Nel consueto editoriale del lunedì su Sportitalia.com, il Direttore di Sportitalia Michele Criscitiello ha analizzato tra i tanti argomenti trattati, anche la neonata era Giuntoli che sta per iniziare alla Juventus.
La svolta epocale alla Juventus doveva avvenire con l’arrivo di Cristiano Ronaldo. E’ stato un fallimento. L’inizio della fine. La fine che ti porta ad un altro Cristiano… Giuntoli. Inizio di una nuova era. Quella recente, senza citare i flop. Da Moggi a Marotta da Marotta a Paratici, dal nulla a Giuntoli. Trasmissioni, prime pagine, speciali ed editoriali. il direttore non sarà liberato. De Laurentiis non perdona. La Juventus si affida a Manna. Tanti titoli abbiamo letto in tutto il mese di giugno, invece, alla fine è andata come doveva andare e come Giuntoli sapeva sarebbe andata. De Laurentiis è stato intelligente e quando, sul palco della festa, Giuntoli dice “grazie di tutto” nell’orecchio del Presidente è perché erano già d’accordo. Il 30 giugno, all’ultimo secondo del secondo tempo supplementare, puoi andare alla Juventus. 5 anni per far tornare a splendere i bianconeri. Ovviamente dovrà riuscirci già alla prima stagione, nessuno ti aspetta figuriamoci a Torino. La grande scommessa della vita per Cristiano che si presenta senza i suoi fedeli soldati, rimasti sul campo di battaglia amico che da ieri sarà nemico. Adesso Giuntoli dovrà costruirsi un nuovo staff e si è già mosso per circondarsi di gente fidata e di valore. Non deve fare il grave errore di farsi andare benne Manna, Chiellini e tutti gli altri. Attenzione, parliamo di grandi professionisti che meritano di stare alla Juventus ma appartengono alla Juve di Agnelli, a quella di Paratici e Giuntoli non può correre neanche l’1% di rischio. Allegri è un nemico giurato. Poi si diranno che si amano e si vogliono bene ma Cristiano è consapevole che il suo “paesano” Max fino all’ultimo ha sperato di far saltare l’operazione perchè Allegri ha bisogno di un Direttore come Manna e non di Giuntoli che ha già pronto Spalletti nel cassetto. Il nuovo Direttore dovrà avere la forza di fare piazza pulita. Della vecchia Juve non deve rimanere neanche più il magazziniere. Parliamo di figure storiche ma nel calcio i cicli finiscono. Quello della Juve è stato bellissimo ma è morto e sepolto. Sulla squadra c’è tanto da cambiare ma alcuni ruoli sono già coperti, alcuni calciatori vanno solo rivalutati perché la materia prima c’era e c’è ancora.
A Milano stanno arrivando i soldi. Se non arrivano dalla proprietà dei club è giusto che i dirigenti bravi accettino quelli della Premier e dell’Arabia Saudita. Marotta, su queste operazioni, è bravissimo. Ausilio conosce il calcio. L’Inter è in buone mani anche se la proprietà spesso è stata troppo debole quando c’era da tirare fuori i muscoli. Il problema Inzaghi va risolto. Scusate se dico problema ma lo ritengo tale. Tinti chiede aumento e prolungamento, l’Inter balbetta perché già una volta gli aveva fatto trovare il foglio di via. Il campo ha dato ragione a Simone e l’Inter non ha cambiato. Ma siamo sicuri che ci sia questa fiducia incondizionata? Non credo. Intanto fanno bene all’Inter e al Milan a portare a casa più soldi possibile. C’è da essere bravi a trovare subito i sostituti. Quest’anno le due milanesi sono veloci, aprono e chiudono trattative con una certa celerità. Onana sta facendo perdere qualche giro, Brozovic è andato lungo di qualche giorno ma per il resto si corre. Basti pensare che al Milan, un anno fa al 30 giugno si parlava ancora del rinnovo di Maldini arrivato al fotofinish.
In chiusura due riflessioni: il flop dell’Italia Under 21 ci riporta ai flop dell’Italia maggiore. Con una differenza: Nicolato fallisce agli Europei e si dimette. Mancini non va al Mondiale ed è ancora lì. Ora insorgono gli stupidi dicendo che Mancini ha vinto un Europeo. Questo non toglie, anzi accentua, che il ciclo Mancini era comunque finito. Gravina non prende una decisione. Quelle che prende sono fallimentari. La Federazione sta andando a rotoli e non interviene. Non c’è mezza riforma e il calcio sta peggiorando agli occhi degli italiani e all’Estero. Torniamo sulle iscrizioni in B e in C. Sono passati tanti club che non hanno la forza di arrivare a dicembre. Vedrete durante la stagione. La Reggina l’hanno esclusa ma, per lo stesso principio, se andava esclusa allora non doveva neanche finire il campionato. Delle due, l’una. La cosa più grave è il Lecco. La burocrazia e le regole non possono essere tassative e fiscali solo quando conviene alla Co.vi.soc., alla Figc e alle Leghe. Inutile ripetere quello che abbiamo già detto e scritto. I play off sono iniziati in ritardo e hanno fatto slittare tutto, le pec in ritardo e via con tutte le cose che già sappiamo. Il sistema calcio deve tutelare le storie di Provincia e deve escludere le società non per vizi di forma ma solo se gravemente inadempienti. Solo se una società, siamo certi, che non potrà pagare gli stipendi o arrivare a fine stagione. La Sampdoria andava esclusa dal campionato ma giustamente è stata accompagnata al termine della serie A e, in un modo o nell’altro, ha trovato una luce alla fine del tunnel e ha salvato la serie B. Togliere la promozione al Lecco significa togliere credibilità alla serie C e agli inutili play off. Tanto alla fine ripescano due retrocesse dalla B che non meritano di farla quella categoria perchè il campo boccia chi sbaglia e promuove chi fa bene. I tribunali l’opposto. Promuoviamo i disastri di Cellino e Santopadre e cancelliamo dal calcio chi vince sul campo. E’ una follia. Ma se andiamo alla base è una follia anche mettere regole cosi stringenti sugli stadi che gli imprenditori neanche si posson costruire per via di leggi assurde e stringenti. Stiamo parlando della B italiana non della Premier. Lo stadio del Lecco per un campionato come la serie B va più che bene. Cambiate questa regola anche per il futuro o, almeno, garantite una deroga per il primo anno per far sì che ci siano sempre più favole di Provincia e meno marchette politiche. Gravina lo dovrebbe sapere visto che la sua favola Castel di Sangro la B l’ha fatta.
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