Si può dire? Diciamolo. Raramente abbiamo visto un’Italia così brutta e, credete, non è una questione di tattica o gioco, ma di atteggiamento. Agli azzurri manca entusiasmo e, forse, il problema è che il primo a essere poco convinto dell’ambaradan è Roberto Mancini. Per carità, è solo un’impressione, ma se nei giorni del suo insediamento era il ct ad aver bisogno dell’azzurro per “ricaricare” una carriera in fase calante, ora il tecnico campione d’Europa in carica sembra sentirsi al di sopra della sua missione, appare non così coinvolto e un filo supponente. Una roba del tipo: cosa ci posso fare se questa è la minestra? Ecco, l’allarme azzurro suona ben al di là delle due brutte prestazioni contro Inghilterra e Malta perché va oltre il campo.
Buone notizie? Una: formula alla mano non qualificarsi ai prossimi Europei è praticamente impossibile e, quindi, abbiamo un po’ di tempo per provare a sistemare le cose. A patto che tutti siano convinti di quello che stanno facendo, sia chiaro.
Una cosa su Retegui: il ragazzo è venuto a dare una mano e ci è riuscito molto bene, il resto lo stiamo facendo noialtri, capaci di trasformare giocatori che fino a due settimane fa neanche conoscevamo in “tutti vogliono Retegui, il campionino. C’è l’asta internazionale”. Meraviglioso.
Una cosa su Petagna e Balotelli: il fatto che Petagna e Balotelli avanzino le loro legittime pretese in ambito azzurro è – con tutto il rispetto – la riprova che là davanti abbiamo un problema serio.
E abbiamo finalmente concluso codesta sosta per le Nazionali, devastante come e più delle altre. Ci si ributta a capofitto sulle faccende di casa nostra e non solo.
Su Conte, per dire. L’ex tecnico del Tottenham saluta Londra e la prima cosa che tutti si chiedono non è “come mai la sua esperienza con gli Spurs è andata male?” ma “chi avrà la fortuna di portarselo in panchina?”. Cioè, che Conte sia bravissimo lo dice la sua carriera, che sia arrivato a un punto in cui il suo ingaggio debba passare da un’attenta analisi costi/benefici, pure. Conte guadagna molto, pretende investimenti parecchio cari e non contempla la diplomazia. Tutti aspetti che si scontrano con i nostri “poveri” club tricolori, costretti a contare le cento lire. E allora sì, beato chi se lo porterà a casa, a patto che abbia gli strumenti – economici e psicologici – per poterselo permettere. Viceversa, meglio lasciar stare.
E poi una cosa extra-calcio. Più o meno. C’è questo incredibile evento andato in scena un paio di giorni fa che appare decisamente incredibile. E un po’ spaventa. Si tratta di un torneo di calcio a 7 chiamato “Kings League”, una simpatica competizione messa in piedi qualche mese fa dall’ex giocatore Gerard Piqué che è tutto tranne che una facezia. Per il suo evento finale ha radunato oltre 90mila spettatori al Camp Nou e 2 milioni di persone collegate via social. Un trionfo con tanto di “partecipazioni vip” (Neymar in collegamento, per dire) e un’età media tendenzialmente molto bassa. Questo per dire cosa? Niente, occhio a quel che attrae i nostri ragazzi perché – volenti o nolenti- sono loro il pubblico del futuro.
E dopo questa osservazione da fetentissimo boomer, chiudiamo con due postille:
1. Maignan ieri sera ha realizzato una parata che va oltre la fisica. Fenomeno.
2. Se n’è andato Gianni Minà, un gigante del giornalismo. Il termine “gigante” è troppo spesso abusato, non in questo caso.
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