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ESCLUSIVA SI Boto: “Inter, occhio al Benfica. Napoli la migliore d’Europa”

Testa al campionato, ma la mente di molti appassionati inevitabilmente andrà anche alle non lontane sfide di Champions: Inter, Milan e Napoli hanno il delicato compito di non distrarsi troppo in queste settimane che precedono le notti europee. I nerazzurri dovranno recuperare punti persi, morale e fiducia per arrivare al meglio al delicato match contro il Benfica, mentre del duello fra partenopei e rossoneri si potrà avere un primo assaggio in questo fine settimana, in Serie A.

In esclusiva ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto in esclusiva José Boto, direttore sportivo del Paok Salonicco ed a lungo nei ranghi proprio del Benfica, oltre che dello Shakhtar Donetsk. Con lui abbiamo parlato del match che attende la squadra di Inzaghi e di come i club italiani siano tornati a dire la loro, quest'anno.

Chi pensa che vincerà la Champions League?

"La favorita per la vittoria per me è sempre la stessa: il Real Madrid, specialmente se in panchina c'è Ancelotti. Ma il calcio è bello perché regala sorprese: di sicuro una fra Benfica, Inter, Napoli e Milan arriverà in finale. Nella mia opinione, amando il suo modo di giocare, vorrei che il Napoli trionfasse. Perché con Spalletti pratica il calcio più bello e pericoloso d'Europa".

Che ne pensa del livello del calcio italiano, oggi?

"Il livello del calcio italiano sta crescendo nella mia testa, per 2 motivi. Il primo: la qualità degli allenatori. La nuova generazione dei vostri tecnici ha idee brillanti. E dico questo avendo lavorato con De Zerbi in Ucraina, che è un top e vedo che ha influenzato molti altri allenatori".

Ed il secondo?

"L'Italia sta crescendo nello scouting. Aveve molti ottimi talenti. Questi due aspetti rendono la qualità della Serie A in crescita".

Napoli-Milan che match sarà?

"Il Milan ha più esperienza in questo tipo di competizione. Ma il Napoli è il miglior club in Europa al momento e penso che avrà la meglio nel doppio confronto con i rossoneri".

Quale sarà la chiave del match fra Inter e Benfica?

"Penso che in questi match a fare la differenza siano soprattutto i dettagli. L'Inter dai tempi di Conte la ricordo molto preparata sotto questo aspetto. Il Benfica oggi come oggi gioca meglio, è più una squadra improntata al dominio del gioco rispetto ai nerazzurri, che non hanno la stessa qualità, anche se difensivamente si muovono molto bene. Questo per dire che rispetto alla sfida contro i Dragoes, la squadra di Inzaghi incontrerà più difficoltà a mio avviso".

Pensa che ci sia il rischio, in Italia, di sottovalutare una squadra forte come il Benfica?

"Non riesco ad immaginare come qualcuno oggi possa sottostimare un club portoghese. l'Inter poi ha passato il turno con il Porto meritando, ma allo stesso tempo avendo anche un po' di fortuna, perché ha sofferto molto. Ovviamente il calcio portoghese non è considerato come il migliore, è sicuramente un gradino sotto altri. Chi capisce di calcio però non vedo come possa sottovalutare oggi uno dei nostri club".

Lo stesso vale anche per la Juventus?

"Sì, esatto. Lo Sporting Lisbona ha giocato alla pari ed eliminato l'Arsenal e non penso che i bianconeri faranno l'errore di prenderlo sottogamba".

Ai tempi dello Shakhtar Donetsk ha affrontato più volte l'Inter in pochi anni, fronteggiando prima Conte e poi Inzaghi. Che differenze ha notato fra le due squadre, rimaste simili nell'ossatura in termini di nomi?

"Si l'abbiamo affrontata molte volte, eliminandola quando c'era Conte, ai gironi di Champions. E quella squadra era organizzata perfettamente dal suo tecnico, oltre ad avere grandi giocatori. Fra le due (quella di Conte e quella di Inzaghi), vedo due tipi diversi di approccio alla partita. Anche con Inzaghi i nerazzurri rimangono una squadra in grado di battere chiunque nel mondo. Ci sono giocatori in grado di fare la differenza nelle sfide europee".

Ha visto all'opera (contro il suo Shakhtar) forse il miglior Lukaku degli ultimi anni. Sarà essenziale per l'Inter recuperare quella versione di Romelu?

"E' vero: il miglior Lukaku è un giocatore veramente difficile da marcare. La sua forza è impressionante. Ed è molto grosso: mi ricordo quando un tiro di Barella contro di noi nel girone di Champions venne "salvato" dalla sua presenza sulla traiettoria (ride, n.d.r.). Scherzi a parte è un mostro quando sta bene: se lui è al top l'Inter è una squadra molto più pericolosa".

Ha lavorato a lungo al Benfica: in che modo riescono a scovare tanti talenti, ogni anno?

"Questo Benfica nasce da lontano, da un modello che ha cominciato a creare ancora nel 2007: il Presidente mise in piedi un sistema di lavoro che prevede un forte scouting e la vendita di giocatori per rimanere competitivi in patria e in Europa. Ha creduto molto in questo tipo di lavoro Se prendi i cinque giocatori e solo uno si afferma non è un problema".

E non ne avete scoperti pochi…

"Di Maria, Witsel, David Luiz, Ederson, Oblak… Molti giocatori sono passati da lì prima di arrivare al top. Due fattori lo hanno reso possibile: un ottimo lavoro di scouting e lo sviluppo dell'Academy. Con questo modo di fare è arrivato a due finali di Europa League e oggi Rui Costa continua con questa filosofia a quanto vedo".

Quale giocatore è più fiero di aver scoperto?

"È veramente difficile per me rispondere a questa domanda. Il nostro era un grande lavoro di squadra e sono orgoglioso di vedere che oggi il Benfica è così competitivo anche in Europa. Sono orgoglioso anche di vedere come lui costa sta portando bene avanti questo tipo di lavoro".

E lei, come si trova a lavorare al Paok, oggi?

"Ho trovato una realtà diversa da quella alla quale ero abituato. Arrivando da Benfica e Shakhtar, il modus operandi era quello di valorizzare giovani calciatori per poi venderli al meglio. Qui invece si pensa che sia più facile vincere con giocatori d'esperienza, grandi nomi e curriculum. Mi sono adattato a questa nuova realtà, non è stato facile e questo  processo d'adattamento è ancora in corso. Attualmente siamo a 5 punti dalla vetta e speriamo di fare il meglio in questo finale di stagione". 

Si vedrebbe a lavorare in Italia, un domani?

"L'Italia è uno dei 5 top campionati d'Europa, un campionato al quale non si può dire di no. Se un giorno dovesse arrivare una proposta dalla Serie A, sicuramente l'ascolterei, poi fra l'accettare o meno ci sono in mezzo molti fattori. In questo momento poi l'Italia ha una nuova generazione di allenatori e calciatori che possono rendere il vostro campionato uno dei più attraenti del mondo".

Redazione

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