Eccoci qui. Viviamo nell’era delle carte bollate e dei procedimenti. E il campo finisce in secondo piano. Ormai pare una consuetudine, ma tocca dare una ripulita al calcio italiano e c’è poco da fare. Al momento tocca alla Juve ma è piuttosto certo che le rogne non si limiteranno al caso torinese. Al momento però siamo fermi lì, ai bianconeri che si dividono tra indignati – con il Palazzo – e incazzati – con la vecchia dirigenza.
Ecco, se i primi legittimamente attendono la pubblicazione delle motivazioni per capire come si sia arrivati a una sentenza così severa e che esclude “complici” (la domanda ricorrente è “ma con chi ha fatto le plusvalenze sua Signoria?”), dall’altra siamo di fronte a un inedito, con tanti tifosi della Juve che forse sono meno rumorosi, ma pretendono spiegazioni da chi ha “giocato” sulla loro pelle. E puntano il dito contro i vecchi dirigenti, ovviamente.
In mezzo alle mille sfaccettature di questo nuovo “caso italiano” è certamente un bel segnale, ovvero quello di chi pretende legittima giustizia ma è anche consapevole che c’è chi ha esagerato e lo ha fatto senza badare alle conseguenze.
Queste le parole di un “monumento” della Juve, Fabrizio Ravanelli, domenica a Pressing: “Se dovessero essere confermate tutte queste accuse, sarebbe un grande colpo per i tifosi. Questa vicenda andrebbe a macchiare i nove scudetti, gli anni vincenti e i tanti trofei della gestione Agnelli. La Juventus al di là del 2006 ha sempre dimostrato la sua trasparenza, così si macchierebbe quel Dna che ha sempre dimostrato da quando è nata questa società. Se dovessero essere confermate tutte queste accuse, sarebbe un grande colpo per i tifosi”.
Ma questi sono i giorni del mercato, lo straordinario calciomercato invernale 2023! Sapete cosa sta accadendo? Esatto, nulla. Siamo arrivati a una settimana dalla fine dell’ambaradan e francamente facciamo fatica a mettere insieme una decina di operazioni, anche solo di medio livello. Anche a livello mediatico, per una volta, nessuno ha il coraggio di sparare la cazzata ad effetto, niente “Tizio ha già iscritto i bimbi all’asilo” o “Per Caio manca solo la firma”. Dalle nostre parti, ormai, non “manca la firma”, manca proprio il denaro. E, diciamolo, per una volta l’atteggiamento delle nostre squadre denota un’incredibile, inedita, benedetta coerenza. Non ci sono soldi? Non si compra nulla.
Questione Skriniar. Ieri sera è andato tutto malissimo: l’Inter ha detto addio alle residue speranze scudetto, il giocatore è uscito prematuramente dal campo, il suo procuratore ha parlato durante la partita. Un delirio.
Ebbene, sulla faccenda ognuno ha le sue colpe. La società poteva accettare l’offerta da 50 milioni di inizio mercato estivo e puntare sull’antico piano A (Bremer + Milenkovic). I tifosi si sarebbero incazzati, ma alla lunga tutto avrebbe avuto senso. La verità è che l’Inter puntava a una cifra superiore, ma i francesi per una volta si sono fatti furbi: sono scomparsi e si sono ripresentati solo a fine mercato quando ormai era tardi per dire “sì”, ché a un giorno dalla fine del mercato un titolare non si rimpiazza.
Poi c’è il ragazzo, Skriniar, un professionista esemplare. Ecco, un anno fa probabilmente avrebbe accettato qualunque proposta, poi sono arrivati i francesi e ha capito di poter incassare una pioggia di quattrini. Ha passato la palla al club: potete vendermi subito e incassare, oppure trattenermi e perdermi a zero. Non ha forzato, perché giocare nell’Inter per lui è sempre stato un onore e – diciamolo – andare via a zero gli permette di guadagnare un mare di soldi in più, il famoso bonus alla firma che in realtà non è altro che il “prezzo del cartellino”, attualmente solo e soltanto suo.
Tocca capire cosa accadrà in questi giorni. Evitiamo le supercazzole: l’Inter a questo punto lo venderebbe volentieri, anche solo per farci una dozzina di milioni o poco più. Dall’altra parte il giocatore preferirebbe restare, dare il massimo e legittimamente puntare al suddetto bonus alla firma. Oh, non c’è niente da fare, alla fine è sempre una questione di grano.
Ecco, noi “romantici” del pallone pensavamo “magari la fascia farà la differenza…”, ma ormai certe cose contano zero ed è il caso che, quelli come noi, la smettano di credere alle favole.
Infine, complimenti al Napoli, ai suoi 50 punti, gli stessi dell’Arsenal in Premier e quelli che potenzialmente può fare il Barcellona (44 punti con 17 partite). Tre corazzate europee (il Psg si è fermato a 47), con la squadra di Spalletti a guidare anche la classifica del bel giuoco. Ecco, se le inseguitrici in Serie A hanno chiaramente commesso i loro errori, è anche vero che il solco lo ha scavato un gruppo praticamente perfetto. Su le mani chi avrebbe previsto una roba del genere. Ecco, nessuno. Forse solo De Laurentiis.
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