Ecco l’intervista in esclusiva a Sportitalia a Costanzo Celestini, ex Napoli, vincitore di Scudetto e Coppa Italia nella magica stagione del 1986-87. L’attuale tecnico del Verbano, squadra militante in Eccellenza lombarda, ha parlato del grande percorso degli uomini di Spalletti fino a questo momento, toccando tematiche relative anche al suo passato in maglia partenopea:
“Celestini, nel suo palmarès ci sono uno Scudetto e una Coppa Italia, vinti nella stagione 1986-87. Vede delle analogie tra il suo Napoli e quello di oggi, anche se la Cremonese è riuscita nell’impresa agli Ottavi?”
Date le epoche differenti un paragone è decisamente difficile. Una cosa certa è l’alchimia che si è creata tra squadra e pubblico. La gente di Napoli ti trascina. Le vittorie che ottenevamo noi portavano sempre più persone allo stadio, ovviamente grazie anche a Diego. Per noi perdere in casa era diventato impossibile, e in trasferta ci seguivano in tantissimi. Per quanto riguarda la Coppa Italia quando c’è il turnover e cambi tanti giocatori può succedere, chi non è abituato a fare 90 minuti può rendere meno di quanto in realtà ci si aspetti, poi è un caso la sconfitta vista anche la lotteria dei rigori. Credo che il Napoli sia concentrato su Champions League e campionato. Comunque io resto sempre dell’idea che la Coppa Italia sia una competizione un po’ridicola, le squadre piccole non possono ritagliarsi lo spazio che meriterebbero. Servirebbe una riforma all’inglese. Il calcio è il gioco dei poveri e dovrebbe seguire quel modello, niente Superlega o cose simili. Quando una squadra di bassa caratura affronta una big c’è sempre l’entusiasmo della gente che viene fuori.
“Estate 2022. De Laurentiis conferma Luciano Spalletti, manda via Dries Mertens, il capitano Lorenzo Insigne, il baluardo Kalidou Koulibaly e Ospina. Arrivano gli sconosciuti Kvaratskhelia e Kim dalla Dinamo Batumi e dal Fenerbahce, il talento Raspadori, l’argentino Simeone, il difensore Ostigard e l’esperto Sirigu, tra le contestazioni dei tifosi. Quanto è stato decisivo il pugno di ferro della società nel rivoluzionare la squadra per un nuovo ciclo?”
Tutti credevano che gli acquisti non fossero all’altezza. De Laurentiis si è preso un rischio e ha fatto bene. I fatti gli danno ragione, lui è un imprenditore e riteneva giusto fare un cambio generale anche per diminuire i costi ma la gente oggi apprezza quanto fatto. Ci vuole bravura nel cambiare i giocatori che forse, chi per denaro chi per motivazioni, avevano già dato tutto per il Napoli. Il trucco è stato mettere insieme un gruppo compatto con voglia e motivazioni. Quando poi il pubblico vede che in campo il giocatore fa il massimo, ti sostiene e tu ti senti ancor più forte. Il Napoli è una realtà importante e mi auguro possa mantenere questo standard. Rinforzarsi con giocatori di qualità come Ounahi credo che sia sempre un bene, ma ora la squadra ha un equilibrio e non va intaccato. A volte non bastano i grandi acquisti, la Juventus è dietro in classifica eppure ha preso giocatori importanti, poi con i problemi societari non è mai facile. Bisogna stare attenti però, come si sa non c’è nulla di scontato. Non è finita fino alla fine però, quante volte il Napoli si è candidato campione d’inverno e poi non si é cucito lo scudetto sul petto.
“Il Napoli e l’Europa. Nell’anno del vostro scudetto, l’uscita ai rigori in Coppa Uefa con il Tolosa fu la benzina decisiva per la marcia verso la vittoria finale. Questa volta gli Azzurri hanno dimostrato di poter dire la loro anche nella massima competizione europea e hanno pescato l’Eintracht, squadra campione proprio dell’Europa League. Secondo lei questo impegno potrebbe essere un eccessivo dispendio di energie fisiche, oppure il Napoli saprà gestire e far bene anche lì?”
