Un’altra tragedia improvvisa e inspiegabile colpisce il mondo dello sport: è morto un giovane atleta durante una gara
Non sono solo le grandi imprese di Pogacar, Van der Poel ed Evenepoel a far parlare di ciclismo. Perché il mondo del pedale ancora una volta è stato scosso da un terribile lutto che ha coinvolto un atleta giovane, anche se non c’entrano nulla incidenti stradali oppure pericolose cadute in corsa.
Juan José Ortega era un 17enne colombiano sul quale molti stavano già scommettendo, presagendo per lui un grande futuro. La scorsa settimana era impegnato in patria nella Vuelta a Anapoima, ma durante la seconda tappa è successo l’inimmaginabile. Il giovane ciclista si è sentito male quando al traguardo mancavano soltanto 3 km, si è accasciato e ha perso in sensi.
Subito soccorso, è stato trasportato dal personale sanitario alla vicina clinica di Soacha, ma per lui non c’è stato nulla da fare. Secondo le prime ipotesi, riportate dai media locali, potrebbe essersi trattato di un infarto, ma nei prossimi giorni dopo il risultato dell’autopsia sarà possibile probabilmente avere le idee più chiare.
Juan José era nativo di Bogotà e aveva cominciato fin da ragazzino a pedalare, mostrando doti che facevano ben sperare per il suo futuro soprattutto come scalatore. Il presidente della Lega ciclistica di Bogotà, Jairo Monroy, ha ricordato che il giovane atleta arrivava dalla mountain bike ed era un corridore completo. Ora aveva deciso di passare dalle ruote grasse al ciclismo su strada e aveva cominciato a mostrare le sue doti anche qui.
Non è la prima volta che un ciclista, giovane o meno ma ancora pienamente in attività, è colpito da un infarto fatale in corsa. Tutti ricordano quello che successe al campione britannico Tommy Simpson, che allora aveva 30 anni, curante il Tour de France 1967 scalando il Mont Ventoux. Si accasciò sull’asfalto per il caldo e per colpa delle anfetamine (rivelate dall’autopsia) che aveva assunto, morendo in pochi istanti.
Più di recente la tragica fine del professionista toscano Alessio Galletti. Il 15 giugno 2005 un arresto cardio-circolatorio gli fu fatale a 15 km dall’arrivo della Subida al Naranco, in Spagna, e nonostante il trasporto in ospedale a Oviedo non si salvò.
Tre anni dopo il portoghese Bruno Neves fu colpito da arresto cardiaco durante la Clássica de Amarante e anche per lui non ci fu scampo. E nel 2016 il caso di Daan Myngheer, impegnato nella prima tappa del Criterium International in Corsica a Porto Vecchio. Il giovane subì un infarto in gara e morì a soli 22 anni qualche giorno dopo in ospedale ad Ajaccio.
L’ultimo caso è quello di Michael Goolaerts. Anche lui belga, 23enne, era impegnato nella Parigi-Roubaix di domenica 8 aprile 2018. Un malore, un infarto in uno dei primi settori di pavé, e dopo essere caduto dalla bici è stato soccorso con il defibrillatore. Tutto inutile, è morto qualche ora dopo all’ospedale di Lille.
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