La sconfitta di ieri a San Siro ha messo un punto al tentativo della Juventus di Allegri di portare a casa la 15^ Coppa Italia. I bianconeri hanno ceduto di fronte ad un Inter che ha dovuto fare il minimo indispensabile, vincendo 1-0 con la rete iniziale di Federico Dimarco. Cedere però significherebbe aver perso lottando, ma la formazione di Allegri non ha mai nemmeno sfiorato un gol e anzi è stata inconsistente. Nonché poco solida in difesa.
I numeri del mese di aprile sono impietosi e ancora manca la gara di campionato, domenica sera contro il Bologna, una delle squadre più in forma del torneo.
Perin; Bremer, Bonucci, Alex Sandro; De Sciglio, Miretti, Locatelli, Rabiot, Kostic; Di Maria, Chiesa.
Questo è l’11 iniziale che ieri Allegri ha scelto per la semifinale di ritorno della Coppa Italia. Una sfida fondamentale per la stagione e, magari, pure per il suo futuro. Il 99° undici iniziale diverso in 99 gare della sua seconda gestione alla Juventus, arrivata ormai in fondo alla seconda stagione.
Al di là dello spaventoso numero di 99 formazioni diverse su 99, la Juventus schierata ieri da Allegri non aveva alcuna giustificazione. Danilo in panchina per l’inserimento di un Bonucci molto più vicino al pensionamento di quanto dica il contratto in scadenza nel 2024. La decisione di escludere Danilo, unico del trio di centrale con la qualità per far uscire il pallone dalla difesa. La scelta di De Sciglio a destra. La decisione di giocare senza centravanti, ma con solo due mezze punte in un ambiente tattico che affida parte del suo sviluppo di manovra sulle sponde del centravanti.
Una serie di decisioni che lasciano alquanto spiazzati, perché l’Inter ha disposto della Juventus a piacimento per 45 minuti. E perché la Juventus stava ritrovandosi sulla base delle certezze acquisite in questi mesi. Decisioni che la maggior parte dei tifosi aveva previsto sarebbero sfociate in un KO, eppure Allegri no.
Come se non bastasse la sconfitta sul campo, che Allegri ai microfoni si è affrettato a definire: “Buona gara“, (terza gara del mese con 0 gol segnati, 5 gol in 8 gare nel mese corrente, 4 ko su 8). Il tecnico è stato protagonista anche di un increscioso episodio negli spogliatoio dopo la gara. Allegri avrebbe inveito contro Beppe Marotta e Dario Baccin, dirigenti dell’Inter, con insulti. Uno sfogo sopra le righe, per certi versi inspiegabile visto che Allegri e Marotta hanno sempre avuto un ottimo rapporto. Dopodiché nel rimproverare la squadra per la prestazione, ha anche aggiunto che l’obiettivo è quello di arrivare davanti ai nerazzurri per non farli andare in Champions. Uno sfogo che pare dettato dalla frustrazione piuttosto che da reali motivazioni relative alla gara. Visto anche che quello di ieri è probabilmente il Derby d’Italia più sereno degli ultimi anni.
Con 9 gare ancora da giocare, potenzialmente 10, la Juventus può già trarre le conclusioni, le due stagioni dell’Allegri bis sono un fallimento. La squadra ha fallito la conquista di almeno un trofeo nella passata stagione, uscendo agli ottavi di Champions League. Quest’anno, come lo scorso, non ha mai fatto realmente parte della lotta scudetto, ha peggiorato l’andamento europeo finendo in Europa League. E in Coppa Italia è uscita per mano dell’Inter in semifinale, quando lo scorso anno perse solo in finale. Nemmeno l’eventuale conquista dell’Europa League, piuttosto improbabile osservando la condizione psicofisica della squadra, salverebbe il bilancio tecnico.
Non basta la giustificazione delle vicende extracampo. Dopo due stagioni con questi risultati un allenatore non può rimanere sulla panchina della Juventus.
La rosa regredisce di mese in mese. Nessuno dei mega investimenti fatti in questi due anni sta migliorando. Anzi. Bremer ieri è stato insufficiente, Locatelli ugualmente, Vlahovic ieri fuori per infortunio non trova la via del gol da marzo, su azione da febbraio. Difficile, davvero difficile, trovare un aspetto positivo in questa Juventus. Forse solo l’utilizzo comunque costante di Miretti e Fagioli, seppur favorito dall’assenza di Pogba e il rendimento gravemente insufficiente di Paredes (anche lui voluto dal tecnico livornese).
La sconfitta di ieri (la quarta consecutiva in Italia) suona come un la musichetta del game over di SuperMario. Il tempo è scaduto la Juventus deve cambiare, l’Allegri bis è arrivato al capolinea.
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