Vincere aiuta a vincere e la rosa del Napoli è lunga a sufficienza per far bene in entrambe le competizioni. Mentalmente poi la squadra deve abituarsi a giocare ogni 3 giorni, deve trovare continuità. In quanto formazione completa ha tutte le carte in regola anche grazie al suo gioco propositivo. La nostra uscita con il Tolosa ci spinse a vincere alla fine ma bisogna dire che singolarmente i giocatori erano superiori in tutto, il vantaggio era netto. Oggi sembra più un’orchestra, anni fa avevamo delle pedine che erano in grado di decidere le partite da soli. Nelle competizioni europee del calcio moderno puoi anche permetterti di sbagliare, una volta era eliminazione diretta e basta. Il Napoli deve far tesoro del passato e non deve sottovalutare l’Eintracht perché saranno motivati a giocare contro gli Azzurri, la partita non è facile per niente.
“Nell’anno dello scudetto ’86-’87, il tecnico Ottavio Bianchi riuscì a vincere 15 partite su 30 e ne perse solo 3. Il Napoli finora ha perso solo con l’Inter in trasferta. Vede qualche analogia con Spalletti? Pensa che riuscirà a raggiungere quel dato di imbattibilità?”
Io credo che Spalletti possa eguagliare questo dato. Il campionato lo vinci se batti le “piccole-medie”, non bastano gli scontri diretti. Per l’appunto l’Inter ha sconfitto il Napoli ma poi ha pareggiato a Monza. La nostra squadra di allora era formata da giocatori che aiutavano il tecnico anche senza il bel gioco. Gente come Ferrara, Giordano, Maradona. Il Napoli di Spalletti è più gruppo, con Roma e Zenit aveva creato lo stesso collettivo che giocava bene e in Russia ha vinto anche un campionato. La sua mano si vede di più a livello tattico rispetto a quella di Bianchi. Il nostro tecnico ci fece cambiare mentalità, a volte ti bastava battere una squadra come la Juventus e vivevi di rendita per due mesi. Al suo arrivo qualsiasi partita si facesse, non importava l’avversario, non faceva in tempo a finire la sfida corrente che cominciava quella dopo. Ci ha abituati a vincere e a non mollare, senza mai accontentarsi. Senza ombra di dubbio questo aspetto accomuna lui e Spalletti. Credo che anche l’eliminazione con la Cremonese abbia comunque fatto il suo effetto.
“Abbiamo nominato l’Inter, unica squadra fino ad ora che è riuscita a strappare i 3 punti ai partenopei. Nell’anno della vostra vittoria, la stessa sfida finì con lo stesso risultato, 1-0 per i nerazzurri con il gol di Beppe Bergomi. Anche la sfida con il Milan di quell’anno finì uguale a quella corrente, 2-1, cambiava solo lo stadio, poiché avvenne al San Paolo invece che a San Siro. A segno 2 argentini : Maradona e Simeone. Crede che una delle milanesi possa essere ancora una possibile anti-Napoli?”
Senza dimenticare che dopo il Mondiale vinto dall’Argentina, il Napoli perse la prima di ritorno. Ci sono moltissime analogie con quello Scudetto. Io credo che le milanesi e la Juventus daranno fastidio fino alla fine. Anche l’anno scorso gli Azzurri potevano provare a vincere il tricolore ma credo che quest’anno non commetteranno gli stessi errori, difficilmente un giocatore cala in questo contesto. Indubbiamente le rivali che perdono punti ti spronano ad anticipare i tempi, le altre squadre iniziano ad avere problemi di testa se dietro continuano a rallentare. Oggi il Napoli ha tutto nelle sue mani ed è stato bravo a staccare le squadre, può permettersi di sbagliare come con l’Inter. Io credo che il Milan giochi meglio ma i nerazzurri hanno giocatori con cui possano lottare fino alla fine più dei rossoneri. Può fare un bel filotto di vittorie, fossi in Spalletti starei in allerta sull’Inter. Noi abbiamo sempre avuto problemi con le milanesi senza Maradona, ma quando hai Diego diventi una squadra che mentalmente si sente sempre forte.
