Ieri sera nella cornice del King Fahd International Stadium di Riad, in Arabia Saudita, è andata in scena la Supercoppa Italiana tra Milan e Inter. La gara si è conclusa 0-3 in favore della squadra di Inzaghi su quella di Pioli, con le reti di Dimarco, Dzeko e Lautaro Martinez. Una vittoria con la quale l’Inter si è aggiudicata la sua 7^ Supercoppa, la seconda consecutiva. Una gara che ha evidenziato gli opposti momenti di forma delle due formazioni milanesi.
L’Inter bissa il successo dello scorso anno, quando batté la Juventus 2-1 allo scadere di tempi supplementari. Decisamente meno combattuta è stata la vittoria di ieri. Il perentorio 3-0 rifilato ai concittadini ha mostrato un’Inter concentrata e determinata a raddrizzare una stagione finora avara di soddisfazioni in campionato. Gli uomini di Simone Inzaghi hanno cominciato la gara con il piede sull’acceleratore, riuscendo subito a capitalizzare come accaduto di recente. I successivi 70 minuti di gioco hanno mostrato il cinismo e la solidità difensiva ritrovata grazie anche ad un Acerbi in grande spolvero.
Il successo dà forza e sicurezza all’Inter, che ora guarda anche con occhi diversi alla seconda parte di stagione. Nonostante i 10 punti di ritardo dal Napoli, l’Inter può guardare ad una eventuale rimonta con una consapevolezza diversa. Ci sarà certamente da riproporre la compattezza difensiva della Supercoppa e della gare al Meazza, anche in trasferta dove i nerazzurri fino a qualche giorno fa erano la peggior difesa della Serie A.
L’altra faccia della medaglia milanesi è quella triste del Milan. I Campioni d’Italia escono dalla gara di Riad con le ossa rotte. La squadra di Stefano Pioli arrivava alla finale da una settimana molto complicata cominciata col KO in Coppa Italia, passata per il pareggio di Lecce e conclusa con la sconfitta nel derby che valeva il primo trofeo stagionale. Ma i risultati sono conseguenza di un livello di prestazioni basso, troppo basso per chi come i rossoneri ha costruito i propri successi sul collettivo. Al di là degli errori individuali in difesa (Tomori sempre più deludente), la squadra è parsa sfilacciata e, a tratti, senza idee. Tanti individualismi e poca organizzazione. Il gioco a memoria, le connessioni che avevano caratterizzato le scorse stagioni sembrano smarriti. Persino Rafael Leão che aveva concluso il 2022 con le ottime prestazioni Mondiali e cominciato il 2023 con le magie di Salerno sembra essersi smarrito, vittima di un individualismo inefficace.
Ora la stagione del Milan è nelle mani del suo allenatore. Pioli dovrà lavorare su due temi principali: la testa, dunque il morale dei suoi calciatori, e l’integrazione dei nuovi. Il tecnico di Parma è l’allenatore in Serie A che ha utilizzato meno gli arrivi del mercato estivo. Anche perché in questo momento, l’apporto e l’idea che Pioli possa lavorare su alcuni dei nuovi per aggiustare i problemi tattici del suo Milan. Una soluzione, soprattutto per mascherare i problemi difensivi, potrebbe essere rinforzare il centrocampo con l’inserimento stabile di Vranckx nel ruolo di trequartista che fu di Franck Kessié. Ma la vera spina nel fianco è l’utilizzo di Charles De Ketelaere, finora deludente e poco inserito nel tessuto Milan. La sfida sarà riuscire ad inserire finalmente il belga per trovare una nuova scintilla offensiva.
Soluzioni tattiche che, invece, ha trovato Simone Inzaghi riemergendo da una situazione difficile. Cinque KO nelle prime 13 giornate e la grande qualificazione ai danni del Barcellona, poi la ripresa, la risalita in campionato e ora l’aggancio alla Juventus. La Supercoppa chiude un periodo certamente positivo, ma soprattutto mette in bacheca il terzo trofeo della gestione Inzaghi. Sulla gestione dell’ex tecnico della Lazio pesa il mancato Scudetto della passata stagione, ma considerando il contesto societario in cui opera l’allenatore piacentino si tratta di risultati straordinari che rafforzano il clima di fiducia costruito col rinnovo estivo.
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