L’Inter torna in finale di Coppa Italia, a San Siro asfalta la Juventus con una sola rete che non basta a riassumere la supremazia assoluta dei nerazzurri negli ultimi letali 90’ del doppio confronto. Grande merito alla squadra di Inzaghi brava a sbloccare il risultato nei minuti iniziali con Dimarco per poi mantenere il controllo della sfida al cospetto di una Juve spenta e verosimilmente mai pericolosa. I nerazzurri continuano la loro corsa su tre fronti diversi.
Insomma, si dice coppe e si legge Inzaghi, impossibile smentire. Il tecnico nerazzurro è ormai esperto di quei trofei da molti definiti “minori” ma che continuano a fare la differenza nella bacheca di casa Inter. Chi si presenterà al cospetto dei campioni in carica all’Olimpico il prossimo 24 maggio lo si scoprirà soltanto questa sera al termine di Fiorentina-Cremonese.
È d’obbligo iniziare da lui. Cresciuto a pane e Inter, con i cori della Curva Nord che rimbombano nella sua testa e un cuore a tinte nerazzurre… Chi è? Federico Dimarco, indubbiamente divenuto simbolo di questa Inter per cui ancora una volta è stato determinante in campo. Era una sfida da dentro o fuori contro la rivale storica, la Vecchia Signora, e il milanese ha affondato il colpo insaccando in rete il gol decisivo che ha portato l’Inter in finale. Trova il gol un po’ per caso intercettando un pallone servito da Barella che non era indirizzato a lui, poco conta finisce in rete e si festeggia. Nei restanti 75’ si difende il risultato, negli ultimi secondi del match Dimarco tornato in panchina si rifiuta di guardare. Mette un’asciugamano in testa e acclama il triplice fischio. “In queste sfide può succedere di tutto sul finale e non volevo guardare prima che succedesse davvero” spiega a fine partita. Ma il fischio arriva e San Siro con i suoi quasi 76 mila spettatori festeggia il passaggio in finale per il secondo anno consecutivo. Dimarco è soddisfatto, per il gol, per il risultato e per le dimostrazioni che continua a dare. Le aspettative su di lui sono sempre state altissime, la responsabilità altrettanto. Copre un ruolo che fino a poco tempo fa era di Perisic per molti insostituibile, ma ciò che ad oggi è certo è che il biondo milanese dal cuore nerazzurro sta svolendo egregiamente il suo compito.
Una gara in cui l’Inter non ha mai rischiato pur essendosi imposta di misura. L’impronta del suo condottiero Inzaghi è stata chiarissima sin da subito. Costruzioni dal basso e controllo del gioco, si difende senza mai rinunciare alla ricerca del gol. 90’ “puliti” in cui il nervosismo tipico di una semifinale tra due squadre storicamente rivali è stato messo a tacere con la forza. Dopo la gara d’andata in cui i nervi tesi sono sfociati in una rissa che ha fatto discutere per settimane, il ritorno a San Siro è stato volutamente silenzioso. Solo due cartellini gialli estratti e poche proteste.
L’ultimo dei quattro atti stagionali del derby d’Italia se lo aggiudica l’Inter che si impone per la prima volta in questa stagione su una Vecchia Signora attualmente in crisi con quattro sconfitte consecutive sul groppone.
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