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Categories: Editoriale Calcio

Pioli tra suicidio e “tappetini”. La gestione (?) di Leao. Juric ha ragione, merita di più

Bisogna essere onesti. Sempre. E quindi non capiamo i “tappetini” spesi nei riguardi di Stefano Pioli. Noi siamo stati i primi a dare a Pioli quanto gli sarebbe spettato nella stagione della meravigliosa cavalcata scudetto, storia recentissima. Ma poi bisogna pensare fino a 2000 e contare fino a 3000 prima di mettersi fuori da Milanello, con microfono in mano, e travestirsi da “avvocati” di Pioli. Sai, mica è colpa sua. Sai, gli infortuni. Sai, lo scudetto è un credito troppo grande. Sai, ma sai cosa? Pioli ha perso il controllo in curva e purtroppo anche sul rettilineo, a 100 chilometri orari e anche a 20 quando basterebbe fare le cose logiche, giuste, per non correre il rischio di andar a sbattere contro il guardrail persino con l’auto praticamente ferma. Pioli memorizzi una cosa: allena il Milan, non il Vattelapesca. Possiamo concedergli l’esercizio, opinabilissimo, di schierarsi all’improvviso con la difesa a 3. Anche se, ce l’hanno raccontato gli allenatori di spessore assoluto, sperimentare una nuova linea dalla sera alla mattina sarebbe come immaginare la neve a Catania il giorno di Ferragosto. Una mezza follia, il suicidio perfetto. Il primo tempo del Milan nel derby è roba che più oscena non si potrebbe, neanche se qualcuno si impegnasse. La difesa a 3 non significa mettersi dietro senza soluzione di continuità, aspettando che ti diano due o tre schiaffoni. Pioli ha parlato di ritrovata solidità, ma quale? Ritrovata solidità significa perdere il derby per 1-0 dopo aver rischiato di prenderne tre o quattro? Impossibile. Ripetiamo: non è roba da Milan, al netto di chi fa finta di non vedere e di non capire, indossando una maglia con un microfono in mano. Pioli va aiutato con critiche costruttive, non celebrando uno scudetto che resta suo ma che fa storia e non certo… geografia. Poi c’è la vicenda Leao, con la promessa che Messias mezzala è un obbrobrio: sul portoghese non sappiamo se a incidere sia il rinnovo oppure chissà cosa. Ma la gestione è pessima: pensare di poter rinunciare alla pedina più importante del tuo organico perché l’idea è quella di cambiare modulo, ha lo stesso significato di chi si consegna – impotente – e ignora le necessità della squadra. Pioli rifarebbe le stesse scelte? Beh, non abbiamo parole. Così ha perso altre tre volte. In pratica, si rimetterebbe in mezzo all’oceano con un gommone aspettando l’onda che prima o poi arriva e travolge tutto e tutti. Non ci permettiamo di dargli consigli, ma gli dedichiamo un sincero parere: resetti, si metta lui per primo in discussione con i fatti e non con le chiacchiere, alla larga da alibi stucchevoli e per il bene del Milan.

Una riflessione la merita Ivan Juric, grande allenatore e uomo “scomodo” perché dice ciò che pensa. Fondamentalmente un enorme pregio. Juric ha tirato quattro o cinque siluri nell’ultimo periodo, roba pesante e ufficialmente nessuna risposta del club. Quindi, il problema non è nostro. Juric ha ragione da vendere quando dice che avrebbe trattenuto Lukic in presenza di Ilic. È vero che il contratto del serbo sarebbe scaduto tra un anno e mezzo e che il Fulham a dieci milioni era una tentazione troppo forte, ma è anche vero che le squadre non si smontano a gennaio. Per alcun motivo al mondo. La proprietà dice di aver speso 16 milioni per Ilic: vero, è un grande acquisto, ma è costato soltanto 6 visto che per Lukic ne sono stati incassati 10. Ma anche un enorme talento come Ilic ha bisogno di tempi tecnici di inserimento, farlo da febbraio in poi non è semplice, per un allenatore non esiste cosa peggiore che smontare e rimontare il giocattolo a stagione in corso. Lukic avrebbe potuto salutare a giugno, sappiamo che non avrebbe rinnovato ma i 10 milioni di ora al massimo sarebbero stati 8, il professore croato sarebbe stato felice. E poi, ma di cosa parliamo? Il Torino ha perso Belotti a zero, le chiacchiere attecchiscono soltanto dove impera il servilismo. Juric sta garantendo eccellenti risultati al Torino: è un allenatore bravissimo e un uomo sincero, senza peli sulla lingua o compromessi. Morale: merita di più.

Redazione

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