L'evento organizzato da "Operazione Nostalgia", in collaborazione con sponsorizzato da Planetwin365.news, è stato l'occasione, oltre che per il fine benefico, per rimettere insieme grandissimi campioni che hanno scritto la storia della nostra Serie A. Paolo Poggi, ex calciatore di Udinese e Venezia tra le altre è stato intervistato ai microfoni di Sportitalia da Gioele Anelli a margine dell'evento. Queste le sue dichiarazioni:
"Che effetto fa rivedere così tanti compagni e avversari in un contento amichevole?
Ha un doppio effetto diciamo. Rivedere tutti è carino, però si vede anche il passare del tempo. Poi invece guardare quello che c'è fuori fa ringiovanire di vent'anni, diciamo che si sta bene nel mezzo. Un piacere rivedere vecchi compagni e avversari, anche gli striscioni delle figurine di Poggi e Volpi che mancavano sempre (ride, ndr). Anche rivedere le maglie degli anni 2000, bellissime.
Non sei stato una bandiera ma hai scritto pagine importanti nelle tue squadre, cosa pensi del caso Tonali?
Credo ci sia da porsi qualche domanda, anche se non voglio giudicare le scelte di Tonali. Lui ha fatto quello che riteneva giusto. Il problema è che probabilmente il calcio italiano non ha la forza di trattenere o convincere giocatori così giovani e importanti per una squadra come il Milan. Credo che prima di indicare Tonali come problema bisogna chiedersi cosa l'ha portato a fare questa scelta.
Il momento più bello della tua carriera? Quale piazza ti ha scaldato più il cuore?
I miei anni migliori sono stati sicuramente all'Udinese dal '96 al '98, l'altroieri praticamente (ride, ndr). Per la piazza inevitabile dire Venezia, ci sono due maglie della promozione e della stagione in A. Io ci sono nato, ci ho giocato per 8 anni, ho fatto anche il dirigente. Inevitabile dire Venezia.
Non hai incrociato per pochi mesi Luciano Spalletti a Udine, ti aspettavi questa crescita e questo suo cambiamento?
Credo abbia avuto la sua evoluzione perché ha studiato molto, ha capito l'evoluzione del calcio. Poi si è trovato nel posto giusto al momento giusto e con le persone giuste, che l'hanno capito e seguito con le sue idee di calcio. Credo abbia fatto un'impresa perché oltre ad avere una squadra fortissima ha dato un'identità e risalto a una città e una società che lo meritavano. Forse ha fatto più di un'impresa: un miracolo."