L'altro giorno con un mio tweet sono stato inondato di critiche. Erano poche parole, una riga con due notizie. "Esonerato in Arabia, allenerà i Campioni d'Italia". Non era una opinione, quindi, non era soggetta a critiche. Era una frase con due notizie anche se qualcuno crede alla favola della risoluzione consensuale e non all'esonero. Beata ingenuità di chi crede ancora ai comunicati ufficiali scritti con lo stampino. Nessuna critica a Rudi Garcia, criticare prima è da ignoranti. Fare dei ragionamenti, però, non è vietato. Garcia, giustamente, ha accettato un contratto light perché allenare il Napoli di questi tempi è una grande opportunità. I soldi, quelli veri, li ha guadagnati in Arabia Saudita ma ora è il momento di tornare a fare sul serio e se farà male a Napoli rischia di bruciarsi definitivamente in Europa. Il rischio del flop è elevato. Non perché sei Garcia e non perché sei il Napoli ma semplicemente perché l'anno dopo un'impresa è difficile tenere alta l'attenzione e ripetere l'impresa stessa. Discorso diverso è vincere anni di fila per chi è costruito per aprire cicli. Il Napoli, come il Milan lo scorso anno, e come l'Italia all'Europeo non era stato costruito per vincere. Questo non significa che la vittoria non sia stata meritata. La cavalcata è stata stupenda e non c'è mai stato scudetto più sacrosanto. Il Napoli, però, ricomincia da zero e senza un vero Direttore Sportivo è un rischio troppo grande che De Laurentiis si prende e, forse, questo lusso non se lo potrà permettere ma è anche figlio della presunzione di chi ha vinto. Chi si crede immortale o invincinbile, però, cade e spesso si fa male. Garcia è molto diverso da Spalletti e non potrà consentire l'anarchia che spesso c'era nella Roma. La sua carriera è in fase calante e non crediamo di offendere qualcuno se diciamo che tra i nomi circolati forse quello più deludente è proprio la scelta di De Laurentiis. Nessuno sognava Guardiola ma da Campioni in carica era lecito aspettarsi un pochino di più.
Il Milan, adesso, deve battere un colpo. I colpi. La strategia del dopo Maldini è molto pericolosa. Non per aver fatto fuori Maldini (sul tema ci siamo già espressi e i giorni dopo hanno forse confermato il nostro pensiero) ma è pericolosa l'impostazione. Quindi la proprietà non deve lasciare nulla al caso nella costruzione della squadra e anche le tempistiche saranno fondamentali tra acquisti e cessioni. In Italia non siamo abituati al metodo americano. Se fatto bene potrà regalare grandi soddisfazioni e si potrà avere una proprietà forte e non succube di un dirigente. In caso contrario sarà un massacro. Il Milan non deve sbagliare gli acquisti, deve fare in fretta e deve piazzare tanti calciatori che andavano ceduti o neanche presi nell'estate del 2022. Chi è andato via ha fatto cose buone ma gli errori sono stati troppi, figli della presunzione e della poca esperienza in carriera. Il Milan non può perdere un altro anno. La semifinale di Champions non può cancellare le tante cose negative alle quali abbiamo assistito e non si potranno spendere più 50 milioni di euro per peggiorare e non migliorare. Inizia una nuova settimana e il Milan dovrà iniziare a macinare. Delle prime in classifica, fateci caso, le big non hanno un Direttore Sportivo a fine giugno. Napoli, Lazio, Milan e Juventus. L'unica che ne ha 3 è l'Inter. Tutti bravi e che in carriera, ovviamente con qualche errore, hanno dimostrato di saper fare questo lavoro.
Il paradosso è proprio l'Inter. La proprietà meno forte con la dirigenza più organizzata. Potrebbe non essere un paradosso, starete pensando, ma una dirigenza competente deve potersi appoggiare su una proprietà forte. L'Inter deve fare meno ma quello che deve fare non può sbagliarlo. Ci sono punti cruciali. Onana deve andare via solo per tanti soldi. Su Lukaku va fatto un pensiero serio e un attaccante importante serve tantissimo a Simone Inzaghi. Oltre a due difensori e un centrocampista. Vicario (forse), Frattesi, la mentalità italiana dell'Inter ci piace ed è un segnale di maturità.
Sono stati giorni tristi e difficili. Per la nostra generazione vivere senza Berlusconi fa un effetto strano. C'è chi lo amava e chi lo odiava a tal punto da denigrarlo anche da morto. Cosa più schifosa non poteva esserci. Come schifose sono state le assenze al funerale di persone che, senza il Cavaliere, avrebbero fatto un'altra vita. Berlusconi ha lasciato insegnamenti forti e soprattutto nessuno è in grado di giudicarlo. Perché per giudicare una persona devi essere migliore di lei e in pochi a livello imprenditoriale e calcistico hanno fatto qualcosa più di Berlusconi: nessuno. Lascia una eredità importante anche in termini di valori e non solo di soldi. Il Monza, per Berlusconi, era un valore. Un'ultima sfida da vincere prima di morire e se in ospedale chiamava Galliani per parlare di moduli significava che ci teneva realmente. I 5 figli devono proseguire il lavoro del papà e tra questi c'è un Monza che non va abbandonato; al massimo sarà giusto ridimensionare i sogni europei e farsi bastare una salvezza transitoria ma cedere il club sarebbe un torto a chi non c'è più. Troppo presto e sarebbe una scelta sbagliata. Bisogna dare tutte le chiavi ad Adriano Galliani che se prima faceva il 100% per il suo club, oggi darebbe il 120% per onorare l'amico di una vita. Fininvest deve nominare Paolo Berlusconi Presidente e Galliani Vice-Presidente/A.D. e dare un budget annuale. Con Berlusconi in vita il Monza poteva sognare lo scudetto, l'Europa e volare con la fantasia. Senza Berlusconi il Monza deve restare della famiglia ma porsi obiettivi pari alla capacità della piazza. Senza strafare ed esagerare. Il Monza deve lottare, ogni anno, per salvarsi. Il Monza deve giocarsela con Lecce, Salernitana, Frosinone e se bravi (come sono) diventare il nuovo Sassuolo sostenibile senza Squinzi. Il calcio era il sesto figlio di Silvio ma gli altri 5 non hanno avuto la capacità di guidare un club, nonostante gli inutili esperimenti.