ESCLUSIVA SI Schelotto: “Vinco a Barletta e poi divento allenatore”

Ezequiel Schelotto ritorna in Italia e lo fa ripartendo dalla Serie D: l'argentino ha firmato con il Barletta ed ora vuole togliersi altre soddisfazioni sul campo, senza pensare ancora al ritiro. Certo, come lui stesso spiega in esclusiva ai microfoni di SPORTITALIA, un'idea su cosa fare dopo ce l'ha già: il Galgo ha in programma di fare il corso di Coverciano per diventare allenatore, restando dunque nel Belpaese anche una volta appesi gli scarpini al chiodo.

Intanto però ecco una nuova sfida: Schelotto ci ha raccontato quali sono le motivazioni che lo spingono a rimettersi in gioco ed a voler vincere in Serie D.

Quanta voglia hai di giocare, rimettendoti in gioco in Serie D?

"La voglia di giocare c'è sempre. Per il mio modo di essere, è sempre stato così. Lottare sempre, guardare avanti. A 34 anni mi sento una persona molto matura, ma che impara sempre nella vita qualcosa di nuovo. Venire a giocare in Serie D sarà una cosa nuova, ma lo affronterò con la stessa voglia: quella del Galgo, del lottatore che non si ferma mai, a cui piace correre e dare l'esempio".

Con quali stimoli affronti questa sfida?

"Avrò il piacere di essere il capitano della squadra. Vengo qua per vincere, altrimenti rimanevo a casa mia. Il progetto di Barletta è questo. Sono fatto così ed ho ancora tantissima voglia di giocare. Venire in Italia è stata la scelta giusta, avevo una grande voglia di farlo dopo tanti anni".

Cosa ti ha convinto a scegliere il Barletta?

"Il progetto mi ha spinto. Mi hanno chiamato il presidente ed il mio agente, Schettino, portandomi qua. Mi hanno parlato molto bene della città, che ho potuto scoprire appena sono arrivato. Tantissimi tifosi ogni giorno mi fermano, mi incoraggiano dicendomi che sono contentissimi che io sia qui. Ho una responsabilità molto importante, in una squadra con tanti giovani. Siamo in una città caldissima in tutti i sensi. Barletta mi dà la possibilità di tornare in Italia, ora sta a me ricambiare questo affetto e la voglia che mi mostrano per vincere il campionato".

Quanti gol potresti fare in questa categoria?

"Non lo so: l'unica cosa che voglio è vincere. Spero di farne tanti, ma l'importante è che il Barletta vada su".

Una volta che ti ritirerai, cosa vorresti fare?

"Il mio obiettivo è quello di fare il corso d'allenatore una volta che mi ritirerò. Già ho iniziato a parlare con la gente di Coverciano: in questi ultimi anni mi è venuta questa voglia, mi piacerebbe allenare. In questo momento però ho solo voglia di giocare".

Quali allenatori ti hanno ispirato maggiormente in carriera?

"Ho avuto la possibilità di stare con gente che ha vinto tantissimo, o di giocare con tanti campioni che sembravano allenatori in campo. Quello che vorrei essere io qui a Barletta. Posso nominarti Bisoli, con il quale nei primi anni a Cesena abbiamo centrato le promozioni, Simeone a Catania nella sua prima esperienza a Catania. Donadoni, una persona che stimo tantissimo, mi dispiace che non possa allenare in Italia, spero possa tornare. Colantuono all'Atalanta, Stramaccioni che mi ha portato nella squadra del mio cuore, l'Inter. Casiraghi, che quando sono andato in Nazionale mi ha parlato tanto del fatto che mi voleva con gli Azzurri, un numero uno. Prandelli mi ha insegnato tantissimo, portandomi ad un passo dal giocare un Europeo. Jorge Jesus allo Sporting, uno tosto che stimo tantissimo. Poi ce ne sono anche tanti fra i dirigenti".

Per esempio?

"Su tutti ricordo Marino, che mi portò all'Atalanta, una delle persone per cui provo più affetto nel mondo del calcio. Moratti fra i presidenti, mi abbracciò dopo il gol nel derby. Sto dimenticando tante persone, perché ho avuto molta fortuna di condividere il mio percorso con tanti grandi personaggi".

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