Jorge Paulo Futre è un nome che in Italia, soprattutto agli appassionati di calcio più datati, può suscitare un mix di ricordi malinconici ed allo stesso tempo carichi di affetto. Stella del Porto che vinse la Coppa dei Campioni nella stagione 1986/87 – e che gli permise di sfiorare il Pallone d'Oro arrivando secondo dietro a Ruud Gullit – Futre approdò nel 1993 in Italia, alla Reggiana, salvo fermarsi dopo appena una partita a causa di un grave infortunio. Questo non gli impedì di rimettersi in piedi e vincere uno Scudetto con il Milan di Capello, l'anno successivo, pur se continuamente perseguitato da noie fisiche.
L'ex campione portoghese è intervenuto in esclusiva ai microfoni di SPORTITALIA, per parlare dei suoi ricordi nel Belpaese, ma anche per commentare l'attualità e le coppe europee, che vedono alcuni incroci fra squadre del suo passato ed i club italiani: prossime avversarie di Inter e Juventus (Benfica e Sporting Lisbona) e lo stesso Milan, che affronterà il Napoli.
Paulo, che ricordo ha dell'Italia?
"L'Italia per me ha rappresentato un sogno, da quando avevo sedici anni. Calcisticamente, non ho avuto la possibilità di dimostrare il mio potenziale: alla prima partita con la Reggiana mi sono fatto male al ginocchio, ma il ricordo resterà nel mio cuore per sempre. Non potrò mai, mai dimenticare come sono stato accolto e come mi ha trattato tutta la città di Reggio Emilia".
Ha espresso il desiderio di tornarci, a Reggio Emilia. Ha già programmato questo viaggio?
"Vorrei tornarci presto, sì, vediamo se già in questi mesi: ho avuto un problema al cuore, per questo dico così, ma mi piacerebbe comunque venirci quest'anno e riabbracciare tutta la città, ringraziare di persona. Ho giocato poco, ma ho ricevuto un amore unico".
Anche l'anno successivo, al Milan, non è stato fortunato.
"Il ricordo delle tre operazioni al ginocchio è durissimo. Ripenso alla guerra fra la testa ed il mio fisico. Al terzo intervento tutti pensavano che non potessi più giocare, invece sono tornato e sono diventato campione d'Italia con il Milan. Quel Milan era la squadra più forte del mondo. E' stato un sogno arrivare lì, allenandomi con chi ha scritto la storia del calcio".
Era dura affrontare Baresi e Maldini in allenamento, o era dura anche per loro provare a fermarla?
"Baresi e Maldini erano insuperabili, mi hanno aiutato tantissimo. Dai, quando stavo bene penso che fosse difficile anche per loro (ride, n.d.r.), gli allenamenti erano stimolanti. Il rispetto reciproco che c'è stato fra di noi è stato enorme. Due miti rossoneri, che resteranno per sempre: è stato un onore giocare con loro".
Capello che allenatore è stato per lei?
"Con Capello avevo un rapporto stupendo. Mi conosceva da quando giocavo all'Atletico Madrid. Arrivai al Milan dopo le operazioni al ginocchio, feci la tournée in Asia con loro e fu proprio lui a volermi, assieme a Berlusconi. Quella stagione mi dava sempre stimoli e fiducia, aveva un grande carisma. Mi ha dato coraggio per tornare a giocare ad alto livello".
Venendo al calcio di oggi, due sue ex squadre hanno trovato sulla loro strada l'Inter: il Porto ed ora il Benfica. Che sfida sarà quella dei quarti?
"Credo che l'Inter volesse il Benfica e che il Benfica volesse l'Inter. La squadra di Schmidt vive un gran momento, quella di Inzaghi ha l'entusiasmo di essere tornata a giocarsi un quarto di finale, che è sempre un grande traguardo. Essere fra le 8 grandi d'Europa non è da poco. Credo sia una sfida da 50 e 50, una sfida equilibrata dove può succedere di tutto".
Contro i Dragoes i nerazzurri sono stati bravi ed anche fortunati: servirà qualcosa in più, per sognare la semifinale?
"In Champions, quando arrivano le partite ad eliminazione diretta, il fattore-fortuna conta eccome, per andare avanti: senza difficilmente si va avanti. L'Inter ne ha avuta contro il Porto, da tanti punti di vista: sia per i legni, che per l'assenza di Otavio che è il migliore calciatore della squadra. La sua espulsione ed il conseguente forfait per il ritorno hanno pesato. Così è il calcio, vedremo contro il Benfica la fortuna a chi sorriderà: essendo una sfida equilibrata, sarà importante".
Il Milan se la vede con il Napoli, che molti indicano come favorito. E' d'accordo?
"Per come sta giocando il Napoli dovrei dire che è super favorito. La Champions però è una competizione completamente differente dalla Serie A: gli Azzurri hanno praticamente vinto lo Scudetto grazie al loro gioco spettacolare, ma nel doppio confronto con il Milan non vedo realmente una squadra più avanti. In 180 minuti può succedere di tutto, contano tanti fattori come i dettagli".
La Juventus con lo Sporting Lisbona, che prospettive ha?
"La Juventus per salvare la propria stagione, orribile per certi versi, ha l'occasione di poter vincere l'Europa League. Daranno tutto per farcela ed hanno una squadra forte. Allo stesso tempo lo Sporting ha eliminato l'Arsenal, che comanda la Premier, dunque può pensare di eliminare questa Juve, contando anche sul grande entusiasmo generato dalla vittoria sui Gunners. Non penso che i bianconeri siano favoriti, anche qui dico che sarà un match alla pari".
Quest'anno sei italiane sono ancora in corsa in Europa. Non sarà ai livelli della sua Serie A, ma vede il nostro calcio in ripresa?
"Sì. Tre squadre su otto in Champions sono italiane. Una delle quali è sicuramente già in semifinale. Se consideriamo che delle 8 rimaste, soltanto una potrà vincere, voi ne avete una già con un passo avanti.. insomma le possibilità ci sono di vedere una italiana vincere. Negli anni '90 ed anche nei primi anni 2000 era un'altra cosa: il vostro era il miglior calcio, tutto il mondo aveva paura delle italiane. Dopo tanti anni però il vostro calcio sta facendo qualcosa di incredibile: è questo il posto dove deve stare. E lo stesso vale per la Nazionale azzurra".
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