Ad inizio stagione la coppia Rrhamani-Kim poteva sembrare un duo inedito, ma oggi è diventata una delle più affidabili in circolazione: la lungimiranza della dirigenza azzurra nel costruire la rosa che sta dominando la Serie A, non si vede soltanto dal rendimento dei vari Kvaratskhelia e Osimhen.
Se Spalletti riguardo al sudcoreano si è spinto a dire che lo considera il migliore di tutti, anche Rrahmani è divenuto ormai una garanzia per l'allenatore di Certaldo, con l'aggiunta della pericolosità sulle palle inattive, come dimostra il gol all'Atalanta di sabato scorso.
In esclusiva per SPORTITALIA ha parlato Bylbyl Sokol, ovvero il tecnico di Rrahmani al KF Drenica, nella Superliga del Kosovo. Sokol ha seguito l'affermazione di Amir prima del trasferimento al Partizan Tirana, in Albania.
Mister Sokol, può raccontarci come ha conosciuto Rrahmani?
"Amir viveva nella capitale Pristina e giocava in un piccolo club della capitale. Prima passò fra le fila dell'FC Pristina dove venne scartato da un allenatore arrivato dalla Bundesliga".
Una fortuna, per voi.
"E' arrivato da noi da solo, chiedendo di giocare al KF Drenica, che era nella stessa lega (Kosovo Super League). Abbiamo parlato brevemente decidendo di tenerlo per almeno due settimane. Nel primo allenamento si è notato che si trattava di un calciatore dal carattere forte, ma tecnicamente con ancora margini di miglioramento".
Come la convinse a tenerlo con sé?
"In allenamento, Rrahmani si è distinto per l'impegno nel lavoro, lo stretto rapporto con i compagni, in partita era intransigente e molto intelligente nell'eseguire gli ordini impartiti dall'allenatore: non ci volle molto a capire che valeva la pena di tesserarlo".
Come è stata la sua crescita prima di approdare in Albania?
"In Kosovo è cresciuto subito, distinguendosi per la sua fisicità. la difesa disciplinata e per la sua pericolosità sulle palle inattive: segnava spesso di testa sui piazzati. Dopo 1 anno e mezzo nella Super League, ha iniziato a ricevere inviti dai club della Super League albanese, che a quel tempo era di qualità superiore, fino alla partenza".
Com'era da ragazzo?
"Ricordo un giovane educato, disciplinato e molto puntuale. Voleva ottenere tutto con diligenza ed il duro lavoro. Era molto amichevole con i suoi compagni di squadra e molto ambizioso".
Pensa che il suo paese in guerra possa averlo fortificato nella crescita?
"Penso di sì. Molti calciatori in Kosovo sono cresciuti in condizioni difficili e si capisce che le sofferenze di molte famiglie per il regime serbo, le infrastrutture distrutte, i traumi, un campionato molto difficile da mantenere e il lunghissimo isolamento del Kosovo dalla UEFA e la FIFA, sono servite a creare atleti con caratteri forti, tra cui Rrahmani. Come molti calciatori di questa generazione, Amir si caratterizza per il suo impegno, approccio e tenacia nel raggiungere i suoi obiettivi di calciatore".
Avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe arrivato a dominare un campionato in Italia?
"Avevo grande fiducia sul fatto che sarebbe stato un ottimo calciatore. Difficile immaginare che un giorno sarebbe andato al Napoli, il club dove ha giocato Maradona. Da notare che ovunque Rrahmani abbia giocato, anche partendo da riserva, è diventato rapidamente un componente fondamentale della squadra. In Kosovo è riuscito a trovare un posto in prima squadra partendo dalla panchina, lo stesso è accaduto in Albania, Croazia e Italia. Ovunque”.
Cosa gli direbbe oggi se gli parlasse? Gli consiglierebbe di restare al Napoli?
“Considerando lo stato di forma del Napoli in questo momento, suggerirei di restare lì dov’è. Finché il Napoli avrà questo stile, questa forma, le qualità di Rrahmani si esalteranno ogni giorno di più. Conoscendolo, non sarà soddisfatto dei suoi successi e sarà sempre alla ricerca di qualcosa di più. Pertanto, gli auguro solo successo e fortuna per la sua carriera”.