Il presente della Ferrari è molto complicato soprattutto pensando a quello che è stato il passato con Michael Schumacher
Guardare quello che è diventata la Ferrari oggi, una scuderia incapace di reggere il passo degli avversari e di lottare per il Mondiale, mette tristezza ai tifosi. Soprattutto pensando che con Michael Schumacher era stato aperto un ciclo vincente che a Maranello non hanno saputo cavalcare.
L’ultimo titolo mondiale è quello di Kimi Raikkonen nel 2007 e l’anno successivo Felipe Massa è arrivato ad un giro dal battere Lewis Hamilton davanti alla sua gente nel GP del Brasile. Da allora in poi ci hanno provato in molti, a cominciare da chi come Fernando Alonso e Sebastian Vettel al volante di altre monoposto il titolo lo aveva vinto.
E invece non è successo, nonostante si sia alternati team principal, tecnici e piloti diversi, siano cambiate più volte le regole così come gli avversari. Oggi tocca a Charles Leclerc e Carlos Sainz che non stanno lottando alla pari e non solo per colpa loro. E così chi ha le Rosse nel cuore, come Luca Cordero di Montezemolo soffre sapendo di non poter fare nulla.
Lui ha vissuto due epoche storiche in casa Ferrari, lse vogliamo le ultime due grandi ere. Prima negli anni ’70 Montezemolo è stato direttore sportivo a Maranello, oltre che braccio destro operativo in pista di Enzo Ferrari. E allora erano arrivate le due vittorie con Niki Lauda ma anche Jodie Scheckter.
Poi era tornato nel 1991, dopo l’esperienza per dirigere l’avventura dei Mondiali 1990 di calcio in Italia. Presidente fino al 2014, amministratore delegato fino al 2006 e anche grazie a lui era stata aperta l’era di Michael Schumacher in pista con Jean Todt (e non solo) al muretto per una storia che tutti ricordano con commozione.
Oggi può solo essere testimone di quell’epoca d’oro e soffrire per quello che invece adesso non sta succedendo. Perché la Ferrari ti resta nel cuore sempre, anche quando ormai non ne fai più parte, come ha confessato ospite di Corrado Formigli a PiazzaPulita su La7. Parlare di quello che vede in pista nei weekend di Formula 1 gli fa male, ma è un dato di fatto che nessuno può smentire anche se è difficile rialzare la testa.
La ricetta vincente secondo Montezemolo? Riorganizzare una volta per tutto la struttura del team andando a cercare i migliori tecnici sul mercato, come avevano fatto loro nella prima metà degli anni ’90 costruendo pezzo dopo pezzo un gruppo vincente.
Con orgoglio ricorda che molti lo hanno definito un Dream Team. Perché oltre a Todt erano arrivati anche ingegneri e tecnici come Domenicali, Brawn e Byrne. Poi fu il turno di Michael Schumacher che nel 1996 aprì il suo ciclo anche se dovettero aspettare fino al 2000 per un titolo.
“Prima, anche con Superman al volante, non ci saremmo riusciti. Lauda è stato uno degli amici più importanti della mia vita, abbiamo cominciato insieme a lavorare. Schumacher invece è stato il pilota che ha vinto di più alla Ferrari. E avevano in comune una cosa: quando si vinceva, si vinceva tutti insieme. Quando si perdeva, si perdeva tutti insieme”.
Oggi invece manca una vera cultura sportiva, sia in posta come in azienda, ma non mancano le risorse. Come Leclerc, che certamente è un pilota forte sul giro secco. Solo che gli anni passano e anche lui, pur essendo ancora giovane, sente di non avere le stesse chances degli altri. Avrebbe bisogno di una macchina competitiva, ma oggi non c’è.
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