Il retroscena sulla vita giovanile dell’attuale centravanti dell’Inter tra difficoltà economiche e sacrifici, fino alla redenzione e l’ascesa nell’olimpo calcistico internazionale
La storia calcistica di Romelu Lukaku non è stata sempre tutta rose e fiori. Il fatto che sia nato in Belgio perché lì giocava suo padre Roger ha sicuramente avuto i suoi lati positivi, ma una volta che il denaro è finito la sua famiglia ha dovuto compiere sacrifici enormi per permettere a lui e il fratello Jordan un tenore di vita appena sufficiente al sostentamento.
“Ricordo bene quando capii che eravamo al lastrico. Mamma mi dava sempre la stessa cosa da mangiare, pane e latte, quando tornavo da scuola. Quando sei bambino pensi che certe cose siano normali”, ha raccontato il gigante belga nell’intervista a lui dedicata sul numero di ‘The Players Tribune’. Il bomber nerazzurro ha quindi sottolineato come abbia visto la mamma mescolare l’acqua con il latte, maturando lì la consapevolezza che non potevano neppure permettersi il latte per tutta la settimana.
Quello è stato soltanto uno dei tanti momenti in cui il giovane Romelu ha potuto rendersi conto che la situazione economica della sua famiglia era davvero molto critica. “Non avevamo neppure più la tv, quindi non vedevamo il calcio. Capitava di tornare a casa la sera e le luci erano spente perché mancava elettricità per settimane”. Racconti che sensibilizzano e che passano anche dai gesti di un genitori pronto a tutto per i figli.
Immenso Lukaku, dalle origini al riscatto in Europa
Poi però Lukaku ammette di aver voluto dire basta a questa condizione, imponendosi una promessa: “Sapevo esattamente cosa fare. Tornai a casa e dissi a mamma che avrei giocato nell’Anderlecht. Avevo sei anni“, ha rivelato incredibilmente.
Il resto è davvero tutto ciò che Lukaku può raccontare col sorriso. Perché la sua fisicità, la voglia di mettersi in gioco e le crescenti abilità col pallone hanno fatto sì che potesse scalare le gerarchie del Lierse prima di fiondarsi nelle giovanili del club di Bruxelles, ove ha percorso i primi passi della sua carriera professionale. Quindi il passaggio in Premier League tra Chelsea, Everton e Manchester United, prima dello sbarco in Serie A all’Inter con la cui maglia ha scritto un altro pezzo di racconto nerazzurro. Oggi il ragazzino s’è fatto uomo e non può che essere orgoglioso di sé stesso, del cammino intrapreso, così come della famiglia che lo ha sostenuto giorno dopo giorno in una lotta che sembrava infinita.