Giustizia sportiva casereccia: rapidissima con la Juve, lenta con Mou. La metamorfosi di Sarri, le certezze di Spalletti. Stadio: Milan e Inter avanti separate sperando che Sala non continui a frenare

La Corte d’Appello federale è davvero un disastro. Come la FIGC, del resto. Per la Juve si decide subito sui -15, mentre per Mourinho è necessario un supplemento d’indagine. Non male. Forse non sbagliamo a ricordare che fu proprio Chinè a stabilire che la Juve doveva stare dietro la Roma. Quando si rimetterà mano a una giustizia sportiva a orologeria sarà sempre troppo tardi. Ci piacerebbe pensare che la Giustizia (appunto con la maiuscola) non pendesse da nessuna parte soprattutto per ragioni di tifo che non è affatto materia secondaria. Forse un’utopia in un Paese abituato a dividersi su tutto: sulla pandemia, sulla guerra, sui morti in mare. Come se certi argomenti possano diventare motivo di scontro strumentale. Raccapricciante ma vero, come fra le peggiori gang in difesa del proprio “territorio”. Non c’è rispetto per nulla pur di far scempio della verità. Il buono e il cattivo dipendono dall’appartenenza: viviamo in questa epoca. Con il politicamente corretto sempre in soccorso dell’opportunismo. Bisognerebbe fare le barricate ovunque come Sarri contro il Napoli. Altro che gioco d’assalto con il 35 per cento di possesso palla e 5-5-0 a scudo. Il famoso catenaccio e contropiede di italica memoria (risorto nelle mani di chi fece coniare il termine “sarrismo”per l’impeto offensivista) e liberamente ispirato dall’Eintracht che ne è stato il più recente ma maldestro esecutore in Europa. Spalletti fa buon viso a cattivo gioco insieme a chi commenta come Borja Valero e nel rendere, entrambi, doverosi omaggi ai vincitori non mancano di sottolineare la nuova versione difensivista di una Lazio camaleontica. Ma si sa, nel calcio chi vince ha (quasi) sempre ragione. 

Lo scricchiolio però non mette i brividi al Napoli, semmai lo sprona a proseguire sulla strada che ha meravigliato tutti finora. Andrà aggiunta solo qualche variazione sul tema offensivo. Spalletti lo ha detto rimettendo la sua chiesa al centro del villaggio. Per spostarla ci vorranno troppi imitatori del passato. Impossibile immaginarlo. Nel frattempo si riponga lo champagne in cantina. Ci sarà tempo per festeggiare, ma al momento opportuno. 

Uno sguardo deciso al futuro lo rivolge invece il Milan di Cardinale con la questione stadio attraverso un sondaggio sottoposto ai tifosi. Anacronistico l’atteggiamento del sindaco Sala unicamente proteso alla salvaguardia di San Siro. Da imprenditore, quale è stato, Sala faciliti il compito sia al Milan che all’Inter aiutandoli a trovare aree idonee allo sviluppo dei propri impianti. Assolutamente separati. Si guardi al modello londinese che ne ha cinque solo dedicati alla Premier senza considerare quelli per gli altri sport. Lo stadio mancante fa perdere oltre 100 milioni di indotto alle due milanesi e il vincolo di costruirlo su territorio comunale appare un altro insuperabile cavillo.

Fuori dai Mondiali, giustizia a orologeria, poca attenzione agli stadi, nessuna strategia sui giovani, lungi dal mostrare rinnovamento in chi lo governa, il nostro calcio mostra segnali di vitalità solo attraverso iniziative isolate di singole realtà. Il paradosso è che potremmo arrivare fino in fondo in tutte le competizioni europee. E allora ne riparleremo.

Paolo De Paola

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