Dopo l’abbuffata di Champions – tre squadre qualificate ai quarti su tre presenti agli ottavi – , l’Italia calcistica attende i risultati delle due squadre ancora impegnate in Europa League: la Juventus e la Roma. Delle due, quella che sembra partire più agevolata dopo i primi 90 minuti è la squadra di Mourinho che, grazie alle reti di El Shaarawy e Kumbulla, ha regolato per 2 a 0 la Real Sociedad all’Olimpico.
Per parlare della sfida di questa sera (calcio d’inizio alle 21:00), la redazione di SPORTITALIA ha contattato in esclusiva Mehmed "Meho" Kodro, ovvero uno dei bomber più prolifici della storia della prossima avversaria della Roma (81 gol in 146 presenze, che lo rendono il quarto miglior marcatore di sempre del club). Kodro, ex jugoslvavo e poi bosniaco, oggi allena lo Stade Lausanne in Svizzera.
Che ne pensa della partita di stasera?
"E' molto complicata. La Roma ha tutto sicuramente tutto a suo favore per passare, dopo la prima partita. La Real Sociedad però è una squadra bella da vedere, pericolosa, ben costruita ed organizzata. Negli ultimi anni ha riservato diverse sorprese nel campionato spagnolo, quindi attenzione".
Crede ancora nella rimonta per il suo ex club, dunque?
"Beh, è una bella squadra, veloce e che sa cosa fare e come colpire: io starei attento, perché anche il risultato della prima partita è stato incerto, è ancora aperto. Se la Real si dovesse trovare con un gol di vantaggio, allora potrebbe ancora succedere di tutto".
Che ne pensa della Roma di Mourinho? Può vincere l’Europa League?
"Non ho dubbi che la Roma possa vincere l'Europa League. A Mourinho piace molto giocare questo tipo di competizione, ad eliminazione diretta in due partite, è uno specialista. Per la storia che ha e per ciò che rappresenta, è una delle favorite per alzare il trofeo".
Cosa significa la Real Sociedad, per lei?
"Per me significa molto questo club. Infatti vivo a San Sebastián: mi è rimasta nel cuore, così come la vita qui, la città. Vivere a San Sebastián mi ha aiutato molto dal punto di vista umano e calcistico. Ci sono molto affezionato".
Come la accolse questo club, quando scappava dagli orrori della guerra nella ex Jugoslavia con la sua famiglia?
"Quando parlo del lato umano, penso a quel periodo. Arrivai da un Paese in guerra ed il club mi accolse a braccia aperte, facendomi sentire a casa e dandomi tutto ciò che mi mancava, in quel periodo drammatico. Sarò per sempre legato e grato per questo".
Dopo la Real Sociedad, è approdato alla corte di Cruijff al Barcellona: cosa le ha lasciato un genio del calcio come lui?
"Cruyff ha segnato un'epoca nel calcio. Ha dato grande importanza al posizionamento in campo. Ci ha detto che se fossimo stati ben posizionati avremmo corso di meno: una rivoluzione. Ha anche dato grande importanza alla posizione del calciatore senza palla, rispetto a prima. È anche al ritmo voleva un grande ritmo con il pallone. Diceva sempre che non è il calciatore che deve correre tanto, ma il pallone".
Dal punto di vista umano, cosa la colpiva?
"Sembrava sempre molto sicuro di quello che diceva, e parlava in modo molto semplice, chiaro, diretto. La sua filosofia calcistica e il suo modo di trasmettere i concetti sono ciò che mi hanno colpito di più".
Quando ha allenato la nazionale della Bosnia, ha avuto Edin Dzeko. Che ne pensa del suo connazionale?
"Dzeko è uno dei miei calciatori preferiti. Vale la pena notare che, alla sua età, è ancora nell'élite europea del calcio ed ancora sa come decidere le partite".