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Categories: Editoriale Calcio

La pericolosa “variabile Arabia”, la micidiale pressione di De Laurentiis, i tre giorni caldi di Inzaghi, il dovere di Mancini. E la scelta di Ancelotti

Eccoci qui nel bailamme del mercato, un mondo misterioso e ricco di puttanate. Si salvano in pochissimi, fidatevi solo di loro (non certo del sottoscritto), altrimenti da qui a settembre rischiate di farvi venire l’acetone e la pellagra.

Ha parlato Auré De Lauré, patron di cotanti campioni d’Italia e come sempre si è nascosto pochissimo. “Vorrei giocare la finale di Champions League”. Cioè, mica pizza e fichi. Di fianco il nuovo tecnico Rudi Garcia che non è svenuto e, anzi, ha raccolto la patatona bollente: “Sono qui per vincere”. Giusto così, in fondo un anno fa tutti prendevano per il culo l’Aurelio e il suo “puntiamo alla scudetto” e ben sappiamo come è andata a finire. Questa volta, saggiamente, nessuno osa sfottere.

C’è chi pensa che il buon Rudi non sia all’altezza di altri grandi tecnici, il qui presente non concorda: il suo curriculum dice che, in Italia, Garcia “sa come si fa” e, semmai, il suo più grosso problema sarà il confronto con una stagione leggendaria come quella appena terminata. Ma non sembra aver paura, del resto l’esperienza e il carattere non gli sono mai mancati.

Oggi andiamo a caso. “Ma vai sempre a caso”. Avete ragione.

Simone Inzaghi resterà a Milano ancora un paio di giorni, poi andrà in vacanza. Il tecnico dell’Inter è in contatto costante con il ds Piero Ausilio e studia il modo migliore per costruire una squadra che sia il più possibile all’altezza della precedente. Priorità: Lukaku. In casa nerazzurra sanno che confermare il belga non sarà semplice e dovrà essere lui in prima persona a fare la magia-bis. Per il resto gli obiettivi sono quelli: difensore, mezzala, attaccante al posto di Dzeko (Turchia nuova patria) e un esterno che abbia caratteristiche specifiche (tradotto: che sappia saltare l’uomo). Carlos Augusto del Monza sarebbe perfetto per completare la corsia di sinistra con super Dimarco, ma curiosamente serve il grano e curiosamente il grano va trovato. Maledetto, volgarissimo grano.

Ah, in Arabia Saudita hanno deciso di prendersi calciatori a raffica. Si sprecano le offerte e, giustamente, c’è chi si fa convincere (son mica pirla). Ingaggi da 10, 20, 30 milioni e “si però così si esce dal calcio che conta”. E il saggio: “E sticazzi?”. Cioè, un conto è parlare di giovanotti, altra cosa sono gli over 30. Detto questo non fatevi fottere da chi, sfruttando siffatta tendenza, associa chiunque ai sauditi: lo fa per creare traffico (e fare casino).

Poi toccherà approfondire la questione Chelsea, quella del club con un’infinità di tesserati e gli “amici” sauditi che si stanno adoperando a risolvere problemi, liberando spazio nel monte ingaggi. Il guaio è che lo possono fare senza che nessuno dica beh. Che meraviglia il calcio.

Già che meraviglia. Vi ricordate Fabio Paratici, teoricamente squalificato nell’ambito della faccenda plusvalenze? Pare che stia facendo dentro-fuori dall’ufficio del neo proprietario della Samp Radrizzani. Che meraviglia il calcio (e due).

E Mancini. L’altro giorno la sua e nostra Italia ha battuto l’Olanda in un’inutile ma piacevole partita contro l’Olanda. Meno male. Poi però tocca rompere le scatole: basta scelte strampalate, convocazioni poco sensate, basta musi lunghi e dichiarazioni grottesche (“mi sa che ho sbagliato tattica”). L’Italia ha bisogno di un ct entusiasta prima ancora che bravo. Che poi, bravo lo è eccome, lo sappiamo, mentre l’entusiasmo sembra un po’ finito sotto i tacchi. È ora di tornare a dare risposte sul campo, è ora di prendersi delle responsabilità, in fondo i giocatori non mancano, se è vero come è vero che tanti azzurri sono grandi protagonisti del mercato. Non siamo così messi male, suvvia.

Ps. Ci dicono dalla regia che dal 2024 Ancelotti sarà ct del Brasile. Il sciur Carletto no, non è un pirla…

Redazione

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