C’è sempre tempo per tornare, magari quando pensi che sia passato l’ultimo autobus. Romelu Lukaku ha acquistato una decina di biglietti supplementari dopo non aver timbrato l’abbonamento valido per tutta la stagione. Quella dimenticanza aveva creato non pochi danni, al punto che Big Rom non segnava su azione dall’esordio in campionato dallo scorso Ferragosto quando aveva colpito a Lecce. Però, 10 biglietti – anche se hai smarrito l’abbonamento – possono essere utili per arrivare fino in fondo alla stagione con un bel Lukaku nel motore. La doppietta di Empoli ha risvegliato il repertorio, il secondo gol – magistrale – è stato davvero all’altezza della galleria d’autore del colosso belga, diagonale bellissima. E quel gol ha scomodato i signori che riescono a cambiare idea nel giro di dieci giorni: quando Lukaku non segnava, la sentenza era che non sarebbe stato chiesto un altro prestito al Chelsea. È bastata una doppietta per scatenare il mercato-fantasia: quelli che 10 giorni prima avevano negato la minima possibilità di un nuovo matrimonio nerazzurro, sono stati gli stessi che hanno riaperto a un’altra stagione di Lukaku in nerazzurro. La realtà è un’altra, ben oltre i cambi d’umore giornalistici che non fanno bene al lettore. Bisogna capire quanta strada farà l’Inter in Champions, soprattutto se giocherà la prossima Champions, con i discorsi inevitabilmente collegati al destino di Simone Inzaghi. Quindi sarebbe il caso che Lukaku facesse ciò che ha ripreso a fare, il gol con una certa continuità, come se avesse un debito (lo ha riconosciuto con grande umiltà) e senza altri giri di parole. Conviene a lui, conviene all’Inter, conviene a tutti. A lui perché c’è un Mondiale con il Belgio da mettere definitivamente in archivio. All’Inter perché ha maledettamente bisogno di uno specialista così. A tutti perché i gol di Lukaku fanno bene alla salute del gruppo e mantengono il buonumore come alla vigilia della partenza di un volo per le Maldive.
Noi pensiamo che Stefano Pioli sia dentro un percorso importante in sella al Milan. Ma anche che abbia commesso qualche errore importante, com’è normale che sia, altrimenti non sarebbe umano. Un errore che non dovrà più ripetere sarà quello di escludere Leao per scadimento di forma o per l’imminenza di una fondamentale gara di Champions. Leao è imprescindibile, determinante, al punto che quasi quasi vorremmo dire: Leao più 10. Certo, poi pensiamo a Maignan, a Theo, a Tonali, allo stesso Giroud e arriviamo alla conclusione che si tratta di gente altrettanto importante. Ma Leao non si batte, per esempio pensiamo che tenerlo in panchina in quel famoso derby sia stato delittuoso. E che quella scelta abbia comportato una depressione nello stesso Rafa perché non esiste scadimento di forma tale da tirarlo fuori in una partita attesa tutto l’anno. Perché poi, magari, le conseguenze le paghi dopo e anche con gli interessi. Adesso che è tornato, più sfavillante che mai, Leao deve essere imprescindibile e torniamo a quel famoso discorso Rafa più 10. A maggior ragione a quattro giorni dalla semifinale d’andata di Champions, il famoso derby contro l’Inter: il Milan affronterà la Lazio il sabato precedente e quelli saranno punti pesantissimi per giocare nella manifestazione europea più bella anche nella stagione successiva. Pensare che Leao debba partire dalla panchina perché, a 24 anni, non sarebbe in grado di gestire due partite così ravvicinate, crediamo sia una cosa figlia di una mentalità (sbagliata) tutta italiana. Come avrete notato, non abbiamo parlato del contratto e del rinnovo da perfezionare: l’argomento è diventato così stucchevole che urge aspettare soltanto i fatti, alla larga da improbabili “spremute” di parole senza alcun senso.
Un flash su Juve-Napoli andato in archivio con le solite polemiche. Premessa che vale qualsiasi tipo di svolgimento: fino a quando manderanno Fabbri ad arbitrare partite del genere, ci saranno sempre code avvelenate. Semplicemente perché Fabbri non è all’altezza di arbitrare Juve-Napoli, non andrebbe utilizzato persino se tutti i suoi colleghi fossero indisponibili per un motivo o per un altro. Se poi, ecco come rendere impossibile una situazione già complicatissima, al Var c’è Aureliano siamo davvero ai titoli di coda, alla canna del gas, al conto salatissimo da pagare. Soltanto Aureliano si sarebbe potuto non accorgere del cazzotto di Gatti a Kvaratskhelia, un’omissione incredibile e figlia della sua inadeguatezza. Si parla degli altri episodi, soprattutto di quelli nel finale, ex calciatori (bianconeri) che fanno gli opinionisti offrono teorie abbastanza opinabili e in qualche caso incredibili. Ma tutto parte da lì, da Gatti su Kvaratskhelia, il rosso avrebbe mandato in onda un’altra partita e probabilmente il Napoli si sarebbe presentato agli ultimi dieci minuti con il risultato in saccoccia. Ma Aureliano e Fabbri, la coppia dell’anno, hanno ribadito un concetto: è la classe arbitrale più scarsa degli ultimi 50 anni, fino a prova contraria impossibile da trovare.
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