“Cosa significa per Napoli vincere 5-1 con la rivale di sempre, la Juventus?”
Una grandissima soddisfazione, specialmente in questo modo. In passato bastava battere la Juve e vivevi di rendita tutto l’anno. In quanto rivale storica dava sempre motivazioni incredibili. Con questo margine di vantaggio è stato qualcosa di soddisfacente. A volte provi più gusto quando porti a casa anche solo un 1-0. Oggi la Juventus è una squadra “normale” da battere, quando invece vincevamo noi giocavi contro dei campioni, vincere ti dava grande gioia. Poi c’è anche la questione extracampo oggi dei bianconeri, questo è un po’ il brutto del calcio. In questo mondo ci dovrebbe essere trasparenza invece il dio denaro fa da padrone e pur di guadagnare si fanno trucchetti che comportano poi delle conseguenze. Io spero che si possa porre rimedio a questa situazione. Secondo me non è solo la Juventus colpevole e andrebbe eliminata questa macchia.
“C’è qualcuno dei giocatori attuali del Napoli in cui si rivede? Ce n’è invece uno che può incarnare uno dei trascinatori dell’anno ’86-’87? Cosa voleva dire avere Maradona nello spogliatoio e crede che ci sia qualcuno fondamentale come lui in grado di poter spingere il Napoli così verso l’alto?”
Il leader in questo momento è Spalletti. Credo che come Diego non ci sia nessuno e rimarrà unico. Ho avuto anche Ruud Kroll, giocatore che ha vinto anche delle Champions League, di un carisma unico e credo che lui si possa avvicinare a Diego sotto quell’aspetto. Ma non c’è un giocatore che lo possa incarnare. Il paragone con l’epoca che fu non è fattibile, noi giocavamo a uomo e ho dovuto marcare gente del calibro di Zico, Falcao, Müller, Platini. Lì erano duelli sempre nell’1v1 con giocatori fortissimi e il contesto era diverso. Bisognava essere forti e non era facile. La mia fortuna è stata di avere Diego e mi allenavo affrontando lui. Era un giocatore che in 1 cm ti spostava la palla. A livello visivo aveva una velocità assurda. Allenandomi con un campione del suo calibro affrontavo giocatori di altissimo livello ma che non stavano al suo passo. Anche quando prendeva tanti colpi ti faceva capire solo con lo sguardo, simbolo che noi caratterialmente eravamo molto tosti. Averlo avuto in settimana era fantastico. Rimarrà il migliore in assoluto anche per molto tempo. Diego ci ha dato coraggio e noi ci sentivamo più forti sempre, potevamo giocare con chiunque. Con lui era sempre così. Noi abbiamo sofferto nel primo campionato perché stavamo quasi più a guardarlo che a giocare, era una cosa straordinaria. Era un valore aggiunto inestimabile, la crescita del Napoli era dovuta a lui perché accentrava tutto su di sè, gioie e dolori, gli bastava scendere in campo.
Recentemente abbiamo perso Gianluca Vialli, che lei nella sua carriera ha spesso affrontato sul campo. Cosa le è rimasto di lui e cosa lascia secondo lei non solo al calcio italiano ma al mondo intero la sua storia?
Eravamo amici, un ragazzo straordinario. All’addio al calcio di Ciro (Ferrara) ci siamo incontrati l’ultima volta e abbiamo cenato assieme. L’ho affrontato tante volte quando era alla Sampdoria. Era umile, ma in campo era un grande trascinatore. Credo che quando la malattia lo ha colpito lui ha fatto passare il messaggio a tante persone di non mollare mai e che la vita va vissuta nel modo migliore in quanto bene prezioso. Bisogna sempre dare valore alle cose importanti. Credo che nelle lacrime di Gianluca a Wembley ci sia stato un ritorno indietro nel passato, uno sguardo su tutto quello che ha fatto e realizzato. L’abbraccio con suo fratello Mancini mi ha emozionato moltissimo, era come se Gianluca stesse dando l’ultima stretta alla persona con cui aveva condiviso tutto, e che presto non avrebbe più rivisto.