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ESCLUSIVA SI – Orsolini, lo scopritore: “Il gol? Da piccolo tifava Inter”

5 gol in 9 partite, condite anche da due assist: da quanto è ricominciato il campionato, dopo la sosta per il Mondiale, Riccardo Orsolini non sembra affatto intenzionato a fermarsi. Chiedetelo all'Inter, che ieri ha rimediato un tonfo a Bologna grazie al suo ennesimo guizzo, in un match dove i secondi in classifica sembravano i padroni di casa felsinei. 

 La redazione di SPORTITALIA ha parlato in esclusiva con Remo Orsini, che scoprì il fantasista ancora bambino per portarlo all'Ascoli, dove è cresciuto prima che la Juventus mettesse gli occhi su di lui: "Non l'ho visto dispiaciuto ieri" – scherza il tecnico – ", anche se ha segnato alla squadra per cui tifava da piccolo, l'Inter". Orsini non solo lo ha portato all'Ascoli, ma lo ha seguito nella crescita, allenandolo per 5 anni.

Questo gol è il coronamento di inizio di 2023 fantastico per Riccardo.

“Non ne sono sorpreso. Quando Riccardo sente la fiducia dell’allenatore rende al meglio. Perché sul suo talento penso che nessuno possa avere dei dubbi. Già dal primo momento si vedeva in modo lampante”.

Ce lo racconta, quel momento?

“Passeggiavo nel lungomare qui a San Benedetto e mi soffermai al campetto in sabbia che c’era lì, per salutare un bambino che conoscevo (Lorenzo De Grazia). A giocare con lui c’era, fra gli altri, Riccardo, che era di due anni più giovane. Fece un gol in semirovesciata davanti ai miei occhi ed altre acrobazie a ripetizione…”.

Non se lo fece sfuggire.

“Chiesi subito di lui: “E’ il figlio di Paride” – mi dissero. L’anno dopo lo portai con me a fare i Pulcini all’Ascoli. Ma ci volle un pressing giornaliero con Paride, durato tutta l'estate (ride, n.d.r.), perché abitavano a 30 km di distanza. Fece tutta la trafila con me: due anni ai Pulcini, uno nei giovanissimi nazionali, due nella Beretti. Fu capocannoniere in tutti e quattro i gironi della Beretti… un predestinato”.

Già allora spiccava nelle doti che oggi ha perfezionato?

"Sì, lo feci subito giocare esterno, ma invertito. Riccardo è uno che punta l'uomo e lo salta, non ce ne sono tanti in Italia che lo sanno fare. Adesso che ha la fiducia dell'allenatore, può dimostrare tutto il suo valore. Ce ne sono pochi come lui: forte nell'uno contro uno, forte di testa, esplosivo, ha un bel tiro. Un giocatore da prima fascia".

Per essere considerato come dice lei, da "prima fascia", gli manca soltanto un po' di continuità realizzativa?

"Io già la vedo la continuità: un esterno che al Bologna fa 7-8 gol a stagione è tanta roba. Pensa se giocasse con una squadra di prima fascia. Perché con i felsinei, quando incontra le squadre d'alta classifica, quante occasioni potrà mai avere?".

E' giunto il momento per lui di fare il salto in una big, dunque?

"Ce lo vedrei alla grande. Al Milan, all'Inter, alla Juve, non so cosa potrebbe fare, davvero. Quando andò all'Atalanta, ancora non era maturo. Oggi sarebbe sarebbe pronto per giocare. Grazie ai tecnici che ha incontrato si è completato".

Chi è stato più importante per lui?

"Beh, io sono quello che lo ha allenato di più (ride, n.d.r.). Mihajlovic lo ha fatto crescere ad alti livelli dandogli fiducia e la giusta collocazione in campo. Thiago Motta ora lo sta valorizzando, perché si vede che punta su di lui. E così lui diventa devastante".

Vi sentite ancora? Lo sente felice al Bologna, al di là della speranza di vederlo in una big?

"Assolutamente, Bologna è stata una sua scelta, anche a fronte di richieste importanti. Ha fatto bene a rimanere lì, dove sta bene. Un aspetto fondamentale per lui, si sente amato".

Infatti si parla di rinnovo per lui.

"Leggo che se ne parla sì, non mi sorprende e si merita tutto questo, d'altronde quest'anno sta per arrivare alla doppia cifra".

Rinnovo e poi il ritorno in Nazionale?

"Me lo auguro, Mancini è attento al talento e spero che lo richiami. Anche perché in quelle poche occasioni che ha avuto ha fatto bene. Come ti dicevo, non ce ne sono tanti come lui in quel ruolo. Magari avessimo lui e Chiesa sugli esterni, un attacco da paura. Le racconto un aneddoto che spiega che tipo è".

Prego.

"Aveva 10 anni. Perdavamo di un gol e trovò il pareggio con una bella rete. Poi all'ultimo minuto ci diedero una punizione dal limite e l'allenatore avversario stava già chiedendo all'arbitro se erano previsti i rigori. L'arbitro disse: "Prima la punizione, poi due tempi supplementari ed i rigori". Guardai Riccardo e gli dissi: "Mettila dove sai, così evitiamo i supplementari" – "Ok". Detto, fatto: palla all'angolino".

Redazione

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