La Serie A chiude in grande stile lasciando gli appassionati con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata e verosimilmente anche oltre. Si conclude un campionato complicato e intaccato da svariati colpi di scena ed è ora di tirare le somme, partendo dal verdetto giallorosso. La Roma, infatti, è stata la protagonista assoluta della 38ª giornata, la vittoria in rimonta ottenuta all’Olimpico contro lo Spezia ha regalato ai capitolini la qualificazione alla prossima Europa League, costringendo lo Spezia a giocarsi lo spareggio salvezza contro l’Hellas Verona e la Juventus a un settimo posto che vale la Conference League.
È una Roma costretta a leccarsi le ferite, dopo l’impresa sfiorata a Budapest, quella che mette piede all’Olimpico consapevole di doversi rimboccare le maniche e ottenere il risultato per poter quantomeno provare a scrivere un finale diverso nella prossima stagione. Da un lato in palio l’Europa League, dall’altro la salvezza. Lo Spezia parte forte e spiazza i capitolini dopo appena 6’ con Nikolaou che insacca in rete. Ma i giallorossi sono determinati, sanno bene che le alternative non accontenterebbero nessuno, tanto meno lo Special One. Sul finire del primo tempo a ristabilire il pareggio ci ha pensato Zalewski, mentre in extremis il successo lo firma Dybala dagli undici metri. Nota dolente di questo match per la Roma è l’infortunio di Tammy Abraham, il quale sarà costretto a uno stop di 5-6 mesi per la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.
La seconda competizione europea è salva, il sesto posto pure e alla Juventus viene lasciato solo il pass per la Conference League.
Si sorride è vero, ma la testa dei giallorossi è ancora in Ungheria. Una ferita ancora aperta che non può essere risanata in tempi così brevi in quanto ha inciso pesantemente sull’intera stagione dei capitolini.
È innegabile che se la coppa fosse stata portata a Roma l’intera stagione avrebbe radicalmente cambiato esito. Così non è stato, in casi come questo apparentemente non esistono mezze misure, o bianco o nero, tutto o niente. E per la Roma ad oggi vince il niente. Si tirano le somme di una stagione senza dubbio fallimentare che all’alba della stessa regalava nutrite aspettative ai tifosi reduci dal successo europeo in Conference. Vero è che il raggiungimento della finale sotto certi aspetti può considerarsi un buon risultato, ma un secondo posto non basta per cacciare via i malumori dati da un percorso troppo breve in Coppa Italia e un campionato chiuso in extremis al sesto posto, lontanato quindi dell’Europa che conta. Non sta bene ai sostenitori, alla squadra e in primis a Josè Mourinho.
Qui si apre un capitolo a se stante. Il futuro dello Special One teoricamente dovrebbe delinearsi già nelle prossime ore e i segnali che arrivano da Trigoria e dallo stesso portoghese sono altamente contraddittori.
Chi fa riferimento alle parole dette ai suoi giocatori al termine della finale non sbaglia del tutto. L’obiettivo del tecnico era riuscire a portare ancora un trofeo nella capitale e non essendoci riuscito quest’anno potrebbe mantenere l’impegno per il prossimo. Ma a far crollare le certezze è la storia di Mourinho. Lui che che fa sempre gran rumore quando arriva e quando va via da una società si è detto più volte distante da una società praticamente assente e sorda al cospetto delle esigenze della squadra.
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