ESCLUSIVA SI Manolo Jimenez: “Siviglia re dell’E. League, ma Roma alla pari”

Siamo alla vigilia della prima delle tre finali che terranno gli appassionati di calcio in Italia con il fiato sospeso: domani sera la Roma affronterà il Siviglia in Europa League, prima che scendano in campo la Fiorentina in Conference League ed infine l'Inter in Champions. L’avversario è di quelli che non possono far dormire sonni tranquilli: gli spagnoli sono stati autentici dominatori nella competizione, trionfando ben 6 volte dalla stagione 2005/06.

Ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto Manolo Jimenez, figura storica del club spagnolo: da calciatore con le sue 354 presenze in Liga dal 1983 al 1997, poi da allenatore, prima con l’esperienza di sette anni nel Siviglia Atletico – club affiliato che oggi milita nella quarta serie – ed infine come tecnico per due anni e mezzo in prima squadra, quando riportò la qualificazione diretta in Champions con un terzo posto conquistato nel 2007/08.  

Cosa teme di più della Roma?

“Quello che più rispetto della Roma è che si tratta di una buona squadra, con una rosa di ottimo livello. Penso che la forza dei giallorossi sia più nel gruppo che nelle individualità. Posto che abbia grandi giocatori, anche nelle individualità. Il complesso che ne viene fuori è una squadra molto competitiva e temibile”.

La presenza di Dybala quanto cambia nel livello dei giallorossi?

“Nelle finali devono giocare i migliori e la Joya è un grandissimo giocatore. Se gioca può essere un pericolo per il Siviglia. Soprattutto quando arriva vicino all'area: se gli lasci lo spazio per vedere la porta ha un gran tiro e punisce. Oltre al fatto che i suoi movimenti mettono in difficoltà le difese avversarie. Se non giocasse sarebbe una perdita per il potenziale offensivo di Mourinho”. 

L’Europa League è considerata la casa del Siviglia.

“È così: il Siviglia è il re dell'Europa League. Ha ottenuto grandi risultati anche quest’anno, eliminando squadre importanti come lo United e la Juve. Manca la finale con la Roma, una squadra dello stesso livello a mio modo di vedere. Sarà una partita incerta ed equilibrata. Entrambe hanno i mezzi per vincere”.

Che partita si aspetta?

“Penso che sarà una partita molto tattica, con due squadre che si studieranno a lungo. Ci sono oggi molte tecnologie e mezzi per sapere ogni dettaglio dell'avversario. Se non ci saranno gravi errori, infortuni o espulsioni credo che regnerà l'equilibrio, a patto che una delle due non abbia proprio una giornata storta. Anche la condizione fisica sarà determinante. Il risultato sarà a parer mio molto equilibrato e con poca differenza finale. Magari si potrà decidere negli ultimi minuti, chissà”.

A costruire il Siviglia vincente degli ultimi 20 anni ha contribuito anche lei. Cosa rappresenta questo club per lei?

“Ho avuto la fortuna di giocare 14 anni nella prima squadra del Siviglia come giocatore. Poi sono tornato come allenatore della filiale, allenando giocatori che poi hanno sfondato a livello mondiale. Infine come allenatore della prima squadra. Ogni partita in cui ho potuto difendere i colori del Siviglia per me è stato speciale. Un ricordo lo porto più nel cuore di altri”.

Quale?

“È stato un risultato importante quando, nel secondo anno da allenatore della prima squadra abbiamo raggiunto il terzo posto dietro al Real Madrid dei Galacticos ed al Barcellona. Avevamo tanti giocatori dell'accademia e arrivammo direttamente in Champions davanti a squadre come Atletico, Valencia e Deportivo. Per me fu importante. Anche vincere titoli è stato bello ovviamente. Ma se vincere un torneo è grandioso, qualificarsi terzi in una liga come quella è stato anche meglio”.

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