non possiamo lamentarci.

Anche io inorridisco a pensare che il calcio europeo e italiano si svuoti di giocatori di classe così repentinamente per prezzi sistematicamente cinque volte fuori mercato.

Ma se per decenni hai fatto valere la legge del più ricco quando ti favoriva, non puoi lamentarti se poi arriva uno più ricco di te.

Redazione

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