Mancano ormai poche ore al calcio d’inizio della finale di Europa League: la Roma di Mourinho vuole tornare a festeggiare assieme ad i propri tifosi per le strade della Capitale, dopo la vittoria in Conference League della scorsa stagione. Per farlo, dovrà dare il meglio di sé contro un avversario, il Siviglia, che si è imposto come dominatore della manifestazione nella storia recente, avendo alzato questa coppa ben 6 volte in meno di 20 anni.
Ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto una colonna di questo club, Andrés Palop, portiere che ha collezionato 293 presenze con gli andalusi, affermandosi per due anni di fila nell’allora Coppa Uefa, una delle quali grazie soprattutto alle sue parate nella lotteria finale dei rigori, nel derby spagnolo contro l’Espanyol.
Cosa ti preoccupa di più della Roma? Quanto sposta gli equilibri la presenza di Dybala?
"Quello che temo della Roma è il gruppo e la squadra nel suo complesso. Dybala è un ottimo calciatore e darà sicuramente il suo contributo alla partita se sarà parte della finale, Ma credo che la forza dei giallorossi sia appunto nella squadra, nel blocco unico che formano soprattutto difensivamente. Poi certo, su Dybala non si possono non dire alcune cose".
Ovvero?
"Che per certo, se dovesse far parte degli 11 titolari o se entrasse successivamente, farebbe la differenza. Con i suoi gol, assist, con il suo modo di interpretare il ruolo di seconda punta, di non dare punti di riferimento. Quindi sì, la sua presenza può fare la differenza, ma quello che mi preoccupa di più della Roma è il suo blocco, la sua organizzazione, appunto".
Che partita sarà stasera?
"Sarà una partita molto equilibrata e competitiva. Faranno la differenza i dettagli, come spesso accade nelle finali. In queste partite contano queste cose, conta non fare errori, rimanere in partita e concentrati ed alla fine una giocata la può risolvere. Potrebbe rimanere in bilico fino all'ultimo".
Il Siviglia in finale di Europa League, è possibile da battere?
"Il Siviglia incute rispetto, non ci sono club con più trionfi in questa manifestazione, in Europa. Se io fossi un calciatore della Roma avrei un grande rispetto per i miei rivali, perché sanno come vincere in questa competizione. In campo vanno i giocatori, gli allenatori gestiscono. Ma va fatta una considerazione da ambo le parti in tal senso".
Prego.
"Si affrontano due squadre con questa tradizione: da un lato una squadra che non ha mai perso in queste finali, dall'altra un tecnico, Mourinho, che ha non ha mai fallito nelle finali europee. Chiaramente l'equilibrio si romperà in un senso o nell'altro. L'esperienza può contare, ma va poi portata in campo. Non credo che il Siviglia sia favorito, ma sicuramente questa esperienza è una qualità".
Se il Siviglia in questa competizione è considerato a casa sua, è anche merito tuo. Che ricordo hai di quando hai fermato l’Espanyol ai rigori?
"Una serata indimenticabile per me. Anzi, un percorso intero che mi porterò sempre dentro, perché non ci furono solamente i tre rigori parati nella finale…".
Ma anche il gol di testa agli ottavi.
"Esatto. Ci diede la possibilità di passare il turno. Poi quella sera fummo superiori all'avversario che era rimasto in dieci, creammo molte occasioni per segnare. Arrivammo ai rigori, un momento al quale ci si prepara tutta la vita e andò come meglio non poteva andare. Sono tanto contento, perché me lo ricordano sempre ed è bello aver contribuito a portare in alto il Siviglia".
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