Quattro cose a caso per stemperare la tensione in vista dell’Eurovision. No, scusate, dell’EuroDerby. Di tutti e due, ma più il secondo.
1. Gasperini, ma cosa dici? E, più in generale, oh voi che “però Vlahovic deve stare attento a non reagire”, che minchia dite? Vlahovic a Bergamo ha fatto benissimo a fare quello che ha fatto, a mettere un dito sulla bocca e a incitare il pubblico a insistere con le offese. Così si fa, è l’unico modo per far sì che i parrucconi si accorgano di quanto sia diventata insostenibile tutta la faccenda. Kostic a La Spezia è uscito tra gli insulti ed è stato zitto e buono come vorrebbero i regolamenti. Ebbene? Nessuno ha detto e fatto nulla. Tutti in silenzio, pavidi. E allora bene ha fatto Vlahovic e prima di lui Lukaku. Prima o poi arriveremo al punto in cui il buonsenso prevarrà sul regolamento e i cartellini gialli – ridicoli – si trasformeranno in reale solidarietà collettiva nei confronti della vittima di turno. Ora no, la vittima viene fatta passare per colpevole: “Non devi rispondere, fai il bravo”. Ecco, fai il bravo un cazzo, reagite e fatelo fino a quando a monte non capiranno che questa non è una questione di regolamenti calcistici e squalifiche, è una questione di civiltà.
2. Una cosa, rapidissima, su Mou. Sono andate in scena un paio di mourinate, ovvero i suoi tipici attacchi a questo e quello. Tutti si indignano perché “Ma è impazzito? Non si fa!”. Tutte queste sbroccate casualmente prendono vita dopo una sconfitta, ché il Santo portoghese ben sa che alzare il polverone è un buon modo per distrarre le masse e, in definitiva, portarle a spasso. Questa cosa la scrive un iscritto da antica data alla Chiesa del maestro lusitano, l’uomo che, ancora oggi, continua a fare incazzare tutti e così facendo ottiene esattamente quello che vuole: “Distrarre lor signori”. Detto in poche parole: se pensate che realmente Mou ce l’abbia con Ulivieri o con l’arbitro Chiffi e costoro siano improvvisamente diventati i suoi veri e insormontabili problemi, ci permettiamo di dissentire. Mou non è sull’orlo di una crisi di nervi, Mou sta apparecchiando il suo ennesimo gran finale. E alla fine vedremo se il qui presente avrà detto una cazzata (una più, una meno…).
3. E visto che stiamo parlando di tecnici, due righe su Luciano Spalletti, tecnico campione d’Italia. Signore e signori, quest’uomo raramente ha sbagliato una stagione, laddove “sbagliare” significa non raggiungere l’obiettivo minimo prestabilito. Gli è capitato anche l’anno scorso: il club gli chiede di riportare il Napoli in Champions, ce la fa con facilità irrisoria. A quel punto gli chiedono addirittura lo scudetto, non lo conquista e qualcuno dice “ecco, il solito incompiuto”. Ingrati. Ma lui va avanti per la sua strada e in questa stagione realizza un capolavoro, quello a cui non credeva nessuno: non solo “la vittoria” ma ma la vittoria distruggendo la concorrenza e partendo da terza, quarta, forse quinta forza “sulla carta” del campionato. Spalletti Luciano è personaggio singolare, a tratti unico, uomo con cui vorresti parlare di tattica, ma soprattutto di altro: amore, politica, bricolage, religione. E stiamo parlando di uno che si incazza spesso e volentieri ma a cui è impossibile non voler bene, anche solo per il suo essere “vero” nel miglior senso del termine. Ha realizzato un piccolo/grande miracolo sportivo, vedremo se avrà voglia e spazio per confezionarne un altro all’ombra del Maradona o se cercherà altre strade. La certezza è solo una: guai per bollare quelli come lui come “bravi fino a un certo punto” perché alla lunga ti presentano il conto.
4. E poi c’è il derby (brividino). Quello europeo, mica pizza e fichi. Da una parte ci si interroga sul problema rimediato da Leao e “giocherà?”. Difficile che domani riesca a scendere in campo, ma Pioli non è fesso (vedi questo di finale). Sull’altra sponda, al contrario, in qualche zona del campo c’è persino abbondanza. La domanda più gettonata è: “Chi sta fuori a centrocampo?”. E l’altra: “Chi sta fuori in attacco”. La seconda pare più semplice: salvo sorprese giocheranno Lautaro e Dzeko, con Lukaku destinato ad entrare in corso d’opera. Quanto alla prima è tutto francamente più complicato: trattasi di quattro giocatori di gran livello arrivati alla partita più importante in grande condizione. E allora andiamo sui gusti personali: posto che qualunque scelta consentirà a Inzaghi di avere una formazione certamente competitiva, il qui presente non prescinderebbe mai dal signor Brozovic Marcelo da Zagabria. Oh, son gusti.
Ps. La meraviglia della cena “milanisti e interisti” dell’altra sera all’Osteria del Treno con Moratti, Malika, Pozzetto e tutti gli altri tifosi dell’una o dell’altra squadra a sfottersi davanti a un risottino è esattamente tutto quello che dovrebbe essere il tifo. Questa considerazione certifica due cose: 1) C’è ancora chi ha un filo di sale in zucca. 2) Sto invecchiando a vista d’occhio.
Buon derby a tutti, amici carissim
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