Quando si pensa al cosiddetto bomber di provincia, Francesco Tavano, per tutti semplicemente "Ciccio", rappresenta uno degli esempi più espliciti del concetto. Intendiamoci: l'ex attaccante ha militato in squadre importanti come Valencia e Roma, ma nell'immaginario collettivo sono ricordate soprattutto le grandi giocate e le tante regalate in periferia, per esempio con la maglia dell'Empoli.
Sembra passato molto tempo da quando Tavano è uscito dai radar, ma la verità è che soltanto da pochi mesi ha smesso di giocare: la fiamma interiore per il calcio che ne ha contraddistinto il percorso in carriera, l'ha mantenuta accesa fino alla fine.
Che sia Serie A o campi di provincia per te non ha mai fatto la differenza. Cosa rappresenta per te il calcio?
"È una grande e pura passione che ho dentro e che non si esaurisce. Lo dimostra il fatto che sono andato avanti a giocare fino a 43 anni…".
E che continui in altre vesti, ora.
"Sì, spero davvero in futuro di rimanere a lavorare sempre nell'ambiente calcistico, non voglio uscirne".
Mi parli del tuo rapporto con il Castellani e con Empoli?
"Diciamo che il colore azzurro dell'Empoli ce l’ho cucito addosso. Visto che ho conosciuto il calcio vero a Empoli e devo tutto a Empoli ed all'Empoli".
Cosa ricordi del giorno in cui arrivò la chiamata da un Valencia pieno di campioni?
"Ero contento e emozionato quel giorno. Sapevo di andare a giocare in una squadra forte, che allora era in una presenza fissa in Champions League ed era piena di campioni".
Cosa non funzionò nella gestione di Quique Sanchez Flores?
"Preferisco non parlare più della sua gestione in quei mesi. Se le cose non funzionarono infatti, la colpa fu anche mia, come è normale".
Hai sfiorato il Mondiale 2006: sentivi di poterci andare senza la sfortuna di mezzo?
"Beh, venivo da una grande stagione con l’Empoli in seria A: feci 19 reti. Fui convocato allo stage finale da Lippi, ma per infortunio non riuscii nemmeno ad allenarmi ed a provare di conquistarmi la convocazione in Germania. Si vede che doveva andare così…".
Oggi c'è carenza in attacco, infatti abbiamo convocato Retegui. Davanti tu avevi gente come Del Piero e Totti. Hai mai pensato: "Se giocassi oggi…"?
"Certo! (ride, n.d.r.). Ma non sarò stato l’unico a fare questo tipo di pensiero, vista la carenza di attaccanti Italiani. Comunque sono contento di aver giocato in quel periodo, insieme e contro grandi campioni come quelli che hai citato".
Spalletti ti chiamò alla Roma: cosa ricordi di lui? Era speciale, come oggi risulta evidente a tutti?
"Un grande allenatore sotto tutti i punti di vista: non lascia nulla al caso. Sono contentissimo per quello che sta facendo a Napoli, se lo merita. E' come dici tu, in una parole: speciale".
Che ricordo hai dell'esperienza in quella Roma fortissima?
"Un'esperienza breve, ma emozionante. Innanzitutto perché giocare insieme ad un certo Totti non ha avuto prezzo per me. Ho tanti bei ricordi nella capitale".