Una volta si diceva che l'Europa non è l'Italia. In Italia fai il bello, in Europa prendi mazzate. Era il caso, soprattutto, della Juventus. Oggi perde anche con il Sassuolo e aspetta mercoledì per provare a rientrare in corsa Champions. Il Milan, invece, ha sempre avuto una mentalità internazionale. Questa volta, però, come scriviamo da due mesi Milano sta giocando con il fuoco. Una delle due resterà fuori, probabilmente, dalla prossima Champions League e verserà lacrime di sangue. Saranno pulite solo da una eventuale, seppur difficile, vittoria finale della competizione. Il Milan domani va a Napoli con la consapevolezza di chi può passare il turno ma è tanto se l'1-0 dell'andata consentirà ai rossoneri di avere un 51% di possibilità. Non oltre. Il Napoli con Osimhen è un'altra squadra anche se perde pilastri in difesa e a centrocampo. Al Maradona serve un grande Leao. Un altro indispensabile per la sua squadra. Il Milan, in estate, dovrà cambiare molto e prendere 2, se non anche 3, prime punte. Una che attacchi la profondità serve come serviva Maignan in porta. Il francese è un fuoriclasse, come lo è stato Maldini a sostituire "l'insostituibile" Donnarumma. Intanto a Bologna è arrivato un solo punticino contro la squadra più in forma del campionato. Il pareggio al Dall'Ara ci può stare ma brucia se prima hai perso punti con Fiorentina, Empoli e Salernitana. Ritmi troppo blandi per arrivare tra le prime quattro. Il Milan è ancora in corsa grazie all'Inter che in campionato è irriconoscibile. Non c'è una spiegazione calcistica alla settimana che si è appena conclusa. Fai pena prima e dopo il Benfica, a Lisbona però fai una gran partita di qualità e carattere e sei con un piede e mezzo in semifinale di Champions League. C'è qualcosa che non funziona ma che sembrerebbe vada oltre il campo. Alla società, nella gestione, qualcosa è sfuggita di mano quest'anno e il risultato è il rischio di restare fuori dalla prossima competizione europea. L'Inter, come il Milan, avrà tanto da fare questa estate. Se non sarà rivoluzione poco ci manca.
Questo week end ci lascia l'ennesima prestazione inutile del Torino. Società eternamente incompiuta che non riesce a dare mezza gioia ai tifosi che meriterebbero un sogno italiano se non europeo. Il Torino possiamo paragonarlo, per tifo e storia, forse non a Juve, Milan e Inter ma a Lazio e Fiorentina assolutamente si. Vedete cosa stanno facendo Lotito e Commisso. Per non scomodare il signore a Napoli. Cairo, dal 2006, è alla guida del Toro ma non ha mai vinto nulla. Qualche coppa Primavera, poi zona salvezza fissa in serie A, qualche giro in serie B e metà classifica se le cose vanno di lusso. I tifosi sono stufi di vivacchiare. Vorrebbero qualcosa di più. Prendiamo la Fiorentina. Lo scriviamo da agosto e ci siamo beccati anche mille insulti dai giornalisti fiorentini che accusavano Commisso e Barone. Gente che di calcio non ha mai vissuto che giudica il lavoro di imprenditori miliardardi che, partiti da zero, hanno costruito un impero. Cairo ha un rivale, Commisso. Ma, paradossalmente, dovrebbe prendere esempio proprio da lui. Vinceva qualcosa con la Primavera ma perso Massimo Bava ha smesso di vincere anche tra i giovani. Senza Petrachi anche la prima squadra ha perso di appeal sul mercato. Commisso, invece, a Firenze sta costruendo il Viola Park, vince coppe con la Primavera ogni 6 mesi e adesso anche con la prima squadra sogna un trofeo, se non due. Una coppa europea o la coppa Italia. Italiano si è ripreso alla grande e se non avesse buttato i primi 4 mesi avrebbe potuto lottare per l'Europa che conta; con questo andamento. I complimenti vanno fatti a Commisso e Barone che anche quando sono stati fucilati da stampa e tifosi hanno saputo tenere la retta via. Quella del lavoro e della programmazione.
Il Lecce, purtroppo, si è perso e dopo Bergamo è crollato. La vittoria con l'Atalanta aveva scomodato titoloni di giornali e speciali televisivi. La squadra di Baroni si è persa. Con la Sampdoria ha dominato ma non ha concretizzato. Detto questo va fatta una riflessione. I fischi e i cori della Curva (non di tutto lo stadio per fortuna) sono ingenerosi e senza senso. Il Lecce non è stato costruito per salvarsi con 10 giornate di anticipo ma all'ultimo minuto dell'ultima giornata. Il calo ci può stare ma in queste difficoltà devono fare la differenza i tifosi. Non quando si vince a Bergamo o si fa risultato con la Lazio. La squadra ha bisogno del proprio pubblico e Corvino non merita i cori ironici dopo il lavoro fatto in questi anni tra promozione in A e sogno scudetto in Primavera. Ci vuole equilibrio nel calcio e queste contestazioni fanno solo il gioco di Verona e Spezia. Lecce deve restare unita ed esultare il 4 giugno. Chi si era montato la testa non conosce le insidie della serie A. Corvino mi disse una frase dopo il trionfo di Bergamo "ali basse che mancano ancora 10 punti". Pensavo fosse pazzo e bugiardo. Aveva ragione. Nessuna pretattica.
In chiusura una riflessione sul Benevento. Per retrocedere dalla B alla C ci vuole davvero abilità. Società allo sbando e dimostrazione che un grande imprenditore nel calcio può rimediare brutte figure. Vigorito aveva fatto una cosa buona la scorsa estate: dimettersi. Poi, però, come sempre ha sbagliato la sua scelta e si è ripreso la presidenza. Il Benevento rischia seriamente la serie C dopo aver bruciato come la legna allenatori e direttori sportivi che hanno accettato un contratto per la serietà della società ma, sicuramente, non per la competenza.