“Mi hanno tradito”, Nicolò Zaniolo: l’attacco alla Roma scatena le polemiche. Prima intervista ufficiale dell’attaccante ligure dopo l’addio alla Capitale
Non parlava da tempo, Nicolò Zaniolo. Il 24enne attaccante ligure che a febbraio è stato ceduto al Galatasaray per una cifra non superiore ai 15 milioni di euro, dopo mesi di forzato silenzio ha rilasciato una lunga e dettagliata intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha voluto raccontare la sua verità, facendo chiarezza su alcuni aspetti rimasti finora oscuri del suo rapporto con la Roma. E sono proprio le dichiarazioni relative alla rottura con il club capitolino quelle destinate a far discutere più di tutto il resto. Parole e frasi rivolte soprattutto a qualche dirigente e agli ex compagni di squadra.
Il primo pesante affondo è rivolto alla società: senza fare nomi Zaniolo punta il dito contro quelli che all’interno del club gli hanno sbattuto la porta in faccia. “Potrei parlare ore di promesse non mantenute. Mi dicevano che ero una punta di diamante, invece sono sempre stato considerato solo una plusvalenza. Per due anni mi è stato detto che il nuovo contratto era pronto”.
Ma Zaniolo non si ferma qui: “A gennaio dell’anno scorso avrei firmato a poco più di quello che guadagnavo, perché a Roma stavo bene e sapevo che c’erano problemi con il Fair Play Finanziario. Dopo tante chiacchiere mi sono stufato. Se io devo riflettere sul mio addio, penso che debbano farlo anche altri”. Sarebbero stati dunque i dirigenti della Roma a non volere la sua conferma in giallorosso.
Ma il cuore dell’attacco di Zaniolo alla Roma è l’accusa esplicita di tradimento rivolta a quelli che ora sono i suoi ex compagni: “Sono rimasto molto deluso da quasi tutti. Non voglio fare i nomi ma si tratta della stragrande maggioranza di loro. Mi dicevano che erano miei fratelli ed invece non mi hanno nemmeno salutato quando sono andato via”. Un vero e proprio j’accuse che farà certamente discutere da qui ai prossimi giorni.
Assoluzione piena invece nei confronti di Josè Mourinho, che in effetti lo ha sempre difeso soprattutto nei momenti più difficili: “È un grandissimo allenatore e una grandissima persona. Mi ha fatto giocare quasi sempre. Certo, lui è abituato a gestire i fuoriclasse e io non lo ero. Mi sarebbe piaciuto averlo fra quattro o cinque anni, però mi ha dato tanto lo stesso”.
Ma se il rapporto con la Roma è ormai chiuso definitivamente, quello con la città è ancora recuperabile: “Dove c’è odio c’è anche amore, il tempo prima o poi risolve tutto. Ci sono tante persone che mi vogliono ancora bene e sarei felicissimo se mio figlio Tommaso diventasse tifoso giallorosso”.
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