Quante belle questioni sul piatto, persino nei primi giorni di maggio.
Si discute della festa del Napoli, c’è a chi non sta bene, c’è chi gode, c’è chi “è stata la mano di Dia!” e se la ride. E un po’, francamente, ride di se stesso perché non c’è cosa più bella di una festa programmata che magari slitta e magari slitterà ancora ma che, di fatto, alimenta un’attesa parecchio dolce e che porta con sé una sola certezza: la festa si farà (e beato chi se la gode).
Altra cosa è la questione “partite spostate” per questioni di ordine pubblico. Questa sembra più che altro una balla buttata sul piatto da un Paese che preferisce “accontentare” invece che “far rispettare”. Ma non è un problema del Napoli, semmai una straordinaria peculiarità dei nostri reggenti, resistente nei secoli dei secoli. Amen.
Si discute assai dell’Inter tornata in gran forma e c’è chi riesce a rompere le balle a Inzaghi pure nelle vittorie: “Ecco, se la sua Inter ora gioca benissimo vuol dire che poteva giocare benissimo anche prima!”. E vabbè. L’aprile dell’Inter ha portato 9 partite (un’infinità), una qualificazione alla finale di Coppa Italia, una qualificazione alla semifinale di Champions, un posto non così sicuro tra le prime quattro in campionato, ma a questo punto neppure così irraggiungibile. Ce n’è abbastanza per sorridere, soprattutto perché la sensazione è che la squadra sia in netta crescita. È impossibile stabilire oggi se quella dei nerazzurri passerà alla storia come una stagione fallimentare o leggendaria, ma possiamo già dire che si tratta di una stagione stra stra stra emozionante. E davvero non è poco.
Al contrario, fa spavento l’aprile della Juve di Allegri. Elenchiamo:
Juve-Inter 1-1
Lazio-Juve 2-1
Juve-Sporting 1-0
Sassuolo-Juve 1-0
Sporting-Juve 1-1
Juve-Napoli 0-1
Inter-Juve 1-0
Bologna-Juve 1-1
Le aule hanno restituito i 15 punti, il campo li ha praticamente annullati. In più è arrivata l’eliminazione dalla Coppa Italia. Tutto questo potrebbe essere ridotto a un fisiologico momento di difficoltà se non fosse che abbiamo visto con i nostri occhi le partite dei bianconeri. La squadra è nervosa, l’allenatore di più, la fase difensiva (da sempre fiore all’occhiello del suo credo tattico) non è più espressione di una scelta (“voglio impostare la squadra in questo modo”), semmai di un limite evidente: contro una squadra minimamente organizzata non resta altro che alzare le barricate. E questo dalla Juventus – anche quella attuale – e da un tecnico che ha spesso e volentieri mostrato cose ottime (chi lo massacra a prescindere lo fa solo per antipatia personale) non è accettabile.
Tra sette giorni, tornano le coppe. Prendiamoci un attimo di respiro e pensiamo ad altro (se ci riusciamo)
– Ad Ancelotti che riprende il discorso di Giannis e “Ho una bacheca piena di titoli ma per quelli che ho perso non basterebbe una casa. Se dai il massimo e hai la coscienza pulita non puoi parlare di fallimento. Quello di Giannis è un discorso spettacolare, vale per lo sport ma anche per la vita”. Grandioso, come sempre.
– A Roberto De Zerbi che ad ogni partita fa sembrare il suo Brighton un alveare (nel senso che tutti sanno quello che devono fare e lo fanno bene).
– Alle Suore di Napoli in “versione scudetto” e per fortuna c’è chi ancora riesce a non prendersi troppo sul serio.
– Alla zona Champions che con 6 squadre in 6 punti è diventata una tonnara e vai a capire quali saranno le tre destinate al paradiso e le tre costrette all’inferno. Perché per come è strutturato il calcio in Italia perdere la Champions significa realmente dover azzerare tutto.
– Alla Roma che nel momento più importante della stagione ha perso pezzi importanti ma, a prescindere da qualunque assenza, non può fare a meno di un solo giocatore, Dybala (esiste una Roma con la Joya e una senza).
– A Sarri che nel pre Inter-Lazio ha detto cose in “francese stretto” ma assolutamente condivisibili (“Come ca… si fa a giocare alle 12.30? Sono orari di me…. In Italia si fa di tutto per giocare un campionato mediocre. Non ci sono strutture. Senza stadi nuovi la Serie A è morta”). Ha ragione, quantomeno sugli stadi.
– E per finire a quella squadra che “Ti chiedo scusa se non è lo stesso/ Di tanti anni fa/ Leggo il giornale c’è Papa Francesco/ E il Frosinone in serie A”. Bentornati in Paradiso.
(E quanto ci manchi Calcutta).
Questa sera negli studi di Sportitalia, ospite di ‘Aspettando il weekend’, c’era l’ex giocatore di…
La marmellata in testa alla classifica torna alla grande dopo la pausa, ed è bene…
Domani torna in campo la Serie A dopo la terza ed ultima sosta sosta di…
“Attaccare tutti insieme e difendere tutti insieme. È un obbligo, non un’opzione”. Chiaro e categorico,…
La Nazionale femminile conquista la "Billie Jean King Cup" ma i tifosi di tennis di…
Domani la Serie A ripartirà dopo l’ultima pausa Nazionali del 2024. A dare il via…