Tempo di verdetti, e di conseguenza, tempo di rivoluzioni. Con l'approssimarsi del termine della stagione si arriva a ragionare sui bilanci (nel senso stretto del termine e non solo) anche in vista di ciò che accadrà nelle bollenti settimane a venire.
Chi sembra avere ribaltato il verdetto di (assurda) colpevolezza che aveva contraddistinto il suo cammino, è Simone Inzaghi. L'allenatore dell'Inter ha risposto sul campo, con i risultati, alle ondate anomale di critiche che avevano accompagnato le evoluzioni della sua Inter fino al doppio Euroderby. La sagacia tattica con la quale ha gestito la pressione delle stracittadine più importanti dell'ultimo ventennio hanno aperto gli occhi anche dei censori più incalliti, chiudendo contestualmente anche le loro bocche. Di fatto l'allenatore dei nerazzurri ha confermato la sensazione suffragata dai dati di fatto della quale parliamo da settimane: Inzaghi ha cambiato la storia dell'Inter, quantomeno nei rapporti di forza con le altre due grandi storiche del calcio italiano. Quando le ha incontrate in sfida secca ne è sempre uscito da vincitore, contrariamente a quanto la pur gloriosa epopea nerazzurra aveva evidenziato nei faccia a faccia del passato recente o remoto che fosse.
La conferma di Steven Zhang ai microfoni di Sportitalia è stata la conseguenza inevitabile della promozione totale di un progetto che oltre a conseguire risultati positivi, con la proiezione di poter diventare leggendari, ha anche valorizzato i singoli costruendo degli asset economici che potrebbero fare la fortuna del player trading per l'Inter che verrà.
Il discorso diventa diametralmente opposto in casa Milan, laddove come abbiamo spiegato in esclusiva con Michele Criscitiello nelle ore successive all'eliminazione dalla Champions League, ad essere sotto esame più che il lavoro di Pioli è la gestione della dirigenza che fa capo a Paolo Maldini. Tempo addietro avevamo segnalato qualche accenno di frizione tra il Direttore dell'Area Tecnica rossonera e la proprietà. Inevitabile che le incomprensioni si siano acuite con la fine del sogno europeo ma soprattutto con l'attuale assenza di certezze in relazione alla partecipazione della prossima Champions League. La sensazione diffusa e difficile da tenere a bada, è che senza il pass per la prossima edizione della massima manifestazione continentale la rivoluzione potrebbe riguardare direttamente anche l'ex capitano rossonero.
Anche l'Europa League propone situazioni cariche di tensione a livello futuribile e che potrebbero andare a scatenare un effetto domino assoluto. In casa Juventus si registra l'ennesimo flop continentale di Allegri ma il discorso è legato principalmente a ciò che potrebbe scatenarsi sul fronte dirigenziale, con il profilo di Giuntoli che da ormai 9 mesi è quello prescelto per la costruzione del progetto futuro, ma con De Laurentiis che tiene in scacco le mosse bianconere fino al momento in cui deciderà di dare il suo benestare definitivo. I divorzi dall'universo partenopeo e da questa presidenza, la storia insegna fin dai tempi di Sarri, non sono mai stati semplici ed indolori. Non lo sarà nemmeno quello di Giuntoli, ammesso che si verifichi.
Una situazione che coinvolge inevitabilmente anche Spalletti, nei tempi e nei modi raccontati nelle ultime settimane da Alfredo Pedullà e con le rassicurazioni sulla competitività del progetto futuro che rappresentano un passaggio chiave per proseguire una convivenza fruttuosa e felice con il tecnico di Certaldo.
Le grandi manovre che potrebbero toccare l'Italia partono allora dalla Liga Spagnola. In primis con il fronte legato al Real Madrid. Più che la stagione in patria chiusa a distanza siderale dal Barcellona campione, pesa sulla bilancia di Ancelotti la sensazione di impotenza che le Merengues hanno loro malgrado palesato nella disfatta dell'Etihad contro il Manchester City di Guardiola. Una percezione difficile da tollerare per un ambiente come quello madrileno, e che potrebbe portare Florentino Perez ad optare per un cambio radicale approfittando anche della corte serrata che la Federazione Brasiliana sta facendo a Carletto. In caso di ribaltone, un nome che va certamente tenuto in considerazione è anche quello di Josè Mourinho. Per lo Special One è complicato ipotizzare una permanenza a Roma, ed il richiamo del Bernabeu, se si dovesse palesare ed esprimere con forza, potrebbe avere la meglio anche sulle già note sirene provenienti da Parigi. Del resto anche ieri lo Special One ha dimostrato come l'Europa sia il suo vero habitat.
Infine un passaggio approfondito lo merita anche il Barcellona, teatro nel quale si è consumato l'ultimo passaggio a vuoto di un periodo complicato per Jorge Mendes. Dopo il rinnovo di Leao, chiuso senza vedere il superagente portoghese tra i protagonisti, anche il caso Alemany è stato orchestrato in maniera quantomeno discutibile. Entrando nel concreto, Mendes si fa intermediario del possibile passaggio multimilionario del plenipotenziario blaugrana all'Aston Villa. Cifre pazzesche, impossibili da ipotizzare e di conseguenza da rifiutare, al punto tale che Alemany ed il Barça affidano ad un comunicato la presa di coscienza della fine dell'idillio professionale.
Cifre e condizioni che da Birmingham non vengono confermate all'atto pratico, e che portano Alemany alla clamorosa retromarcia delle ultime ore in cui di fatto chiede al Barcellona di essere reintegrato nel suo ruolo.
Convivenza che proseguirà, ma alla presenza di un nuovo “sceriffo” in città. Si tratta di Deco, che ha accettato la corte serrata che Laporta gli ha fatto dal momento del presunto addio di Alemany e che guiderà il progetto Barcellona come uomo simbolo lasciando l'agenzia che costituiva il suo asset professionale.
Attenzione allora alle mosse di mercato che potrebbero vedere i blaugrana protagonisti. Il primo obiettivo? Un nome del quale vi parliamo da tempo, quello dell'attaccante del futuro Vitor Roque: un progetto di fuoriclasse da far sbocciare al Camp Nou