Il peggio sembra ormai passato per il Milan di Stefano Pioli. Le vittorie ora tra campionato e Champions sono quattro di fila, e tutte e quattro sono arrivate con 0 gol subiti. Un po’ di fortuna e tanto merito al tecnico parmense che ha trovato la chiave nella nuova disposizione a tre della difesa milanista. Come se non bastassero le buone notizie, ieri a corredo della vittori 2-0 sull’Atalanta, il Milan ha riabbracciato il duo Maignan e Ibrahimovic.
Se lo svedese andava in panchina già da qualche settimana, per l’estremo difensore francese la convocazione di ieri era la prima del 2023. Poco lavoro a dire la verità per Magic Mike (merito del trio Thiaw, Kalulu e Tomori), ma la sensazione che con lui tra i pali il Diavolo rossonero abbia ritrovato un comandante della difesa, un padrone dell’area di rigore, quel regista aggiunto che spesso è mancato quando il Milan doveva alleggerire la pressione avversaria.
Mancava dal 18 settembre 2022, Mike Maignan: 5 mesi e 9 giorni dopo l’ultima volta, quella della sconfitta col Napoli. Ieri ha vestito la maglia numero 16 e si è ripreso la sua porta. La lunga assenza ha pesato in termini numerici e di presenza. Ha pesato sull’ambiente, talvolta andato in tilt immaginando scenari in cui il brutto problema al polpaccio nascondesse dell’altro.
Mike ha risposto con la pazienza e col lavoro. La ricaduta del problema al polpaccio ha dannatamente allungato i tempi e per lui sicuramente non è stato affatto facile. Lo ha voluto ribadire con una storia sul suo profilo ufficiale di Instagram: “Le mie uniche droghe FEDE, LAVORO E VITTORIE“. Un post nemmeno troppo velatamente critico con chi, per settimane, aveva portato avanti fake news sul suo conto.
Per il Milan, però, l’importante è aver ritrovato il suo portiere, uno dei simboli della gestione di Stefano Pioli. Con Magic Mike, la crisi è un ricordo.
Se quello di Maignan è stato un lunghissimo stop non preventivato, dell’altro rientrante di ieri Zlatan Ibrahimovic, si sapeva, doveva stare a lungo lontano dai campi. Un nuovo, grave problema fisico che lo ha bloccato per almeno 6 mesi. Un giocatore con un’altra tempra morale si sarebbe fermato là. A 41 anni per molti non è il caso di insistere, ma Ibrahimovic è diverso. Il fenomeno svedese vuole ripartire e aiutare il Milan a concludere al meglio la stagione. Lo ha detto chiaramente, sente di poter aiutare: “Se sto bene, sono ancora il migliore di tutti e non sto scherzando“. Voglia e ambizione di un campione inossidabile, che al di là dell’aspetto tecnico è mancato al Milan e ai suoi compagni.
Ha dovuto curarsi a lungo altrove e al Milan è certamente mancata la sua leadership morale. In campo, il suo ingresso con estremo sacrificio nei finali delle gare decisive della scorsa stagione è sempre stato un aiuto e un esempio per tutti i compagni. Ora Ibra vuole ripagare l’attesa e magari anche la fiducia del Milan: “Se sto bene posso continuare anche qualche altro anno“. Allontana lo spettro dell’addio al calcio giocato Zlatan, che vuole il meglio per lui e il suo Milan. Perché questo Diavolo rossonero è certamente una creatura di dirigenza e staff tecnico, ma lo zampino di Ibra c’è ed è incancellabile.
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