Primo punto: le due giornate di squalifica confermano che Mourinho ha sbagliato. E sbagliato così tanto da non meritare sconti. Secondo punto: l’arbitro Serra non può essere definito un “omuncolo” (cit). Terzo punto: il tecnico della Roma che si nasconde dietro “marchette” pubblicitarie per lanciare messaggi politici fa “prostituzione intellettuale” (cit). Incanalata la vicenda nel giusto alveo si può “serenamente” discutere di pesi e di misure. Nessuno nega il fascino giornalistico di certi personaggi ma a tutto c’è un limite. Comprensibile che tifare per il più forte sia pratica abbastanza diffusa, ma se, per una volta, in un ambito qualsiasi, c’è una reazione di dignità contro l’arroganza perché prendersela con il più debole? Si dirà perché un arbitro ha il potere di ammonire e di espellere. Vero. Ma per quanto tempo deve sopportare rendendo elastico fino all’inverosimile il limite del buonsenso prima ancora di esercitare il proprio potere? Il deferimento di Serra probabilmente porterà conseguenze anche sulla sua carriera, ma siamo così sicuri di avere il diritto di giudicare con disprezzo un percorso professionale che comunque lo ha portato in serie A? Davvero crediamo che chiunque abbia il diritto di bastonare chi ha infinitamente minore potere mediatico rispetto a chi ne ha tantissimo? Solo domande che nascondono legittimi dubbi su una vicenda che ha esaltato più pulsioni tribali che dibattiti civili. Non si tratta così una persona, ancor prima che un arbitro. E ricordiamoci sempre di tutti i giovani arbitri picchiati nelle categorie minori. Rispetto, ci vuole rispetto. Si è detto: però Serra ha risposto con “sufficienza” a Mourinho, come si è permesso? Addirittura, come si è permesso di sfidare uno che ha storicamente preso per i fondelli mezzi mondo, da Ranieri a Lo Monaco sfottendoli persino sui loro cognomi con il gregge che ammiccava e sorrideva evitando accuratamente qualsiasi domanda scomoda. Andiamo, finiamola con questa stomachevole ipocrisia.
Mourinho viene trattato con tanto riguardo perché riempie gli stadi e propone un titolo al giorno. D’accordo, ma è anche uno che giudica gli altri dall’alto della sua eccezionale carriera e non ama essere preso in castagna. Però qualche volta succede e bisogna accettarlo. Perciò fa bene la Roma a calare il silenzio su questa vicenda. Silenzio che invece non dovrebbe avvolgere l’ennesima “impresa” della giustizia sportiva. Qualcuno ha compreso il motivo della sospensione del giudizio (prima volta nella storia) per poi riconfermarlo dopo la partita con la Juve? O forse non bastavano le parole di Mourinho rivolte a Serra. “Sei un uomo di merda… Vergogna. Evito di pensare che sei di Torino e domenica non mi vuoi in panchina contro la Juve…». E invece Mou è andato in panchina contro la Juve. Peccato che adesso salterà il derby, ma permane il brutto dubbio che qualcuno si sia lasciato condizionare da quella frase rivolta alla Juve. Un bersaglio sempre di moda. Sbaglia invece bersaglio l’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini. Prendersela con le società multi indebitate proprio alla vigilia della sfida contro il Napoli, club in maggiore salute economica a livello europeo sembra quanto meno avventato. Forse si è trattato di un discorso generale ma anche in questo caso si tratta di un azzardo. Il tecnico ribadisce di sentirsi felice, ogni giorno, alla guida di una squadra che produce così tanti utili. Ma una squadra deve produrre utili o raggiungere risultati sportivi? Forse questo punto ci risulta meno chiaro. Gasperini è un ottimo allenatore e l’Atalanta è espressione di un calcio bello e propositivo ma finora “zeru tituli” direbbe qualcuno di cui abbiamo parlato qualche riga più in alto. Gli allenatori facciano gli allenatori senza sentirsi filosofi o manager. Ognuno svolga il proprio mestiere con i propri obiettivi.
Paolo De Paola