Guardi Tijani Reijnders nelle sue prime due giornate da Milanista e capisci che, a prescindere da come andrà poi la stagione, in troppi questa estate hanno straparlato. Chi profetizzava la fine del mondo, la perdita di ogni valore del Milanismo con la caccia di Maldini dal tempio, è stato smentito senza ulteriore appello. Dalle sue parole sul Milan di Van Basten e Gullit raccontato dal papà. Dalla sua emozione nel vestire la stessa maglia di Ronaldinho, dalla conferma dalla sua viva voce di quanto Stefano Pioli sia cruciale nelle scelte che riguardano il futuro della squadra.
Con il massimo rispetto per chi c'è stato, il Milan resta. Negli occhi e nel sorriso di Tijani, la chiamata alle armi per gli ultimi scettici: dopo i 42mila di San Siro e gli eroi dei 40°C di Milanello, le divisioni devono essere definitivamente alle spalle. Perché da oggi (alle 17.00 a Milanello, la prima amichevole contro il Lumezzane), tocca finalmente al campo.
Un campo dove difficilmente vedremo ancora Divock Origi e Ante Rebic in maglia rossonera: la decisione ormai presa (seppur non ancora ufficiale) di non portare né l'uno né l'altro nella tourneé americana che inizierà con la partenza di domani è figlia di una condivisione di pensieri tra i piani alti della società. Pioli ispira, Moncada legittima, Furlani sentenzia: la filiera operativa è ben chiara e non fa sconti a nessuno. A Furlani, che di nome fa Giorgio come il Santo che combatteva il drago, spetta la parte più difficile: quella di fare i conti con gli esuberi, dando un colpo al cerchio e uno alla botte.
Con chi ha mercato, margini di riabilitazione o quantomeno dimostra volontà di trovare una soluzione in un nuovo club, passa una linea più conciliante: è il caso di Junior Messias, che rimane un'ipotesi caldissima per il Torino, come per Alexis Saelemaekers, che non si è messo di traverso all'ipotesi di lasciare eventualmente Milano, o per lo stesso Charles De Ketelaere, per cui il Milan attende sempre fiducioso l'offerta giusta.
Ma per Rebic e Origi, pugno durissimo. Con tutto il rispetto per i giocatori, che peraltro hanno uno storico ben diverso in rossonero e che vivono situazioni con pochi punti di contatto: il Milan ha le idee chiare sin da luglio su chi farà parte e chi no del progetto tecnico. E con grande correttezza, scopre le carte oggi, quando ciascuno può rivedere le sue posizioni, dimostrando (finalmente) di ricambiare il riguardo e la sincerità con cui il club tratta tutti gli elementi della rosa.
Se almeno uno tra il croato e il belga dovesse decidere di ascoltare le lusinghe d'Arabia, per Furlani si semplificherebbe non poco la fase 3 del mercato, vale a dire quella che, dopo Sportiello-Loftus-Romero-Pulisic-Reijnders (fase 1) e Musah-Danjuma (fase 2 già attivata da qualche ora e in via di completamento, movimenti che alzeranno non poco il valore medio della rosa pur senza picchi di eccellenza), avrà la missione di portare ala destra e punta alla corte di Stefano Pioli.
Ma soprattutto, che completerebbe il progetto di un Milan 2023/24 basato da Casa Milan a Milanello sugli stessi valori: quelli della fame e dell'orgoglio, della cultura del lavoro e del "noi". Dove non c'è spazio per chi è svogliato e nemmeno per gli egocentrici.
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