Solo applausi per Inzaghi. Allegri alla Juve non ha senso. Arabia o rabbia: un supplizio per i tifosi, una sciagura per i giocatori. Non ci sono più nemmeno i dirigenti che lo hanno voluto

Nella fiera delle vanità di una finale di Champions ci sono prima i giornalisti, poi gli esperti (ex di qualcosa), i giocatori e infine gli allenatori. In ordine di apparizione e di rigonfiamento del petto. 

Mai come in questo periodo, però, sono gli allenatori a fare la differenza. Inter-City è stata una partita a scacchi. E Inzaghi non è apparso per nulla inferiore all’allenatore più bravo del mondo (Guardiola). È la consacrazione per l’allenatore nerazzurro che non ha più nulla da dimostrare a nessuno. Neanche a chi lo ha sostituito sulla panchina della Lazio. Tanto meno all’Inter. Destino completamente diverso per chi invece è sulla panchina della Juve: 

Allegri in Arabia o altrove? Magari! Sarebbe un vero colpo di fortuna per la Juve, ma solo il tempo potrà alimentare o deprimere le speranze dei tifosi bianconeri. Il sentimento Allegriout è troppo forte per non essere ascoltato dalla proprietà. Anche perché non si basa su reazioni isteriche o istintive, ma su dati di fatto. Da due anni la Juve è bruttissima da vedere, non vince nulla e ha disperso un immenso patrimonio giocatori. Se anche Vlahovic e Chiesa possono andar via significa che davvero non si è costruito nulla.

Anzi, al contrario, si è distrutto moltissimo. Tutta colpa di Allegri? Non solo, ma l’allenatore è fondamentale per accendere il motore e far girare bene la macchina. Basta guardare che cosa ha fatto in due anni Spalletti a Napoli. Terzo posto (che poteva essere primo), scudetto e iper valorizzazione di tutti i giocatori, dai nuovi a quelli resuscitati da Spalletti. Il confronto con Allegri è impietoso anche perché l’allenatore bianconero aveva, sulla carta, una rosa più forte! L’ha gestita malissimo riuscendo a far sfiorire tutto ciò che gli è capitato fra le mani: da Dybala a Vlahovic, da Chiesa a Di Maria, da Arthur a Bernardeschi, da De Ligt a Pogba. Con quale faccia si parla dei giovani lanciati se poi non fanno realmente alcuna differenza in campo. Non per colpa loro, bensì per il semplice motivo di essere lasciati soli, in balia di se stessi. Non sappiamo se sarà Arabia o altro, dovesse accadere sarebbe certamente “liberazione”. Sbagliato intestardirsi in un rapporto che non porterà la Juve da nessuna parte soprattutto davanti a una campagna acquisti che si preannuncia di tagli e di giocatori da valorizzare. Ultima riflessione: è giusto continuare con un allenatore scelto da un presidente e uno staff dirigenziale che non ci sono più? E perché Francesco Calvo a capo dell’area tecnica non fa emergere una posizione chiara sull’argomento? Addirittura ci si aggrappa alla Conference League per garantirsi una visibilità europea comunque massacrante per il campionato. Un ulteriore intralcio sul percorso della ricostruzione ma idoneo per un allenatore che ha fatto della precarietà e dell’improvvisazioni i capisaldi di un decadente viale del tramonto.

Paolo De Paola

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