Resto del mio pensiero: il Napoli ha dominato, stradominato, il campionato e ha vinto senza battere ciglio. Però, dopo la pausa Nazionali, la squadra di Spalletti è arrivata scarica al gran finale. Che poi tanto "gran" non lo è perché gli azzurri sono stati talmente bravi che hanno chiuso i giochi già in inverno. Tra campionato e Champions, il Napoli è arrivato cotto, col fiatone e squadra leggermente sulle gambe. Si è notato, soprattutto, nelle due partite con il Milan. Colpo di coda, a Torino, con la Juve ma per il resto squadra spenta e giustamente con meno motivazioni per aver vinto per distacco. Ieri, però, le motivazioni c'erano e bisognava vincere nel derby con la Salernitana. Adesso, negli archivi della storia, non avremo un terzo scudetto con il San Paolo Maradona in festa ma una città invasa da tifosi e bandiere. Non è la stessa cosa. Ieri la vittoria contava eccome. Non aver festeggiato allo stadio cambia molto, non la sostanza ma l'immagine. E nel 2023 tutti vivono soprattuto di immagine; la sostanza viene dopo. Il Napoli lo scudetto lo ha vinto e stravinto, però, tra 1-10-30-50 anni non avremo immagini stupende di uno stadio strapieno. Immaginate che festa a Fuorigrotta. Abbiamo aspettato 33 anni e, purtroppo, non vedremo quella festa. Mi verrebbe da dire che se ci fossero le condizioni, Lazio permettendo, quasi converrebbe non vincere a Udine pur di regalarci quella gioia immensa a Napoli. Non diciamolo altrimenti ci dicono che siamo antisportivi e che in campo si va sempre per vincere. Lo sappiamo e sarà così ma volevamo dare solo più forza al concetto che un conto è fare la festa in campo e un altro è farla ad Udine; sperando di non farla nell'albergo di Udine. Sai che noia.
Intanto l'assist al Napoli era arrivato da Milano e l'Inter ha fatto un regalo a Spalletti ma soprattutto l'ha fatto ai propri tifosi che accendono la lotta Champions, sempre più bella come quella salvezza. Attenzione all'Atalanta che ha passato il suo periodo peggiore e sembra tornata in forma per il finale di stagione. Complimenti all'Inter che si è regalata una finale di Coppa Italia, una semifinale di Champions League, ha vinto già una Supercoppa con il Milan e spera di fare la prossima Champions. Non male per quell'incapace di Simone Inzaghi che doveva andare a casa, esonerato, un mese fa per lasciare posto in panchina a Chivu. Probabilmente non vincerà la Champions, neanche la Coppa Italia e forse non arriverà tra le prime 4 ma parlare prima è sempre complicato e oggi, come ieri e come l'altro ieri, noi siamo con Simone Inzaghi. Contro chi in casa sua gli aveva preparato il piattino d'argento e contro quella stampa che si presta regolarmente a scrivere sotto dettatura. Contro i tifosi ciechi e banali. Simone non è Guardiola, lo sappiamo. Ma è un allenatore concreto, brillante e ha gestito benissimo i periodi in cui lo davano per morto o finito. Ricordate prima della sfida al Barcellona cosa dicevano. Inzaghi meriterebbe di restare e se proprio bisogna cambiare, a Simone auguriamo un bel club inglese sulla scia di De Zerbi a Brighton, anche se parliamo di due allenatori completamente diversi.
Intanto il Milan ha molto da recriminare per il discutibile metro arbitrale di Orsato. Il più esperto, il migliore. Evidentemente stanco. Poco lucido. Poco allenato. Arbitra sempre meno perchè è all'ultimo anno, forse andrà in deroga la prossima stagione, ma soprattutto d'accordo con Rocchi si sta gestendo per arbitrare le partite migliori e per fischiare ancora in Europa. Sogna una finale che sicuramente non sarà quella di Champions e gli auguriamo di non arbitrare neanche la finale di Europa League e Conference League. Significherà che porteremo tre italiane nelle finali europee. Orsato ha concesso tutto. I rossoneri dovrebbero chiedere maggior rispetto alla classe arbitrale; per storia, perché sul petto portano ancora lo scudetto e perché quando si ha ragione bisogna riceverla. I punti, ad aprile e maggio, pesano il doppio. A Roma, Pioli ha rischiato seriamente di compromettere il suo cammino verso la prossima Champions e non parteciparci sarebbe gravissimo. Un fallimento. Per questo gli arbitri ora non possono sbagliare. Orsato ha cannato tutto e la prestazione è stata ampiamente sotto la sufficienza, altro che i 7 ricevuti da qualche parte.
In chiusura una miea idea sul siparietto tra Fabiana Della Valle della Gazzetta e Max Allegri. L'allenatore della Juventus è nervoso. Si capisce dai gesti, dalle conferenze, da come si rivolge in campo, da come parla il suo vice Landucci. Rispondere così alla Della Valle è la conferma del nervosismo che lo attanaglia. Al contrario, la collega che neanche conosco di persona quindi il mio è un giudizio disinteressato, ha dimostrato di aver usato le parole giuste, sulla carta e in conferenza. Quando un giornalista ottiene quella reazione significa che ha fatto centro. In un ambiente sempre più pettinato e fatto da falsi moralisti. Allegri non aveva argomenti ed è scattato. Paragonarsi poi ad una giornalista, in ambito lavorativo, non ha alcun senso per uno che guadagna dieci milioni di euro a stagione e deve dare spiegazioni a 14 milioni di italiani. La Della Valle, il prossimo anno sarà ancora lì e non dovrà farsi nessuna domanda, piuttosto è Allegri che si dovrà fare delle domande se sarà ancora lì, al suo posto.