Sta accadendo qualunque cosa. E non stiamo parlando di Temptation Island, ma di mercato. Ma anche di Temptation Island, ci mancherebbe.
E, quindi, badiamo al sodo.
Prendete Cuadrado e l’Inter, oggi sposi. I tifosi dell’Inter, o quantomeno la gran parte, sono parecchio incazzati e non è difficile comprendere il motivo. Cuadrado da parecchio tempo rappresenta il giocatore “anti-interista” per eccellenza, il tutto per questioni di campo note e arcinote. Dall’altra parte ci sono le ragioni del club. O meglio, quelle dei dirigenti e del tecnico. Fosse dipeso da loro avrebbero evitato di puntare su un ultra-trentenne un po’ chilometrato – per quanto forte – e sarebbero andati su altro. Ma in assenza di liquidità (il grano serve per prendere portiere e attaccante) non esiste alternativa tecnica migliore dell’ex bandiera bianconera.
Poi c’è la, definiamola, “questione morale”. Sarebbe davvero riduttivo limitare ogni ragionamento a “tanto poi i tifosi alla prima buona partita festeggeranno”. Festeggeranno sì, ci mancherebbe altro, del resto il bene del club è sempre la cosa più importante, ma è anche vero che chi è stato abituato a un certo tipo di filosofia (l’etica viene prima di tutto) non accetterà mai un scelte di questo tipo.
Come si esce dall’incidente diplomatico? Semplice, con i risultati. Qualche anno fa l’avvento di Antonio Conte fece storcere il naso a tanti, ma la vittoria dello scudetto appiattì ogni genere di trascorso. Ora toccherà a Cuadrado riuscire nell’impresa, ben sapendo che avrà un ruolo importante: dovrà essere “l’arma in più” per scardinare le partite bloccate, l’esterno tecnico che è mancato la passata stagione (e vedremo se a sinistra arriverà Carlos Augusto).
Ma è stata anche la settimana di Lukaku, ben lo sapete. Il belga parla con la Juve da tempo, in particolare con Allegri. E se è normale che un tecnico faccia i suoi interessi, non è normale che un giocatore porti avanti il doppio gioco. Oppure sì, in fondo siamo nel fumosissimo mondo del calcio.
L’altra sera Lukaku ha trovato il coraggio di chiamare Piero Ausilio dopo giorni di silenzio. Giorni in cui la dirigenza nerazzurra stava lavorando con il Chelsea per concordare una cifra che potesse accontentare tutti. I club hanno trovato il punto di incontro attorno a 40 milioni (bonus inclusi), ma il giocatore, nel frattempo, s’era dato alla macchia con l’assenso e l’appoggio dell’avvocato e consigliere Sebastien Ledure. Quando l’attaccante belga ha trovato il coraggio per contattare Ausilio, non ha avuto il tempo di dire beh, investito dall’incazzatura massima del dirigente di Cinisello. Era scappato da Manchester nel 2019, era scappato dall’Inter nel 2021, era scappato dal Chelsea nel 2022, adesso molla i vice-campioni d’Europa. A conti fatti solo la pandemia è riuscita a tenerlo al suo posto (2020).
Il dato di fatto è che per la seconda volta Lukakone modifica il piano-mercato del suo (ex) club. Nel 2021 i nerazzurri si sarebbero tenuti ben volentieri Hakimi, questa volta avrebbero fatto lo stesso con Dzeko.
La domanda che tutti si fanno è: chi arriverà al suo posto? Ebbene, oggi i dirigenti dell’Inter incontrano gli agenti di Morata. Proporranno all’Atletico un’offerta da 15 milioni (bonus inclusi) e un triennale da 5 milioni al giocatore. Gli spagnoli chiedono 21 milioni, la sensazione è che un punto di incontro si possa trovare. Alternative (decisamente più complesse)? Balogun e Taremi.
E Lukaku? Attende le mosse dei bianconeri. La volontà di cedere Vlahovic è manifesta e reciproca (Dusan e Allegri non intendono lavorare ancora insieme), ma il Psg per una volta tira sul prezzo e, insomma, tocca attendere per capire se il gigante belga riuscirà a realizzare il suo nuovo desidero.
Occhio al Milan: a centrocampo il puzzle è quasi completo: Reijnders è atterrato, l’americano Musah in avvicinamento. Il nodo resta l’attacco con Taremi (proposto un triennale da 3 milioni a stagione) sempre più vicino. I rossoneri stanno cambiando molto, ma lo stanno facendo davvero bene.
Una cosa su Sandro Ciotti, consentitecela. Se state pensando “Chi è Sandro Ciotti?” è perché – beati voi – siete molto giovani. Ebbene, dovete sapere che c’è stato un periodo in cui la voce era più importante dell’immagine, un’era bellissima e molto lontana dall’universo social che badava ai contenuti e poco all’apparenza. Sandrone – scomparso esattamente 20 anni fa – aveva una voce unica, era maestro di sport e, soprattutto, radiocronache. L’ultima è del 1996, Cagliari-Parma, ovviamente per la mitica “Tutto il calcio minuto per minuto”. Arriva il triplice fischio e lui, commosso: “Un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno”. Ci manchi tu, Sandrone, soprattutto oggi, con il calcio ridotto a una faccenda di numeri che si alternano agli insulti.
Ps. In serie B c’è un casino che metà basta. Nulla di nuovo, insomma.
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