Ecco l’editoriale di Xavier Jacobelli per Sportitalia. Il tema? Il futuro della Roma e la riconferma di José Mourinho.
Possono fare la storia della Roma: se torna da Leverkusen dopo avere eliminato il Bayer, la squadra conquista la seconda finale europea consecutiva, evento straordinario nei 96 anni di storia del club, da compiersi il prossimo 7 giugno. Il mondo romanista è cambiato da quando Josè Mourinho ne ha assunto la guida, sollevando un’ondata di entusiasmo eccezionale: continua tuttora e fa del tecnico portoghese l’autentico valore assoluto del club dei Friedkin. Indipendentemente dall’esito della sfida tedesca, il signore di Setubal è un bene prezioso per la Roma e per il calcio italiano. Per la Roma, poiché le ha restituito la grandezza perduta negli anni precedenti la seconda svolta americana, culminata con la conquista della Conference League, la corsa alla prossima Champions League, la valorizzazione del patrimonio calciatori, la capacità di essere sistematicamente al centro della ribalta. Per il nostro calcio, poiché il coraggio di Josè nel lanciare in orbita i ragazzi del vivaio, molti dei quali italiani, dovrebbe essere imitato da tanti colleghi: può ben dirlo con cognizione di causa Sportitalia, la tv esclusiva della Primavera. Edoardo Bove, 21 anni compiuti l’altro ieri, è stato l’uomo che all’andata ha piegato il Bayer: a Trigoria, il nazionale Under 21 ha messo piede quando aveva dieci anni ed è diventato il quinto giocatore uscito dal settore giovanile ad andare a segno in campo internazionale, dopo Menichelli, Scaratti, Di Bartolomei e Lorenzo Pellegrini. Bove, che a Bologna ha sostituito Wijnaldum dopo 54 minuti, risultando alla fine il quarto ragazzo di Trigoria in partita, accanto a Missori, Tahirovic e Zalewski. In panchina ce n’erano altri nove (9): Boer, Del Bello, Keramitsis, Falasca, Darboe, Bove, Faticanti, Volpato, Majchrzak. E mancava Niccolò Pisilli, 18 anni, che ha già debuttato in Serie A e sarà di scena ai Mondiali Under 20 con Faticanti. Sono i Bambini d’Oro della Roma: Mourinho li valorizza come. nessun altro perché, ha spiegato una volta, “mandare in campo questi ragazzi, fa bene anche a me stesso. Durante la mia carriera è stato difficile far giocare i giovani poiché le mie squadre annoveravano molti campioni, ora è un piacere veder crescere questi bambini, condividere la loro gioia”. Né l’emergenza infortuni né un organico qualitativamente bisognoso di essere rafforzato sul mercato che verrà, hanno impedito a Mourinho di portare la Roma a un altro passo dalla gloria. Ecco perché Friedkin deve fare di tutto per tenere nella Capitale l’unico, inimitabile Special One. Non soltanto i romanisti gliene saranno grati.