L’Inter non può continuare così. Il prossimo match in Champions contro il Benfica potrebbe sancire la fine del rapporto con Inzaghi. In caso di sconfitta fortemente penalizzante tornerà in ballo la figura del traghettatore almeno fino al termine del campionato con la speranza di rimediare a una situazione che potrebbe vedere i nerazzurri fuori dalla Champions nella prossima stagione. Qui non si tratta più di essere pro o contro Inzaghi. Esistono motivi sui quali è possibile ragionare. Fra questi anche una colossale dose di sfortuna ma c’è un punto che pesa contro l’allenatore: la gestione dello spogliatoio relativa soprattutto all’assetto del centrocampo con la bocciatura di Brozovic. Attorno al centrocampista croato si consuma il limite di Inzaghi. L’incapacità di imporsi trasferendo convincimento nel cambiamento a tutti i giocatori. Prerogativa dei grandi allenatori. Conte c’era riuscito anche con decisioni drastiche ma calate sulla squadra senza tentennamenti. Inzaghi è molle. Lascia intravedere spazi di diplomazia politica romana che non si adattano a tutti gli ambienti e a tutti i club. Non si può e non si deve essere amici di tutti. Persino una scelta tattica giusta può diventare materia ingovernabile se non gestita con la dovuta fermezza. Il nervosismo della squadra è palese. Al di là della vicenda Lukaku sono evidenti certi inestetismi che portano i giocatori a sbagliare continuamente sciupando occasioni e sgretolando sicurezze. Non si possono più vedere partite dal doppio volto. L’Inter che parte male e poi recupera, oppure l’Inter che parte benissimo e non riesce a chiudere le partite. Di Inzaghi ammiriamo l’atteggiamento sempre composto ma ormai ciò che ha buttato via in questi anni (scudetto compreso) comincia a pesare di più di quanto non sia riuscito a portare a casa. E per una grande squadra questo aspetto diventa insostenibile. Contro il Benfica o sarà rilancio o ultima fermata.
E se un’occhiata va data alla prossima stagione è impossibile non notare i miglioramenti di un allenatore come Thiago Motta che si è concesso lo sfizio di battere il maestro Gasperini con una prova di gioco sontuosa. Il Bologna è davvero una delizia per gli occhi mostrando una crescita meravigliosa di partita in partita. Motta futuro allenatore dell’Inter? Perché non ipotizzarlo?
Un altro ex Inter come Mou lancia invece la Roma al terzo posto battendo una delle squadre più ostiche del campionato come il Torino di Juric. Due formazioni che si specchiano nella bruttezza, ma anche nella efficacia dei risultati. Fa parte della storia di Mou.
Ciò che invece andrebbe storicamente evitato è l’abbraccio di Ceferin a Gravina. La vicepresidenza Uefa puntella certamente la figura del presidente federale in un momento di grande incertezza istituzionale del calcio italiano escluso dal mondiale e con le inchieste sulle plusvalenze che spuntano da tutte le parti. Non tragga in inganno la nomina perché la giustizia sportiva sarà il vero banco di prova per Gravina e ormai il verdetto del Collegio di garanzia del Coni è sempre più vicino (19 aprile). Se dovesse finire con un ennesimo ribaltamento di giudizio non sarà certamente il cappello dell’Uefa a proteggere Gravina dalla figuraccia planetaria.
Paolo De Paola
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